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17 Maggio 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA
– L’inflazione di aprile è stata confermata all’1,1% a/a sul NIC (in salita di un decimo rispetto a marzo), ed è stata rivista al ribasso di un decimo sull’indice armonizzato, sempre all’1,1% (stabile rispetto al mese precedente). I prezzi su base congiunturale sono saliti di due decimi sull’indice domestico e di mezzo punto sull’IPCA.
L’inflazione di fondo è aumentata da 0,4% a 0,6%. I rincari nel mese appaiono in ogni caso dovuti a fattori stagionali e di calendario, visto che la prossimità della Pasqua con la festa della Liberazione ha favorito una crescita congiunturale marcata in particolare nei servizi ricettivi e di ristorazione e nei trasporti, cui si sono sommati gli aumenti dei carburanti.
Pensiamo che l’inflazione possa tornare a calare nei prossimi mesi toccando un minimo attorno a 0,6% nei mesi estivi, per poi risalire sopra l’1% nella parte finale dell’anno.
– A marzo si è registrato un moderato aumento sia per le esportazioni (+0,3% m/m, trainate dai Paesi Ue) che per le importazioni (+0,9% m/m).
Entrambi i flussi sono poco variati su base annua (in rallentamento rispetto al mese precedente). Sempre su base tendenziale, si nota il deciso aumento dei farmaceutici (+17,2%), a fronte del netto calo dei mezzi di trasporto (-15,4%); in flessione, tra gli altri, anche i macchinari (-1,7%) e gli autoveicoli (-5,4%). Tra i Paesi, gli incrementi a due cifre riguardano Regno Unito (+23%, su farmaceutici, abbigliamento e mezzi di trasporto, per via dell’incertezza legata a Brexit) e Svizzera (+17,3%), mentre in deciso calo risultano Stati Uniti (-11,1%) e Turchia (-15%).
Nel 1° trimestre, si è avuta una crescita moderata delle esportazioni (+0,5%), a fronte di una riduzione delle importazioni (-3,4%), il che conferma come gli scambi con l’estero abbiano dato un contributo positivo al PIL anche a inizio 2019, come già accaduto nella seconda metà del 2018.

STATI UNITI
– I nuovi sussidi di disoccupazione calano a 212 mila nella settimana conclusa l’11 maggio, da 228 mila della settimana precedente, e danno sostegno all’ipotesi che il modesto rialzo nel mese di aprile sia stato un fenomeno transitorio legato alla data della Pasqua. Tutti gli indicatori restano coerenti con un mercato del lavoro in fase di eccesso di domanda.
– I nuovi cantieri residenziali ad aprile aumentano a 1,235 mln di unità ann. (da 1,168 mln di marzo), con incrementi solidi sia per le unità unifamiliari (+6,2% m/m), sia per quelle multifamiliari (4,7% m/m). L’attività nel settore edilizio residenziale è stato volatile a inizio anno, ma mostra un trend sottostante moderatamente positivo dopo un anno di contrazioni persistenti.
Le licenze salgono a 1,296 mln ad aprile, poco variate rispetto ai livelli di marzo e febbraio. Le unità completate sono in aumento rispetto alla media del 1° trimestre e puntano a una ripresa del contributo degli investimenti residenziali alla crescita del PIL del 2° trimestre.
– L’indice della Philadelphia Fed a maggio aumenta più delle attese, salendo a 16,6 (da 8,5 di aprile) e riportandosi sui livelli di gennaio.
Lo spaccato dell’indagine è positivo: ordini ben al di sopra della media dei due mesi precedenti, con consegne a 27,6 e occupati a 18,2.
Gli indici a 6 mesi sono stabili su livelli elevati e non danno segnali di peggioramento delle prospettive dell’attività delle imprese.
Gli indici dei prezzi proseguono sul trend verso il basso, ma è rilevante notare che i prezzi ricevuti attesi fra 6 mesi rimbalzano. Le domande speciali del mese riguardano l’inflazione.
Le imprese prevedono aumenti dei prezzi di vendita nel prossimo anno pari a 2,8%, circa in linea con la previsione di 2,9% formulata tre mesi fa, mentre si aspettano un’inflazione al 2,5% (da 2,3% atteso tre mesi fa) a livello nazionale e aumenti salariali pari a 3% (come previsto a febbraio). L’inflazione prevista per il prossimo decennio è stabile a 2,5%.
Le informazioni della Philadelphia Fed sono incoraggianti su entrambi i fronti della crescita e dell’inflazione. L’indagine punta a una ripresa della crescita nel manifatturiero, a fronte di una stabilizzazione attesa dell’inflazione.

 

COMMENTI:

ITALIA – Il governatore della Banca d’Italia Visco, membro del consiglio direttivo BCE, ha valutato i rischi per lo scenario europeo di crescita come distorti al ribasso, a causa di un rallentamento della Cina maggiore delle attese, delle tensioni commerciali e, infine, della possibilità di un’uscita del Regno Unito dall’UE senza accordo.
Riguardo all’Italia, il rallentamento sperimentato nel 2018 è attribuito alle ricadute del rallentamento tedesco, ma anche a una maggiore cautela delle imprese di fronte all’aumentare delle incertezze economiche e politiche.
Perché l’economia ritorni su un sentiero di crescita sostenibile, “l’Italia deve affrontare i due maggiori problemi strutturali: la stagnazione della produttività osservata fin dagli anni ’90, e l’alto livello del debito pubblico”.
Secondo Visco, serve una strategia di crescita che sostenga l’innovazione, migliori la qualità del capitale umano e crei un ambiente più favorevole al fare impresa.
Poiché stanno emergendo segnali di trasmissione del maggior premio per il rischio-paese all’economia, “non è più rinviabile una strategia credibile per ridurre nel medio termine il carico dell’elevato debito pubblico dell’Italia”.

ITALIA – In occasione dell’Eurogruppo di ieri, il ministro dell’economia Tria ha sostenuto che l’indirizzo della politica economica resta quello indicato nel DEF: il Parlamento ha sì approvato una risoluzione che chiede di non aumentare l’IVA, ma senza modificare gli obiettivi di finanza pubblica che il governo deve perseguire.
Il presidente dell’Eurogruppo, Mario Centeno, ha ricordato che l’Italia si è assunta degli impegni, alla fine dello scorso anno, e che l’Eurogruppo si attende di vedere i risultati.
Il commissario Moscovici ha precisato che il compromesso del novembre 2018 era basato sull’ipotesi cruciale che il debito avesse raggiunto il picco, ipotesi che ora è smentita dalle nuove proiezioni della Commissione e dallo stesso programma di stabilità.
Infine, l’Austria continua a mantenere una posizione aggressiva contro l’allentamento della politica fiscale italiana, con il ministro delle finanze Löger che si aspetta “una posizione ferma da parte della Commissione Europea” quando il 5 giugno presenterà le raccomandazioni per ogni paese.

STATI UNITI – A metà febbraio il Commerce Department ha consegnato al presidente Trump il rapporto sul settore auto, concludendo che le importazioni di auto e componenti rappresentano una minaccia per la sicurezza nazionale e offrendo strumenti alternativi per fronteggiare i rischi, con l’analisi di dazi, quote e applicazioni di misure restrittive su diversi aggregati e diversi gruppi di paesi.
Il presidente ha tempo fino al 18 maggio per annunciare eventuali interventi, da individuare fra le opzioni delineate nel rapporto.
Tuttavia, l’amministrazione ha scelto di non pronunciarsi e di rinviare di sei mesi la propria decisione in merito al settore auto. I motivi per questa decisione sono piuttosto evidenti, e non vanno interpretati, a nostro avviso, come una riduzione dei rischi di guerra commerciale, bensì semplicemente come una dilazione dell’aumento di incertezza collegato al capitolo auto.
Da inizio 2018, la promessa di Trump di concentrarsi sul commercio internazionale con una strategia di trattative bilaterali e di ampio utilizzo dell’arma dei dazi è stata mantenuta e non verrà tradita per tutto il resto del mandato presidenziale.
La decisione di rinviare la questione auto non riduce di per sé la probabilità di eventuali futuri interventi dato che, a nostro avviso, è spiegata più che altro dal fatto che al momento ci sono troppi fronti di conflitto aperto per la politica commerciale americana per poterne aggiungere un altro della portata di quello delle auto. L’amministrazione prevedeva di chiudere entro maggio le trattative con la Cina, ma un accordo USA-Cina è ora incerto nei contenuti e nei tempi.
Nel frattempo, sono in corso i negoziati con l’Unione Europea e con il Giappone e l’apertura del confronto sulle auto (rinviato di sei mesi) avrebbe potuto avere effetti negativi per le trattative iniziate da poco.

 

Il dollaro si è rafforzato come cambio effettivo, spingendosi al rialzo più o meno su tutti i fronti.
Il biglietto verde ha beneficiato di dati buoni (cantieri, Philadelphia Fed e anche sussidi di disoccupazione). Riteniamo che i dati dei prossimi mesi obbligheranno il mercato a rimuovere le ipotesi di taglio dei tassi dal 2019.

Sul fronte euro, i dati sono stati di importanza secondaria, mentre la situazione italiana, per quanto tesa, è restata entro ambiti che non possono avere grandi ripercussioni valutarie. Siamo più convinti della tesi che gli sviluppi sul fronte commerciale siano negativi per la moneta unica e che implichino una minore probabilità di rimbalzo nei prossimi mesi.

Resta alta la tensione sulla sterlina: il mercato è obbligato a prezzare di nuovo una certa probabilità di no-deal exit, dato il probabilissimo collasso dei negoziati con i laburisti, i sondaggi devastanti per il partito conservatore e la probabile nuova sconfitta del governo sul Withdrawal Act in giugno.

Volatilità media calcolata sugli ultimi tre mesi ancora sui minimi, ma su base giornaliera, le escursioni sono aumentate in particolare su BRL (real brasiliano) e AUD (dollaro australiano). Calano invece sulle nordiche (oggetto di tensioni la scorsa settimana) sullo JPY e sulla TRY (lira turca)

 

MARKET MOVERs:

EURO ZONA – L’inflazione dovrebbe essere confermata in aumento di tre decimi all’1,7% ad aprile. La dinamica sottostante è salita all’1,3% (da un precedente 1,0%) sulla misura preferita dalla BCE.
Il rialzo dell’inflazione è in larga misura dovuto al rialzo in Germania dei prezzi di abbigliamento e servizi ricreativi, che sembra legato alla Pasqua, normalmente associata a forti variazioni stagionali.
A maggio l’inflazione nell’eurozona è attesa retrocedere di due decimi sulla misura headline e di un decimo sulla misura core.

STATI UNITI – La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a maggio (preliminare) è attesa in marginale calo da 97,2 di aprile, per via delle rinnovate tensioni sul commercio internazionale.
Il focus sarà sull’andamento delle aspettative di inflazione in questa fase di dinamica dei prezzi debole e di trend modestamente verso il basso delle aspettative sull’orizzonte a 5-10 anni.