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15 Luglio 2019 – nota economica giornaliera

SPAGNA – L’inflazione è stata confermata allo 0,4% a/a sull’indice nazionale e allo 0,6% a/a in termini armonizzati (in calo rispettivamente da 0,8% e 0,9% precedenti).
Si tratta di un minimo da quasi tre anni. I prezzi sono stati confermati in calo di un decimo nel mese su entrambi gli indici: sull’indice domestico, la flessione è dovuta soprattutto ai trasporti e all’abbigliamento (mentre sono saliti i listini nel settore tempo libero e cultura).
L’inflazione core è invece alita da 0,7% a 0,9% precedente.
Pensiamo che il dato di giugno possa rappresentare un minimo per l’inflazione, vista in moderata salita nei prossimi mesi (ma un ritorno sopra l’1% dovrebbe aversi solo negli ultimi due mesi dell’anno).

STATI UNITI – Il PPI a giugno aumenta di 0,1% m/m, con una correzione dell’energia di -3,1% m/m e un incremento degli alimentari di 0,6% m/m.
L’indice al netto di alimentari ed energia è in rialzo di 0,3% m/m (consenso: 0,2% m/m).
L’indice core al netto del commercio è invariato su base mensile.
Un indicatore importante per la previsione del deflatore dei consumi è l’indice dei prezzi alla produzione riferito a beni e servizi per il consumo: in questo indice, i beni al netto dell’energia registrano un aumento di 0,1% m/m, e i servizi al netto di alimentari ed energia sono in rialzo di 0,5% m/m, con un’accelerazione nel comparto della sanità. Il deflatore core a giugno dovrebbe registrare una variazione di 0,2% m/m.

CINA – Il PIL è salito del 6,2% a/a nel secondo trimestre, in rallentamento dal 6,4% segnato nei due trimestri precedenti, pur registrando un’accelerazione in termini congiunturali a 1,6% t/t nel 2° trimestre (da 1,4t/t nel 1°), migliore delle nostre attese (1,5%).
La scomposizione settoriale del valore aggiunto indica che il miglioramento del settore agricolo e una stabilità dei servizi (7% a/a, invariato rispetto al 1° trimestre) non sono riusciti a compensare il rallentamento del settore industriale il cui tasso di crescita ha toccato il minimo degli ultimi 6 trimestri (da 6,1% a 5,6% a/a).
La scomposizione più dettagliata sarà disponibile nei prossimi giorni.
Il trimestre si è chiuso con dati a frequenza mensile in miglioramento rispetto a maggio e alle attese di consenso.
La produzione industriale è salita del 6,3% a/a in giugno, in accelerazione rispetto al 5,0% a/a in maggio, con un rimbalzo della produzione delle imprese statali e un ulteriore aumento di quella delle imprese private.
Gli investimenti fissi nominali sono saliti del 5,8% cum. a/a nei primi sei mesi del 2019, in lieve accelerazione rispetto a maggio (5,6% cum. a/a), grazie all’espansione degli investimenti nel settore privato (5,7% cum. a/a rispetto a 5,3% di maggio).
Gli investimenti in infrastrutture sono marginalmente accelerati (da 4,0% a 4,1% cum. a/a), insieme a quelli del settore manifatturiero e dei servizi.
Gli investimenti del settore immobiliare sono invece rallentati (da 11,2% a 10,9% a/a) così come quelli in edilizia residenziale. Il rallentamento della superficie residenziale venduta e di quella su cui sono avviati lavori punta ad una ulteriore moderazione degli investimenti nel settore immobiliare nei prossimi trimestri. Le vendite al dettaglio nominali sono salite del 9,8% a/a (da 8,6% in maggio), ancora sostenute da una elevata fiducia dei consumatori.
Lo stock di credito bancario è decelerato ulteriormente da 13,4% a 13,0% a/a di giugno, trainato al ribasso dal rallentamento del credito sia alle imprese sia alle famiglie.
Lo stock di credito aggregato (Credito aggregato all’economia reale, AFRE) è invece lievemente salito a 10,9% in giugno (da 10,6% a/a di maggio), grazie all’aumento delle emissioni dei titoli speciali dei governi locali, destinati al finanziamento delle opere infrastrutturali, mentre le altre categorie di credito non bancario hanno continuato a contrarsi anche se a un ritmo inferiore. Grazie all’aumento dei flussi, l’impulso del credito è rimasto in territorio positivo anche nel secondo trimestre e dovrebbe favorire una stabilizzazione della crescita tra il terzo e il quarto trimestre.

CINA – Le esportazioni sono scese dell’1,3% a/a in giugno, dopo un aumento dell’1,1% a maggio, mentre le importazioni hanno segnato un calo del 7,3% a/a (dopo l’8,5% a maggio).
Entrambe le variabili risentono di un sensibile effetto base sfavorevole e i dati destagionalizzati segnalano una dinamica tendenziale debole ma ancora positiva per le esportazioni e un calo meno pronunciato per le importazioni.
Sulle esportazioni ha verosimilmente influito l’aumento dei dazi da parte dell’amministrazione americana (le esportazioni verso gli USA sono scese dell’11,5% a/a, in peggioramento rispetto al calo del 4,1% di maggio); la debolezza della domanda estera testimonia la contrazione degli ordini rilevata dagli indici PMI sia in molti paesi asiatici sia nell’Area Euro.
La contrazione tendenziale delle importazioni riflette in parte la fiacchezza della domanda interna: le importazioni in volume delle principali materie prime industriali sono infatti rallentate, ad eccezione del greggio e i derivati, mentre l’aumento di quelle dei prodotti agricoli potrebbe essere legato alla volontà di assecondare le richieste americane, soprattutto per quanto riguarda la soia.
Il rallentamento degli ordini segnalato dagli indici PMI e la prospettiva dell’introduzione dei dazi su tutte le importazioni cinesi da parte degli USA, lascia ancora deboli le prospettive del commercio estero nei prossimi mesi.

 

COMMENTI:

ITALIADBRS ha confermato i ratingBBB (high) / R-1 (low)”, con trend stabile.
Nonostante i rischi per la sostenibilità del debito derivanti dall’elevata incertezza politica e dalla crescita inferiore alle attese, la conferma del rating e del trend riflette l’impegno del Governo a una politica fiscale più prudente, oltre che i progressi del sistema bancario sul fronte della qualità del credito.
Il rating potrebbe essere migliorato se l’implementazione di riforme strutturali migliorasse le prospettive di crescita a medio-termine, oppure nel caso in cui il consolidamento fiscale incidesse sulla dinamica del rapporto debito/PIL.
Viceversa, una revisione negativa del rating potrebbe venire da un peggioramento delle prospettive di crescita, da un allentamento della politica fiscale o da ulteriori passi indietro nell’implementazione delle riforme strutturali.
DBRS è l’agenzia con la valutazione ad oggi più ottimistica sul debito italiano. La prossima agenzia a pronunciarsi sull’Italia sarà il 9 agosto Fitch (che ad oggi, al pari di S&P, ha un rating intermedio tra DBRS e Moody’s, con outlook negativo).

AREA EURO – In un discorso dell’11 luglio, Coeuré (membro del Comitato Esecutivo BCE) ha mostrato che le aspettative di inflazione sono più utili, rispetto all’inflazione implicita, come indicatori della tendenza futura. L’inflazione implicita nelle curve dei tassi si è rivelata un pessimo indicatore anticipatore anche di dinamiche di breve periodo, a causa della forte volatilità. Ciò non è necessariamente negativo, perché “tendono ad accumulare all’inizio l’allentamento monetario”, ma segnala anche che la Banca centrale non deve attribuirle troppo peso.
Le aspettative di inflazione delle famiglie hanno una relazione positiva con le intenzioni di spesa e, inoltre, sono una migliore proxy delle decisioni sui prezzi delle imprese di qualsiasi altro indicatore. Sono rimaste molto più stabili dall’inizio dell’anno e restano vicine ai massimi degli ultimi sei, sicché “sembrano guardare con molto meno scetticismo al futuro”.

STATI UNITI – Prosegue il flusso di discorsi dalla Fed, che prepara il terreno per il probabile taglio dei tassi alla riunione di luglio.
Evans (Chicago Fed) ha detto che a suo avviso il livello delle aspettative di inflazione, ostinatamente al di sotto del 2%, segnala che la politica monetaria è ancora restrittiva.
Secondo Evans sarebbe opportuno attuare due tagli dei tassi nel 2019, anche se rimane ancora incerta la tempistica. In settimana, sono in calendario altri dieci discorsi da esponenti del FOMC, fra cui anche Powell.

 

L’indice del dollaro ha chiuso la settimana in calo di -0,4%, con movimenti pressoché analoghi rispetto a yen, euro, dollaro canadese, corona norvegese e corona svedese. La variazione nasconde due dinamiche opposte prima e dopo il discorso di Powell: prima, il mercato ha temuto che i dati migliori delle attese mettessero in dubbio il taglio di luglio; poi, Powell ha offerto rassicurazioni al riguardo, con effetti negativi sul biglietto verde.

L’euro contro dollaro sta rivisitando i picchi intragiornalieri degli ultimi giorni attorno a 1,1275, avendo riassorbito la correzione ispirata da alcuni dati americani più forti delle attese. Non sono escluse puntate verso 1,1300 nelle prossime settimane.

La sterlina recupera ancora qualcosa contro dollaro (+0,3%), chiudendo la settimana complessivamente a +0,8% contro il biglietto verde; contro euro la settimana si è chiusa complessivamente senza variazioni riportando il cross a poco sotto 0,90.

Continua il rafforzamento dello yen, che ha guadagnato in settimana lo 0,4% contro USD ma non ha ancora avvicinato i minimi della scorsa settimana. Quasi tutto il movimento è avvenuto in coda al discorso di Powell.

La star della settimana è stato il franco svizzero, che quota sotto 1,11 contro euro e ha guadagnato lo 0,8% contro dollaro.

La giornata di venerdì è stata caratterizzata da un picco di volatilità sulla lira turca, in connessione alla crisi politica con gli Stati Uniti per la consegna dei missili antiaerei russi e al licenziamento del governatore della banca centrale. Pesano anche le forti tensioni nello stretto di Hormuz, che mantengono il petrolio stabile sui massimi del mese e potrebbero aver contribuito a un rimbalzo delle quotazioni dell’oro.

 

PREVISIONI:

ZONA EURO
– Il focus sarà sulla lettura di luglio dell’indice ZEW (visto in recupero, almeno nella componente aspettative).
– La seconda lettura dovrebbe confermare che a giugno l’inflazione Eurozona è rimasta ferma sul livello di maggio, mentre l’indice core dovrebbe essere confermato in accelerazione di due decimi. Anche in Italia la seconda lettura dovrebbe confermare la prima stima.

STATI UNITI
– L’indice Empire della NY Fed a luglio è previsto in rialzo da -8,6 di giugno.
L’Empire a giugno aveva dato un quadro diffusamente debole per gli indicatori coincidenti, e in moderata crescita sull’orizzonte a 6 mesi.
Nelle domande supplementari del mese scorso, le imprese manifatturiere hanno riportato aspettativa di crescita del fatturato del 5% quest’anno e quasi-stabilità dell’occupazione.
Il 58% delle imprese ha segnalato effetti negativi della politica commerciale nel 1° semestre, con il 65% che si aspettava conseguenze negative anche nel 2° semestre del 2019.
La contrazione dell’indice a giugno ha però dato un segnale più negativo rispetto al risultato dell’indagine ISM dello stesso mese, che ha mostrato una correzione a 51,7, in linea con attività in marginale crescita.
La previsione per luglio è di modesto miglioramento dei principali indici coincidenti, in linea con attività poco variata, e un marginale indebolimento (ma sempre in territorio espansivo) di quelli a 6 mesi.
– La settimana ha molti dati di rilievo in pubblicazione: le prime indagini regionali del manifatturiero dovrebbero essere in linea con aumenti marginali dell’attività e aspettative moderatamente positive per il 2° semestre; la fiducia dei consumatori è prevista in modesta correzione; le vendite al dettaglio sono attese in aumento modesto; la produzione industriale dovrebbe essere frenata dalle utility, ma registrare un aumento nel manifatturiero; i cantieri residenziali sono previsti in modesto rialzo.
Il quadro riportato dal Beige Book dovrebbe segnalare aumento modesto dell’attività, mercato del lavoro al pieno impiego e inflazione sempre contenuta.
Anche questa settimana ci saranno molti discorsi di partecipanti al FOMC.