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18 gennaio 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – I dati di novembre sul commercio estero hanno evidenziato un calo dell’export (-0,4% m/m) e in maggior misura dell’import (-2,2% m/m), dopo la crescita evidenziata il mese precedente. La flessione in entrambi i casi è imputabile soprattutto ai mercati UE.
Da notare però la crescita delle esportazioni di beni strumentali (+2,3% m/m).
Su base annua, entrambi i flussi rallentano (l’export da 9,7% a 1% e l’import da 14,2% a 3,4%). Spicca l’aumento delle vendite verso gli USA (+15,8% a/a), specie di mezzi di trasporto, e il crollo verso Turchia, Svizzera e Paesi Mercosur (-24,9%, -20,2% e -18,5% a/a rispettivamente).
I contributi maggiori all’aumento dell’export a livello settoriale vengono dalle vendite di prodotti farmaceutici, in particolare verso la Francia, e di prodotti dell’elettronica, specie verso la Spagna. In netto calo anche le vendite di auto (-16,2%), ma risalta il -62% nei primi 11 mesi dell’anno di vendite di auto verso la Cina.

STATI UNITI – L’indice della Philadelphia Fed a gennaio sorprende verso l’alto, con un rimbalzo a 17 (da 9,1 di dicembre).
Lo spaccato dell’indagine è positivo: ordini a 21,3 (da 13,3), consegne a 11,4 (da 12,4), tempi di consegna a 13,4 da 5,5; gli occupati calano a 9,6 (da 19,1), unica correzione di rilievo negli indicatori di attività. Gli indici di prezzo, sia pagati sia ricevuti, sono in modesta flessione.
Tutti gli indici a 6 mesi sono poco variati e confermano livelli elevati degli ultimi trimestri. Le uniche correzioni si registrano per gli indici di prezzo, che si riportano su valori più moderati dopo molti mesi su livelli storicamente alti.
Le domande speciali del mese riguardano le condizioni di domanda e i piani di produzione del trimestre scorso e del 1° trimestre del 2019. La maggior parte delle imprese riporta un aumento della domanda e più del 65% prevede produzione in rialzo nel trimestre corrente, con la necessità di aumentare anche l’occupazione. Nel complesso l’indagine riduce i timori di un rallentamento eccessivo a inizio anno.

 

COMMENTI:

ITALIA – Il Governo ha approvato l’atteso decreto su reddito di cittadinanza e “quota 100” sulle pensioni. In sintesi, si confermano le criticità legate ai centri per l’impiego e all’efficacia del programma di reinserimento nel mondo del lavoro. D’altro canto, è positivo che il decreto preveda delle clausole salva-spesa per entrambe le misure, con un monitoraggio Inps sulle domande di pensionamento accolte (bimestrale per il 2019 e trimestrale per gli anni successivi), come pure la possibilità di tagli compensativi al budget del Ministero del Lavoro in caso di sforamenti rispetto agli stanziamenti previsti.
Reddito di cittadinanza: costerà 7 miliardi nel 2019 (5,95 miliardi al netto dell’abrogazione del Reddito di inclusione).
Il sussidio ha una durata massima di 18 mesi (prorogabile di ulteriori 18) e si compone di due voci: un’integrazione al reddito fino a 500 euro mensili per un single (che arrivano fino a 1.050 euro per nuclei con 3 adulti e 2 minorenni) e ulteriori 280 euro di contributo per l’affitto. La platea di beneficiari è confermata pari a 1,4 milioni di famiglie. Le prime erogazioni sono previste per il mese di aprile.
I requisiti prevedono il possesso di un ISEE inferiore a 9.360 euro, un valore del patrimonio immobiliare sotto i 30.000 euro, un valore del patrimonio mobiliare non superiore a 6.000 euro (soglia accresciuta in base al numero di figli e a componenti del nucleo familiare con disabilità), la residenza in Italia da almeno 10 anni (di cui gli ultimi due in modo continuativo); altre disposizioni riguardano la non disponibilità di autoveicoli, motoveicoli, navi e imbarcazioni da diporto.
Il requisito per la pensione di cittadinanza è stato aumentato nel testo finale del decreto a 67 anni d’età, dai 65 originariamente previsti.
La somma destinata al potenziamento dei centri per l’impiego, quantificata originariamente in 1 miliardo, si riduce a 473 milioni per l’anno in corso. Per potenziare il personale si punta all’ingresso di 6 mila “navigator assunti da Anpal servizi (costo di 200 milioni per il 2019).
Quota 100” – Pensioni: Il costo previsto è di quasi 4 miliardi per il 2019 (rispetto ai 6,7 miliardi ipotizzati originariamente), ma il costo per gli anni successivi è salito a 8,3 miliardi nel 2020 e 8,6 miliardi nel 2021. Le disposizioni del decreto prevedono che, in via sperimentale dal 2019 al 2021, si possa andare in pensione con 62 anni e 38 anni di anzianità contributiva. La decorrenza della pensione scatta con una finestra mobile di tre mesi: per i privati la prima finestra sarà nel mese di aprile, per i dipendenti pubblici è stata posticipata al 1° agosto (la domanda dovrà essere presentata con un preavviso di 6 mesi alla P.A. di appartenenza). Confermate la proroga di un anno dell’Ape sociale, l’estensione di “Opzione donna” e il requisito a 41 anni per i “precoci”. Le uscite stimate sono circa 330 mila uscite di cui 130 mila nel pubblico impiego.

REGNO UNITO – Sul fronte Brexit, ci sono molti ostacoli a uno scenario di ampia estensione del periodo negoziale (cioè oltre la convocazione del Parlamento Europeo), e inoltre ciò è possibile soltanto a fronte di sviluppi politici significativi.
Ieri è emerso che il Governo intende far discutere al Parlamento il suo piano B soltanto il 29 gennaio, e che non intende affatto escludere l’ipotesi di no-deal Brexit, malgrado le rassicurazioni di Hammond agli industriali. Nel frattempo, i laburisti non puntano su un referendum, ma sulla proposta di una permanenza sine die nell’unione doganale UE.

Negli USA, secondo il WSJ, l’amministrazione starebbe considerando di cancellare i rialzi dei dazi sulle importazioni cinesi per dare un segnale positivo in questa fase di incertezza. Tuttavia, il rappresentante del commercio internazionale Lighthizer sarebbe in disaccordo con questa opzione.

 

Giornata di scarso movimento per il dollaro, quella di ieri, anche per la rarefazione del calendario dei dati. Nei prossimi mesi la lettura della situazione economica sarà molto complicata, sia per il ritardo nella pubblicazione dei dati, sia per gli effetti transitori della chiusura degli uffici federali.

EUR/USD è rimasto appena sotto 1,14, Né ieri né oggi c’erano spunti significativi nell’agenda economica, se non la certificazione di un calo temporaneo del rischio Italia, malgrado il flusso negativo di dati economici.

Negli ultimi giorni la sterlina ha tratto beneficio dalla ampia bocciatura dell’accordo con l’UE, interpretata come un segnale che la Brexit dovrà essere rinviata.

USD/JPY ha segnato il terzo giorno di ripresa, favorito dal miglioramento dei mercati azionari e dal calo della volatilità. Gli scambi si sono spostati ora sopra 109.

Per ragioni analoghe, anche EUR/CHF sta risalendo dal 15 gennaio, e ora scambia sopra 1,1325. Nel complesso, la situazione appare piuttosto statica, tanto che la variazione settimanale è di appena +0,1%.

 

MARKET MOVERs:

STATI UNITI – L produzione industriale a dicembre è prevista in rialzo. Il manifatturiero dovrebbe vedere un aumento solido, vicino a 0,4% m/m, alla luce dei dati dell’employment report sulle ore lavorate e sugli occupati nel settore. L’estrattivo dovrebbe essere poco variato, mentre le utility dovrebbero registrare una correzione legata al clima mite.
La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a gennaio (preliminare) dovrebbe invece correggere da 98,3 di dicembre a 95, sulla scia della chiusura degli uffici federali, dell’incertezza politica e della volatilità del mercato azionario.
L’agenda prevede inoltre discorsi di due esponenti Fed (Williams e Harker), ma le aspettative sui tassi per i prossimi mesi sembrano ormai solidamente posizionate su uno scenario di stabilità.

Nell’Eurozona nessun dato o evento rilevante quest’oggi.