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15 Maggio 2019 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Come da attese, la produzione industriale è calata a marzo di 0,3% m/m.
Nel manifatturiero la produzione è calata di 0,2% m/m per effetto della contrazione dell’attività nel comparto dei beni non durevoli. Al contrario è cresciuto l’output nei beni capitali (+0,4% m/m) e nei beni durevoli (+0,7% m/m).
La produzione chiude il trimestre invernale in positivo quasi ovunque, grazie al recupero in particolare della produzione di beni capitali nel trimestre invernale. Tuttavia, il trascinamento per il 2° trimestre è negativo nella maggior parte dei paesi, il che introduce il rischio che la crescita del PIL nei mesi primaverili posso essere più fiacca rispetto allo 0,3% t/t di inizio anno.
Del resto, le indagini di fiducia hanno segnalato una protratta debolezza del manifatturiero.

GERMANIA – La prima stima registra una crescita del PIL di 0,4% t/t nel 1° trimestre dopo lo stallo della seconda metà dello scorso anno. Su base annua la crescita è di 0,7% a/a.
L’Ufficio Statistico riporta che i consumi e gli investimenti in macchinari e costruzioni hanno contribuito alla crescita, mentre ci sono “segnali miti” dal commercio internazionale. Nel trimestre primaverile, la crescita dovrebbe stabilizzarsi intorno a 0,3% t/t e in media nel 2019 ci aspettiamo una crescita di 0,9% dall’1,4% del 2018.
– L’indice ZEW sulle attese per i prossimi mesi è calato in maggio da 3,1 a -2,1. contro previsioni di una stabilizzazione.
L’indice sulla situazione corrente è migliorato a 8,2 (da 5,5) dopo circa 8 mesi di cali consecutivi, il che potrebbe far sperare in una stabilizzazione dell’economia tedesca su livelli di crescita modesti nel 2° trimestre. L’andamento dello ZEW suggerisce un lieve miglioramento dell’IFO a maggio (dati in uscita il 23) da 99,2 precedente.

PAESI BASSI – La prima stima del PIL ha sorpreso al rialzo, indicando che nel primo trimestre la crescita è stata di 0,5% t/t, stesso ritmo visto a fine 2018. Le attese erano per una crescita tra 0,3% e 0,4%.
Il dettaglio indica che i consumi privati hanno rallentato da 0,5% a 0,1% t/t così come gli investimenti fissi, da 4,0% a 2,1% t/t (sia nella componente macchinari sia in quella edilizia). Nel complesso, quindi, la domanda interna ha dimezzato il contributo da 1,2% a 0,6%.
Il canale estero, invece, ha dato lo stesso contributo negativo visto a fine anno (-0,5), con le esportazioni però in crescita a fronte di importazioni anch’esse in espansione.
Il dato più positivo delle attese è spiegato quindi dall’accumulo di scorte, con un contribuito positivo per 0,4% (da -0,1%).
La variazione annua rallenta quindi da 2,0% a 1,8%, mentre la crescita acquisita si porta a 1,1%. Il notevole accumulo di scorte lascia pensare a un rallentamento della crescita nella parte centrale dell’anno.
In media annua confermiamo il PIL olandese in normalizzazione a 1,7% (da 2,6% precedente).

STATI UNITI – I prezzi all’import a marzo aumentano di 0,2% m/m (al di sotto di attese per un rialzo di 0,7% m/m). Al netto del petrolio, i prezzi sono in calo di -0,6% m/m.

CINA – Dopo il rimbalzo molto anomalo dell’8,5% a/a in marzo, la produzione industriale è salita solo del 5,4% a/a in aprile, meno delle attese e in rallentamento anche rispetto ai mesi precedenti, ritornando sui ritmi di crescita di fine anno (5,4% in novembre) anche in termini di variazioni congiunturali (0,4% m/m).
In termini cumulati la dinamica degli investimenti fissi è rallentata in aprile (da 6,3% a 6,1% a/a). L’accelerazione degli investimenti delle imprese statali non ha completamente compensato il rallentamento degli investimenti delle imprese private, saliti del 5,4% cum. a/a, il minimo dalla fine del 2017.
Il ritmo di crescita degli investimenti in infrastrutture è rimasto invariato a 4,4% a/a mentre gli investimenti nel settore immobiliare hanno continuato a registrare un tasso di crescita ancora elevato, 11,9% a/a, e in lieve accelerazione rispetto ai mesi precedenti.
Gli investimenti del settore manifatturiero hanno toccato il minimo (2,5% a/a) da settembre 2016, mentre restano su tassi di crescita elevati gli investimenti nel settore minerario e sono accelerati quelli nel settore dei servizi.
Le vendite al dettaglio in termini nominali sono salite del 7,2% a/a in aprile (in decelerazione rispetto all’8,7 % a/a di marzo), con un rallentamento delle vendite che ha riguardato soprattutto le zone rurali.
Sulla dinamica continua a influire il calo delle vendite di automobili (-14,6% a/a), che si protrae da fine 2018. I dati di aprile sono stati inferiori alle attese di consenso ma in linea con il rallentamento dell’attività economica atteso proseguire almeno fino a metà anno, principalmente per gli effetti ritardati del rallentamento del credito a cui si è aggiunto il rallentamento della domanda internazionale. L’inasprimento delle relazioni tra Cina e USA e la recente introduzione di ulteriori dazi commerciali avrà un effetto negativo sulla fiducia di consumatori e imprese, ponendo rischi al ribasso sulla crescita.

 

COMMENTI:

AREA EUROVilleroy de Galhau (Banque de France) ha dichiarato che l’andamento recente dei dati e gli sviluppi dei negoziati Cina – Stati Uniti sono ancora coerenti con le stime BCE di marzo (PIL: 1,1% nel 2019 e 1,6% nel 2020), pur riconoscendo la maggior incertezza sullo scenario internazionale.
Villeroy ha dichiarato che per il momento la politica monetaria resta adeguata.

ITALIA – Il ministro degli interni Salvini ha dichiarato che “se serve infrangere i limiti del 3% nel rapporto deficit-PIL o del 130-140% (sic) del debito pubblico, noi tiriamo diritti”.
L’obiettivo, ha sostenuto il ministro, sarebbe dimezzare la disoccupazione: “fino a che non arriveremo al 5% spenderemo tutto quello che dovremo spendere”.
Le dichiarazioni sono state giudicate “irresponsabili” dal ministro dello sviluppo economico Di Maio.

STATI UNITI
Trump ha affermato che un accordo con la Cina si farà “al momento giusto” e se ci saranno le condizioni per una soluzione positiva per gli Stati Uniti. Trump ha aggiunto che nonostante lo stallo attuale, un accordo si potrà fare, ma al momento non sono previsti incontri fra le delegazioni americana e cinese.
George (Kansas City Fed) ha detto di essere contraria a ulteriori tagli dei tassi affermando che potrebbero “alimentare bolle nei prezzi delle attività, creando squilibri finanziari e alla fine una recessione”.
Secondo George, con l’attuale livello del tasso di disoccupazione ben al di sotto dell’equilibrio non c’è motivo per preoccuparsi di un’inflazione modestamente al di sotto dell’obiettivo.
Williams (NY Fed) ha ribadito che “la politica monetaria è al posto giusto” e che al momento non ci sono ragioni per avere bias né verso l’alto né verso il basso.

 

In un contesto di ridotta volatilità, l’indice del dollaro è marginalmente cresciuto ieri, recuperando parte dei cali registrati da inizio mese.
In mattinata le borse asiatiche hanno aperto positivamente dopo che i dati cinesi di produzione industriale, vendite al dettaglio e investimenti fissi hanno deluso le attese, incrementando le speranze del mercato in un intervento di stimolo di Pechino a favore dell’economia.

L’euro ha ceduto terreno contro il biglietto verde (-0,3%), mentre il dato di PIL della Germania non sta stimolando la moneta unica essendo in linea con le stime di consenso.

La sterlina ha ceduto anch’essa sia contro dollaro (-0,4%) sia contro euro (-0,1%) dopo la notizia che Theresa May ha annunciato che porterà per l’ennesima volta la sua proposta di recesso di fronte al Parlamento nella speranza che il segnale avuto dalle recenti elezioni locali sia di stimolo per i parlamentari a prendere una decisione di qualche tipo.

 

MARKET MOVERs:

EURO ZONA – La seconda stima dovrebbe confermare la crescita del PIL a 0,4% t/t nel 1° trimestre dopo lo 0,2% t/t della seconda metà del 2018 (1,2% a/a) a meno di sorprese dalla Germania.
I dettagli si avranno con la 3° stima ma la crescita dovrebbe essere stata spinta dalla domanda interna. In media 2019, confermiamo la nostra previsione di 1,2% ma i rischi restano verso il basso e sono legati all’evoluzione dello scenario internazionale.

FRANCIA – La seconda lettura dovrebbe confermare che ad aprile i prezzi al consumo sono avanzati di 0,2% m/m sull’indice nazionale e di 0,3% m/m su quello armonizzato (da 0,8% m/m e 0,9% m/m rispettivamente). L’inflazione è attesa quindi essere confermata anch’essa in accelerazione di un decimo all’1,2% dall’1,1% sulla misura nazionale e all’1,4% dall’1,3% su quella armonizzata.

STATI UNITI – Le vendite al dettaglio ad aprile sono previste in lieve aumento (0,2% m/m), dopo +1,6% m/m, sulla scia di una correzione nel comparto auto.
Al netto delle auto, le vendite dovrebbero essere in rialzo solido, +0,7% m/m, in parte però dovuto all’aumento del prezzo della benzina.
Al netto di auto e benzina, le vendite dovrebbero essere in rialzo più moderato, 0,3% m/m, ma sempre positive anche in termini reali. I dati saranno frenati anche da prezzi deboli nel comparto abbigliamento, come rilevato dal CPI e dal deflatore.
Il trend dei consumi nel 2° trimestre rimane comunque di accelerazione solida dopo la variazione modesta vista nel 1° trimestre (1,2% t/t ann.).
– L’indice Empire della NY Fed a maggio è previsto in modesto calo da 10,1 di aprile. Lo spaccato dell’indagine ad aprile era coerente con il proseguimento di una ripresa moderata, su ritmi sempre positivi ma inferiori a quelli del 2018.
Un campanello d’allarme nell’indagine era stata la correzione degli indici di aspettative a 6 mesi, oltre che il persistente scivolamento degli indici dei prezzi ricevuti. Nelle informazioni di maggio, questi saranno i due punti da monitorare.
La ripresa delle tensioni nei negoziati commerciali con la Cina potrebbe avere un effetto negativo sulle indagini presso imprese e famiglie.
– La produzione industriale ad aprile potrebbe essere invariata su base mensile, ma sulla scia di una correzione attesa per le utility e per l’estrattivo. La produzione manifatturiera potrebbe invece essere in modesto rialzo (+0,1% m/m).
Le ore lavorate ad aprile sono rimaste stabili nel manifatturiero e la crescita della produttività dovrebbe spingere l’output in marginale aumento, il primo da dicembre 2018.