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16 novembre 2018 – nota economica giornaliera

ITALIA – I dati di agosto sul possesso dei titoli di stato evidenziano una nuova flessione degli investitori esteri (27,8%, escludendo l’Eurosistema), a fronte di un aumento cospicuo della quota in capo alle istituzioni finanziarie e monetarie residenti (19,9%), degli altri intermediari finanziari (22,7%) e dell’Eurosistema (25,0% secondo la nostra stima).
In ulteriore calo la quota posseduta dalle famiglie, calata al 4,5%.
La flessione dei titoli detenuti da investitori esteri è coerente con quanto già  comunicato da Banca d’Italia riguardo alla bilancia dei pagamenti.
Il deflusso di capitali esteri si concentra nei mesi con maggiori scadenze e sembra più collegato a mancati rinnovi che a vendite attive di titoli sul mercato secondario.

STATI UNITI – Le vendite al dettaglio a ottobre aumentano di 0,8% m/m, in parte spinte dal rialzo del prezzo della benzina in rialzo di 3,5% m/m, sulla scia di un effetto prezzo che si invertirà  con probabilità  già  nel mese di novembre.
Al netto delle auto, le vendite aumentano di 0,7% m/m, mentre l’aggregato “control(al netto di benzina, auto, alimentari e materiali da costruzione) sale di 0,3% m/m, segnalando un rialzo moderato di questa voce della spesa personale in termini reali.
Sebbene le vendite siano in crescita per tutte le principali voci, a parte i consumi presso bar e ristoranti, nel complesso i dati sono positivi ma, in termini reali, segnalano un rallentamento della dinamica ad un ritmo vicino al 2,5% t/t ann., dopo trimestri di crescita vicina al 4% t/t ann.

STATI UNITI – L’indice della Philadelphia Fed a novembre coregge a 12,9 (da 22,2 di ottobre), sul minimo da agosto.
Tutte le principali componenti sono in flessione: ordini a 8,1 (da 19,1), consegne a 21,6 (da 24,6), occupati a 16,3 (da 19,3), settimana lavorativa a 6,3 (da 21,3).
Gli indici di prezzo restano in territorio espansivo, ma su livelli più bassi rispetto al mese scorso.
Gli indici a 6 mesi danno indicazioni analoghe.
Nelle domande speciali del mese, le imprese riportano previsioni di prezzi dei loro prodotti in aumento del 3% nei prossimi 12 mesi, in linea con le loro aspettative per l’inflazione al consumo. L’indice Empire della NY Fed a novembre aumenta invece di 2 punti a 23,3, con moderati miglioramenti di ordini, consegne e indicatori del mercato del lavoro.
L’indice dei prezzi pagati è in ulteriore rialzo, mentre quello dei prezzi ricevuti resta vicino ai livelli di ottobre.
Le indagini nell’insieme confermano il quadro positivo per il settore manifatturiero, nonostante l’apprezzamento del dollaro e l’indebolimento della domanda estera: la crescita americana rimarrà  trainata da una domanda domestica brillante.

 

COMMENTI:

REGNO UNITO – L’accordo con l’UE è stato fatto bersaglio di attacchi bipartisan alla Camera dei Comuni, durante l’audizione della May, tanto che la probabilità  di una ratifica dopo la firma al prossimo Consiglio Europeo (25 novembre) è considerata ormai molto bassa.
In precedenza, erano state annunciate le dimissioni di vari membri del governo, inclusi due ministri di primo piano.
La leadership di May è ora sotto attacco all’interno del partito conservatore, che potrebbe essere chiamato a votare presto una mozione di sfiducia promossa dalla fazione euroscettica, per quanto con incerta probabilità  di successo.
May ha respinto sia l’ipotesi di richiedere un’estensione del periodo negoziale, sia quella di promuovere una nuova consultazione popolare.
La sua posizione, al momento, resta quella che l’unica alternativa all’accordo presentato mercoledì sia costituita da un’uscita senza accordo il 29 marzo.
Tale posizione potrebbe però mutare in caso di fallimento del voto di ratifica. Il leader laburista Corbyn ha per la prima volta fatto riferimento alla possibilità  di un nuovo referendum, qualora non siano indette nuove elezioni dopo la bocciatura dell’accordo da parte del parlamento.
L’improvviso aumento del rischio di no-deal Brexit che è emerso dopo la furiosa reazione dei conservatori euroscettici ha colpito anche la sterlina (-1,7% rispetto ai valori della mattina).

ITALIA – Il commissario Dombrovskis ha confermato in un’intervista a Il Sole 24 Ore che la Commissione sta preparando un rapporto sul debito italiano, per avviare una possibile procedura di infrazione. Il commissario ha giustificato il fatto che c’è una sfida deliberata alle regole fiscali.

BCEPraet si è espresso con toni fiduciosi su di un possibile rimbalzo dell’economia tedesca ed euro zona a fine 2018 dopo il rallentamento più brusco del previsto.
L’impressione è che la BCE voglia avviare il processo di normalizzazione della politica monetaria ed un graduale ciclo di rialzi al più presto per non arrivare priva di strumenti ad un eventuale arresto del ciclo.

STATI UNITI – Il Senato ha confermato Michelle Bowman come membro del Board della Fed, con un mandato fino al 2020.
Bowman ha una formazione giuridica e ha lavorato finora nell’ambiente delle banche cooperative e delle casse rurali e intende rappresentare nel Board le opinioni delle banche di dimensioni più piccole.
Trump ha nominato finora quattro membri del Board, su un totale di sette, e ci sono ancora due posizioni vacanti.

 

Ieri l’indice del dollaro è rimasto tuttavia poco mosso.

EURUSD è risalito di un altro 0,5% dal minimo della giornata in area 1,1344. È ancora presto per capire se i diversi fattori di incertezza attorno all’eurozona spingeranno ulteriormente verso il basso.

L’mprovviso aumento del rischio di no-deal Brexit, emerso dopo la furiosa reazione dei conservatori euroscettici ha colpito la sterlina, che ha registrato il peggior giorno da due anni a questa parte: il cambio contro dollaro ha toccato un minimo di 1,2737 per ritornare poi a 1,28 (-1,7% rispetto ai valori della mattina); anche contro euro ha ceduto ben l’,73% portandosi in area 0,8864.

Lo yen ha recuperato un altro 0,3% sul dollaro (+0,7% in una settimana) e scambia ora in area 113,23.

Franco svizzero poco mobile sopra la parità con il dollaro (1,0057) mentre EURCHF è ritornato sulla linea di galleggiamento di 1,1417.

 

MARKET MOVERs:

AREA EURO – La seconda stima dovrebbe confermare l’inflazione a ottobre in aumento.

STATI UNITI – La produzione industriale a ottobre potrebbe rallentare rispetto a settembre (+0,3% m/m), sulla scia della debolezza delle utility, mentre il manifatturiero potrebbe essere in accelerazione, alla luce delle indicazioni degli occupati nel settore, pur in presenza di stabilità  delle ore lavorate.
Infatti, l’ISM manifatturiero a ottobre aveva già  segnalato una crescita dell’output, come pure l’estrattivo potrebbe essere in rialzo, avendo registrato nuovamente un aumento degli addetti a ottobre. Il 4° trimestre potrebbe quindi registrare una dinamica del PIL meno forte che in estate.