Seguci su twitter

Categorie

17 gennaio 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – A novembre, sia il fatturato che gli ordini industriali sono risultati poco variati su base congiunturale (+0,1% e -0,2% m/m rispettivamente), ma hanno fatto segnare un deciso rallentamento su base annua (fatturato da 2% a 0,6% a/a, ordinativi da 1,8% a -2%).
La tendenza negativa è dovuta al mercato interno: al netto dell’energia, anche il fatturato sarebbe in territorio negativo, sia sul mese che sull’anno (-0,2% m/m, -0,3% a/a); a salvarsi è il gruppo dei beni strumentali con +1,9% m/m e +0,1% a/a.
Altro settore però a mostrare un incremento tendenziale sia del fatturato che degli ordini è quello tessile, mentre si nota il netto calo dei farmaceutici e dei mezzi di trasporto (in entrambi i casi la flessione degli ordinativi è a due cifre).

ITALIA – La seconda stima ha confermato l’inflazione in calo a 1,1% a/a (1,2% secondo l’indice armonizzato), da 1,6% di novembre. Nel mese i prezzi al consumo sono risultati in calo di un decimo su entrambi gli indici.
C’è stata una lieve rilettura al ribasso (di un decimo) di alimentari, bevande alcoliche/tabacco e comunicazioni, ma non sufficiente a spostare l’indice generale. Le maggiori pressioni al ribasso nel mese sono venute dai carburanti.
Anche l’inflazione core è stata confermata in calo, per quanto marginale (a 0,6% da 0,7%).
In prospettiva, sembra iniziato un trend al ribasso che potrebbe caratterizzare buona parte del 2019.

STATI UNITI – Il Beige Book riporta ancora una volta crescita fra “modesta e moderata” nella maggior parte dei distretti.  In assenza di molti dati per via dello “shutdown”, il rapporto offre utili informazioni sull’evoluzione congiunturale da metà dicembre in poi.
Nel complesso, il quadro del Beige Book conferma lo scenario di crescita in rallentamento, ma anche di rischi di ulteriore indebolimento causato da un insieme di fattori che si possono rafforzare a vicenda.
In particolare, la chiusura degli uffici federali, può diventare il catalizzatore per una perdita di abbrivio per l’economia americana nel 1° trimestre, mentre si avvicina la scadenza dei negoziati USA-Cina e della questione del limite del debito.
Le vendite al dettaglio al netto delle auto sono state in rialzo modesto, mentre le vendite di auto sono rimaste stabili.
Il manifatturiero è ancora in espansione, ma a ritmi più contenuti rispetto al periodo precedente, soprattutto nei settori auto ed energetico.
Nel settore immobiliare residenziale, le vendite di case esistenti e le nuove costruzioni sono pressoché invariate.
Nell’estrattivo, la dinamica dell’attività è in rallentamento e ci sono aspettative di contrazione degli investimenti per via del calo dei prezzi del petrolio.
Le imprese sono meno ottimiste sulle prospettive per un insieme di fattori preoccupanti: volatilità dei mercati, rialzi dei tassi, calo dei prezzi energetici, incertezza elevata su commercio estero e sviluppi politici.
Per il mercato del lavoro i segnali restano positivi, con crescita dell’occupazione limitata dalla scarsità di manodopera e aumenti generalizzati dei salari, in genere a ritmi moderati.
Infine, gli aumenti dei prezzi restano “fra modesti e moderati”, con indicazioni di difficoltà a trasferire sui prezzi di vendita gli aumenti dei costi.

STATI UNITI – I prezzi all’import a dicembre calano di -1% m/m, dopo -1,9% m/m (rivisto da -1,6% m/m).
Al netto del petrolio, i prezzi sono in aumento di 0,3% m/m, dopo un risultato stabile a novembre.

STATI UNITI – Per la chiusura degli uffici federali non verranno pubblicati i dati dei nuovi cantieri residenziali e delle licenze edilizie di dicembre.

 

COMMENTI:

BCE – Si è alzato un coro di voci per placare i timori che possa verificarsi una recessione nella zona euro in un futuro breve.
Dopo l’intervento di Draghi al Parlamento europeo di martedì, ieri Nowotny e Mersch hanno dichiarato che il rallentamento in atto non porterà ad una recessione.
Si tratta di un ritmo di crescita più debole delle attese, ma nel complesso i dati sono ancora coerenti con uno scenario di graduale ritorno dell’inflazione al target.
Anzi, secondo Nowotny la dinamica inflazionistica nel 2018 era già compatibile con il target BCE.

REGNO UNITO – Il Parlamento ha respinto la mozione di sfiducia contro il governo per 325 voti a 306, come atteso. Ora si attende che il governo presenti un nuovo piano d’azione.
Sta prendendo piede la prospettiva di una estensione dei negoziati, dopo che anche il leader laburista Corbyn ha detto durante le dichiarazioni di voto di ieri di essere disponibile al dialogo purché si eviti in ogni modo una “no-deal exit”.
Tuttavia, il mercato sottovaluta i problemi di un’estensione non puramente tecnica, cioè fino all’insediamento del Parlamento Europeo (inizio luglio), che avrebbe senso affrontare soltanto se nel Regno Unito si formasse finalmente un consenso intorno a una proposta ragionevole in ottica negoziale.

 

Altra giornata di volatilità nella norma con poche sorprese o dati di rilievo, mentre prosegue lo shutdown negli Stati Uniti senza che ancora ci sia una soluzione in vista.
L’indice del dollaro si è marginalmente rafforzato ancora (+1,1% su base settimanale), con USD che sta proseguendo fluidamente la risalita.

Contro euro, il biglietto verde è tornato a scambiare sotto 1,1400, complice il timore di un rallentamento significativo dell’economia dei principali paesi dell’eurozona, nonostante diversi esponenti della BCE (Draghi, Nowotny, Mersch) si siano premurati di precisare che non c’è un rischio recessione.

La sterlina è rimasta stabile contro dollaro attorno a 1,2860 mentre contro euro ha registrato un lieve apprezzamento (+0,3%) e scambia ora a 0,8840.

Lo yen naviga sempre attorno a 108,80 (-0,3% contro USD).

 

MARKET MOVERs:

AREA EURO – La seconda stima dovrebbe confermare l’inflazione in calo: la misura core (preferita dalla BCE) dovrebbe altresì essere confermata stabile rispetto a novembre.
Sul mese i prezzi al consumo dovrebbero essere fermi, dopo il calo di novembre: la frenata di dicembre non dovrebbe però aver modificato la media annua 2018 all’1,7%, da 1,5% del 2017.
Il sentiero dell’inflazione rimane quindi incerto e legato all’andamento del prezzo del greggio.

Negli USA, l’indice della Philadelphia Fed a gennaio potrebbe segnare un modesto aumento.