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16 Maggio 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – A marzo, in controtendenza rispetto alla produzione industriale, sono aumentati sia il fatturato che gli ordini all’industria (+0,3% e +2,2% m/m, rispettivamente). Trainante il mercato estero.
Su base annua, entrambi gli indicatori sono rimasti in territorio negativo in termini grezzi (-1,9% e -3,6%), ma il fatturato corretto per i giorni lavorativi (uno in meno dell’anno scorso) è salito a +1,3%.
Nel confronto tendenziale, bene il comparto tessile/pelletteria e computer/elettronica, mentre farmaceutici e mezzi di trasporto sono i settori maggiormente in rosso; la meccanica mostra un progresso per il fatturato ma un calo degli ordinativi.
Il dato è misto e non indica una chiara direzione di marcia per l’attività manifatturiera nei prossimi mesi, anche se si nota un miglioramento degli ordini dall’estero.

AREA EURO – In linea con le attese la seconda stima ha confermato la crescita del PIL a 0,4% t/t (1,2% a/a). Il dettaglio si avrà con la 3° stima, prevista per il 6 giugno.
La nostra previsione di crescita media annua per il 2019 è ferma all’1,2%, con rischi verso il basso che derivano ancora dalle forti tensioni sulle politiche commerciali.
Con la 2° stima Eurostat ha diffuso anche i dati sulla crescita dell’occupazione che ha tenuto il passo del trimestre precedente: 0,3% t/t e 1,3% a/a. Un segnale positivo per la dinamica dei consumi privati ed in generale per la domanda interna, che in questa fase controbilancia la debolezza del commercio estero.

FRANCIA – La seconda stima ha rivisto al rialzo di un decimo l’inflazione di aprile, che si è attestata quindi all’1,3% dall’1,1% di marzo sulla misura nazionale e all’1,4% dall’1,2% di marzo su quella armonizzata. I prezzi al consumo sono cresciuti di 0,3% m/m da 0,8% m/m sull’indice nazionale e di 0,4% m/m da 0,9% m/m su quello armonizzato. Nei prossimi mesi l’inflazione è attesa stabilizzarsi poco sotto il livello attuale.

STATI UNITI
– Le vendite al dettaglio di aprile deludono le aspettative, registrando una correzione di -0,2% m/m (+5% a/a) e un aumento di solo 0,1% m/m per l’aggregato ex-auto.
I dati di aprile seguono variazioni sostenute a marzo, +1,7% m/m e +1,3% m/m, rispettivamente.
Le vendite al netto di auto e benzina segnano una contrazione di -0,2% m/m, dopo +1,1% m/m di marzo.
L’aggregato “control” (vendite al netto di auto, benzina, alimentari e materiali da costruzioni) che entra direttamente nella definizione dei consumi del PIL, è invariato sul mese, dopo +1% m/m di marzo.
La media a tre mesi della variazione ann. delle vendite è di +3%, in ripresa dopo i dati deboli visti fra fine 2018 e inizio 2019: per l’aggregato control la media a 3 mesi è di 3,2%, con indicazioni ancora positive per la dinamica dei consumi nel 2° trimestre. Ad aprile registrano debolezza le auto, i materiali da costruzione, l’elettronica e la salute.
Data la volatilità della spesa delle famiglie a cavallo di fine anno in gran parte dovuta allo shutdown, le informazioni dei singoli mesi sono difficili da usare come misura del trend sottostante dei consumi.
I dati disponibili finora puntano a un rallentamento della crescita del PIL nel 2° trimestre, con un’inversione del peso dei contributi fra domanda domestica finale, da un lato e scorte e canale estero, dall’altro.
Nel 2° trimestre, la domanda finale domestica dovrebbe riaccelerare, ma la crescita complessiva dovrebbe essere subire gli effetti di un ampio contributo negativo delle scorte e di un marginale freno del canale estero. La stima nowcasting dell’Atlanta Fed è di crescita del PIL di 1,1% t/t ann., con variazioni di 3,2% t/t per i consumi, 3,8% t/t ann per gli investimenti non residenziali, e contributi pari a -1,1 per le scorte e 0 per il canale estero.
– L’indice Empire della NY Fed aumenta a 17,8 a maggio (da 10,1 di aprile), toccando il massimo da novembre 2018. Le indicazioni sono moderatamente positive per ordini (9,7 da 7,5), e consegne (16,3 da 8,6), mentre la componente occupati corregge a 4,7 da 11,9.
Sul fronte dei prezzi, quelli ricevuti rallentano ancora, a 12,4 da un massimo recente di 22,9 di febbraio, con un trend verso il basso simile a quello dei prezzi pagati.
Le aspettative a sei mesi vedono un netto miglioramento per l’indice di attività (a 20,6 da 12,4), con aumenti solidi anche per ordini e consegne e stabilità su livelli elevati per gli occupati. Per i prezzi ricevuti, si registra stabilità intorno al livello di aprile.
– La produzione industriale ad aprile corregge di -0,5% m/m, ma il dato di marzo è rivisto verso l’alto a +0,2% m/m (da -0,1% m/m).
L’output manifatturiero è in calo di -0,5% m/m, sulla scia di una correzione di -2,6% m/m per le auto.
La produzione manifatturiera ex-auto flette di -0,3% m/m, con un calo di -2,6% m/m per i macchinari.
Le utilities segnano un calo di -3,5% m/m, dovuto al clima mite, mentre l’estrattivo registra la prima variazione positiva (+1,6% m/m) dopo tre contrazioni consecutive.
La debolezza dei dati del manifatturiero di aprile è in parte ridimensionata dalle indicazioni più positive dell’Empire, anche se la nuova escalation delle tensioni commerciali potrebbe tornare a pesare sull’attività nei prossimi mesi.

 

COMMENTI:

ITALIA – Invece di abbassare i toni, il leader della Lega Salvini ha detto di non essere preoccupato per l’impatto delle sue parole sullo spread.
Il leader del Movimento 5 Stelle Di Maio ha dichiarato che “non è un’impresa facile” evitare l’aumento dell’Iva, ma che il governo starebbe studiando un riordino delle deduzioni fiscali e rafforzare la lotta all’evasione fiscale.
Il premier Conte ha affermato che il governo completerà la legislatura “tenendo in ordine i conti”, attribuendo le dichiarazioni scomposte di questi giorni alla necessità dei partiti di rimarcare il territorio politico in vista degli appuntamenti elettorali, che è un’interpretazione più che plausibile.
Nel contempo, tuttavia, si moltiplicano anche le promesse di nuovi interventi, sia sulla spesa sociale, sia sulla riduzione del carico fiscale per le imprese, che non aiutano certo a creare un clima di fiducia intorno al merito di credito della Repubblica.

REGNO UNITO – Il governo intende proporre al voto la legge sul recesso dall’UE in giugno per l’ultima volta. Ieri c’è stato un nuovo tentativo da parte dei conservatori di estromettere dal Governo Theresa May, che è stata costretta a rientrare da Parigi per partecipare a una riunione stamattina con membri del suo partito che la starebbero forzando a dimettersi il prima possibile (parrebbe che la richiesta sia di dimettersi entro metà giugno).
Le chance di Theresa May di rimanere in carica per portare a conclusione la Brexit stanno calando significativamente. Ma soprattutto, sembrano molto scarse le possibilità che il voto sul Withdrawal Act previsto a giugno possa concludersi positivamente. In caso di bocciatura, che resta lo scenario più probabile, il segretario alla Brexit, Barclay, ha prospettato che il parlamento sarebbe quindi chiamato a scegliere fra due opzioni opposte: il ritiro della domanda di recesso e un’uscita senza accordo.

 

Bassa volatilità e indice del dollaro quasi stabile ieri, con il mercato che sta pesando le parole di Trump: ieri ha dato altri sei mesi di tempo a Europa e Giappone per trovare un accordo sul tema delle importazioni di auto e per evitare anche qui l’applicazione di nuovi dazi; da segnalare anche l’inclusione di Huawei nella lista nera del governo americano; infine, potrebbe incidere sulla propensione al rischio anche l’aumento delle tensioni fra Stati Uniti e Iran.

L’euro ha marcato ieri un minimo transitorio a 1,118 contro dollaro, ma velocemente riassorbito. Al netto di questi episodi transitori, il cambio resta attorno alla media di lungo periodo, quest’ultima ancora lievemente cedente, e oggi scambia in apertura a 1,1210.

La sterlina ha ceduto un altro 0,5% contro dollaro a 1,2842 così come contro euro (-0,6%) a 0,8727 toccando un minimo da marzo.

Lo yen, che ieri era tornato a salire in mattinata, nel pomeriggio ha ceduto terreno riportandosi a 109,50.

Dollaro australiano (AUD) penalizzato dai dati occupazionali deboli, che si innestano in un quadro già appesantito dalla guerra commerciale sino-americana e dalle sue implicazioni negative per l’export australiano.

 

MARKET MOVERs:

FRANCIA – La disoccupazione nel 1° trimestre è attesa calare di un decimo dall’8,8% sull’aggregato che include i possedimenti d’oltremare e dall’8,5% sull’indice per la Francia continentale.
Rispetto al deciso calo di tre decimi di fine 2018 ci attendiamo per l’anno in corso un calo dei senza lavoro più moderato che potrebbe portare la media annua all’8,6% quest’anno dal 9,1% del 2018.

ITALIA – La seconda stima dei prezzi al consumo ad aprile dovrebbe confermare l’inflazione in salita di un decimo, a 1,1% sull’indice nazionale e a 1,2% sull’armonizzato, mentre nel mese i prezzi dovrebbero essere aumentati di due decimi sul NIC e di 0,6% m/m sull’IPCA.
I rincari appaiono legati a fattori stagionali e di calendario: la Pasqua con la festa della Liberazione dovrebbero aver favorito una crescita congiunturale marcata in particolare nei servizi ricettivi e di ristorazione e nei trasporti (anche per via degli aumenti dei carburanti), che ha compensato le pressioni al ribasso dalle spese per la casa e dalle comunicazioni. Pensiamo che l’inflazione possa tornare a calare nei prossimi mesi, per poi risalire sopra l’1% nella parte finale dell’anno.

STATI UNITI
– I nuovi cantieri ad aprile potrebbero recuperare salendo da 1,139 mln di febbraio, e dopo due cali consecutivi. L’employment report di aprile aveva registrato un ampio aumento di occupati nelle costruzioni, concentrato però nel settore non residenziale.
Le licenze sono previste a 1,280 mln da 1,269 mln di febbraio, con indicazioni di trend in rialzo per l’attività nel settore dell’edilizia residenziale, in linea anche con la moderata ripresa delle vendite di case nuove e del livello elevato della fiducia dei costruttori.
– L’indice della Philadelphia Fed dovrebbe stabilizzarsi a maggio. Ad aprile, l’indagine aveva mostrato una ripresa degli ordini e una stabilizzazione delle consegne su livelli superiori alla media degli ultimi 6 mesi, dando indicazioni di moderata riaccelerazione dell’attività. Nei dati di maggio saranno da seguire non solo le indicazioni sull’attività, ma anche quelle relative ai prezzi. I prezzi ricevuti sono su un trend di rallentamento da inizio 2019 e fanno parte di un insieme di segnali di debolezza della dinamica dei prezzi che la Fed monitorerà con attenzione.