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17 Aprile 2019 – nota economica giornaliera

CINA – Il PIL è salito dell’1,4% t/t nel 1° trimestre dell’anno (solo in lieve rallentamento rispetto all’1,5% a/a nel 4° trimestre del 2018), lasciando invariata crescita tendenziale a 6,4% a/a rispetto al trimestre precedente. L’accelerazione del settore industriale (da 5,8% nel 4° trimestre a 6,1% a/a) ha compensato il rallentamento del settore agricolo a 2,7% a/a (da 3,5% nel 4° trimestre) e del settore dei servizi a 7% a/a (da 7,4% a/a nel 4° trimestre).
La stabilizzazione della crescita sembra essere spiegata da un miglioramento dei dati mensili in marzo, che ha riguardato sia le imprese sia i consumatori, anche se i dati potrebbero ancora risentire degli effetti di calendario legati alla diversa cadenza del capodanno cinese. I rischi sulla crescita restano al ribasso ma lo stimolo monetario e fiscale dovrebbe concretizzarsi in un miglioramento dell’attività economica dalla seconda metà dell’anno.
In marzo la produzione industriale è balzata dell’8,5% a/a rispetto a un aumento del 5,7% a/a registrato in dicembre (ricordiamo che non sono disponibili le variazioni tendenziali dei primi due mesi dell’anno). Il rimbalzo è stato diffuso a tutti i tipi di industria e in particolare a quella privata dove il tasso di crescita è quasi raddoppiato (da 7,8% a/a in dicembre a 14,2% a/a in marzo). L’aumento mensile è stato dell’1,0% m/m, il più elevato dall’agosto del 2013, rispetto a variazioni medie che oscillano tra 0,45 e 0,50 negli ultimi due anni. Il dato appare quindi anomalo e potrebbe aver risentito di altri fattori ed essere stato positivamente influenzato dalla ricostituzione delle scorte.
La dinamica tendenziale degli investimenti fissi nominali è lievemente accelerata a 6,3% a/a nel primo trimestre (da 6,1% nel 2018), grazie alla tenuta degli investimenti del settore immobiliare (11,8% cum. a/a) e all’accelerazione di quelli delle imprese statali, mentre gli investimenti delle imprese private sono rallentati.
Le vendite al dettaglio nominali sono accelerate, salendo dell’8,7% a/a in marzo (rispetto all’8,2% a/a di dicembre) ma in termini cumulati la dinamica resta in rallentamento rispetto a fine 2018 (8,3% cum. a/a in marzo vs 9% in dicembre), ancora trainata al ribasso dal calo delle vendite di automobili.

STATI UNITI – La produzione industriale a marzo delude le aspettative, segnando un calo di -0,1% m/m, ma il dato di febbraio è rivisto verso l’alto a +0,1% m/m. L’output nel manifatturiero è invariato, con un ampio freno dal comparto auto (-2,5% m/m); al netto delle auto la produzione aumenta di 0,2% m/m, con variazioni solide sia per i macchinari sia per l’elettronica.
Nelle utility si registra un incremento di 0,2% m/m, mentre l’estrattivo corregge di -0,8% m/m, con il terzo dato consecutivo nullo o negativo. I segnali dal manifatturiero sono misti e mostrano una frenata dell’attività nel 1° trimestre.

 

COMMENTI:

ITALIA – Le audizioni di Banca d’Italia, Ufficio Parlamentare di Bilancio e Istat sul DEF presso le Commissioni Bilancio di Camera e Senato hanno confermato le criticità del quadro prospettico di finanza pubblica. I tre istituti concordano sui segnali di recupero dell’attività industriale a inizio anno, che suggeriscono una possibile risalita congiunturale del PIL nel 1° trimestre e riducono i rischi al ribasso sulla stima di crescita programmatica per il 2019 (+0,2%), ma riconoscono che permangono diversi elementi di incertezza sul ciclo nel medio termine.
• Secondo il Capo del Dipartimento Economia e statistica della Banca d’Italia Eugenio Gaiotti, le prospettive macroeconomiche alla base del DEF risultano nel complesso realistiche. Tuttavia, senza gli aumenti automatici dell’IVA previsti a legislazione vigente, il disavanzo si collocherebbe meccanicamente al 3,4% del prodotto nel 2020, al 3,3% nel 2021 e al 3% nel 2022 (a nostro avviso, si tratta di stime ottimistiche, in quanto le conseguenti tensioni sui mercati finanziari ridurrebbero il sentiero di crescita del PIL e farebbero salire il costo del debito, con effetti retroattivi avversi sulla traiettoria di deficit e debito).
La banca centrale sottolinea inoltre nel documento che alla copertura delle clausole si aggiunge la necessità di rifinanziamento delle politiche invariate per lo 0,3% del PIL (per missioni di pace, oneri per il pubblico impiego e spesa per investimenti) e che il target, confermato nel DEF, sugli incassi da privatizzazioni (1% del PIL) è ben superiore ai risultati conseguiti negli ultimi anni (0,1% in media nell’ultimo quinquennio). Secondo Gaiotti, il percorso di riduzione del debito atteso per il prossimo triennio è a rischio nel caso in cui l’andamento di crescita, costo del debito, avanzo primario e privatizzazioni fosse anche di poco meno favorevole di quanto atteso dal governo.
Infine, Banca d’Italia condivide le stime governative sull’impatto del Reddito di Cittadinanza sul PIL (+0,2%), mentre evidenzia che gli effetti sull’occupazione (+0,4%) presuppongono un sostanziale miglioramento di efficacia dei centri per l’impiego.
• Il Presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio Giuseppe Pisauro ha illustrato le ragioni che hanno condotto a un esito positivo il processo di validazione del quadro programmatico 2019-2022 (precedentemente era stato validato il quadro macroeconomico tendenziale), che risulta non lontano dalle valutazioni del panel di previsori preso in esame dall’UPB.
Pisauro ha evidenziato che il disavanzo a politiche invariate escludendo l’aumento dell’IVA salirebbe al 3,4% del PIL nel 2020, al 3,6% nel 2021 e al 3,8% nel 2022; in questo scenario, ed escludendo anche i proventi attesi dalle privatizzazioni (di difficile realizzazione), il debito pubblico in rapporto al PIL continuerebbe a salire anche dopo il 2019, per arrivare sopra il 135% nel 2022 (anche in questo caso, le stime sono a nostro avviso ottimistiche).
Secondo l’UPB, per ottenere la discesa progressiva del disavanzo programmata nel DEF occorrerebbero risorse complessive per circa 25 miliardi nel 2020, 36 miliardi nel 2021 e circa 45 miliardi a fine periodo, derivanti da:
i) coperture alternative alle clausole di salvaguardia;
ii) rifinanziamento delle politiche invariate e aumento spesa per investimenti;
iii) risorse necessarie per assicurare una correzione ulteriore del disavanzo in linea con gli obiettivi programmatici del DEF.
Pertanto, eventuali nuove misure espansive, come le annunciate riforme fiscali inclusa la “flat tax”, richiederebbero l’identificazione di ulteriori misure compensative.
• Infine, l’analisi del Presidente dell’Istat Blangiardo si è concentrata sull’impatto di un eventuale aumento delle imposte indirette quale quello previsto a legislazione vigente, sottolineando che la variazione del deflatore dei consumi prevista dal DEF è compatibile con una percentuale di traslazione dell’IVA compresa tra il 60 e il 70%, e che potrebbe derivarne un effetto depressivo sui consumi di circa due decimi di punto (la stima è ottimistica, a nostro avviso).
Quanto agli effetti delle misure contenute nel decreto-crescita, secondo Blangiardo, potranno tradursi in una riduzione del prelievo fiscale per le imprese pari a 2,2 punti percentuali, concentrandosi soprattutto sulle aziende industriali (soprattutto nei settori a medio-bassa intensità tecnologica), sulle imprese di medie dimensioni e sulle multinazionali.

 

L’indice del dollaro è calato ieri, forse sulla scia del deludente dato di produzione americana di marzo.

Il biglietto verde è rimasto sottotono ieri contro l’euro, indebolendosi ulteriormente in mattinata, scambia ora a 1,1310. Negli ultimi giorni prima di Pasqua non ci saranno grossi spunti per EURUSD.

La sterlina rimane sopra la soglia 1,30 contro dollaro, ma possibili spaccature del governo e un calo dell’inflazione (oggi è atteso il dato di marzo, visto in rallentamento) potrebbero testare il livello di 1,30. Contro euro ha ceduto lo 0,3% e scambia ora a 0,8650 in un contesto di volatilità nella norma.

Il dollaro continua a sfiorare il livello di 112,00 contro yen, supportato dalle borse positive, anche se una stabilizzazione del biglietto verde sopra 112,00 si è mostrata finora difficile da raggiungere.

 

MARKET MOVERs:

AREA EURO – La seconda stima dovrebbe confermare il calo di un decimo dell’inflazione a marzo a 1,4%, ma soprattutto la frenata dell’inflazione core a 0,8% da un precedente 1,0% sulla misura al netto di energia, alimentari freschi e tabacchi.
Ad aprile l’inflazione potrebbe risalire all’1,5% a/a ma il minimo si vedrà solo a fine estate. Per un rialzo più duraturo dei prezzi core bisognerà attendere la seconda metà dell’anno.

ITALIA – La seconda stima dell’inflazione a marzo dovrebbe confermare l’indice invariato all’1% a/a secondo l’indice nazionale e all’1,1% in base all’armonizzato, per una salita dei prezzi di tre decimi sul NIC e di 2,3% m/m sull’IPCA (che tiene conto del rientro dei saldi invernali).
Nel mese, il maggior contributo al rialzo è dovuto ai trasporti, per via soprattutto dei rincari dei carburanti; sono anche rimbalzati, dopo il deciso calo del mese precedente, i prezzi delle comunicazioni; viceversa, spinte al ribasso dei listini sono venute soprattutto da alimentari e spese per il tempo libero.
L’inflazione di fondo dovrebbe essere confermata in salita di un decimo a 0,5% a/a.
In prospettiva, ad aprile una spinta al ribasso sui prezzi verrà dal significativo calo delle tariffe di gas e luce; pensiamo che l’inflazione possa toccare un punto di minimo a 0,5-0,6% ad agosto, prima di rimbalzare nei mesi successivi, tornando di poco superiore all’1% a fine anno. Insomma, bisognerà aspettare il 2020 per vedere un indice stabilmente sopra l’1%.

STATI UNITI
– La bilancia commerciale a febbraio dovrebbe registrare un deficit di -53,5 mld (da -51,5 mld). I dati del commercio sono stati straordinariamente volatili nel 2018 per via della guerra dei dazi con la Cina. A febbraio si dovrebbe registrare un aumento sia delle esportazioni sia delle importazioni, con un segnale modestamente incoraggiante per una ripresa del commercio internazionale.
– La Fed pubblica il Beige Book in preparazione per la riunione del FOMC di inizio maggio.
Il rapporto darà informazioni utili per valutare se i timidi segnali di ripresa della crescita visti in alcuni dati sono ritenuti duraturi nello scenario delle imprese. Il Beige Book potrebbe registrare riaccelerazione dell’attività per consumi e mercato immobiliare residenziale.
Sul fronte degli investimenti non residenziali c’è maggiore incertezza e sarà rilevante vedere qual è il giudizio sull’andamento atteso della domanda finale.
Per il mercato del lavoro e per i prezzi, il Beige Book dovrebbe confermare che le imprese restano in fase di razionamento per via della scarsità di manodopera disponibile, con salari e altri incentivi non monetari in aumento, a fronte di un quadro di inflazione stabile senza pressioni verso l’alto.
Il FOMC sta valutando l’evoluzione dei rischi e in questa fase di transizione le indagini hanno un peso maggiore che in altri periodi.