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14 novembre 2018 – nota economica giornaliera

GERMANIA – La stima mostra una contrazione del PIL nei mesi estivi di 0,2% t/t dopo il +0,5% t/t del 2° trimestre.
Il dato è più debole delle stime. Sull’anno, la crescita è rallentata all’1,1% a/a da un precedente 2,0% a/a.
Si tratta del 1° calo del PIL tedesco da inizio 2015.
L’ufficio di statistica riporta che il calo è principalmente dovuto alla dinamica del commercio estero.
La domanda interna ha tenuto meglio con gli investimenti che dovrebbero essere avanzati più che nei mesi primaverili. Ma è possibile che anche i consumi delle famiglie dovrebbero aver segnato una contrazione.
La stima dettagliata verrà diffusa il prossimo 23 novembre.

GERMANIA – L’indice ZEW sulle attese per i prossimi mesi è rimasto praticamente invariato a novembre, ben al di sotto della media di lungo termine (-25). Anche l’indice sulla situazione corrente è calato (65), ma rimane sopra alla media di lungo termine nonostante in cale rispetto al valore dello scorso anno.
L’indice ZEW quindi suggerisce una lettura stabile relativamente al rallentamento dell’economia tedesca.

GIAPPONE – Il PIL registra una contrazione di -0,3% t/t (dopo +0,8% t/t), con un risultato marginalmente più debole delle attese. La correzione è diffusa a tutte le componenti della domanda domestica sia privata (-0,2% t/t) sia pubblica (-0,2% t/t).
I consumi calano di – 0,1% t/t e gli investimenti fissi non residenziali sono in flessione di -0,2% t/t, a fronte di un contributo circa nullo della domanda estera che registra ingenti contrazioni dell’import e dell’export.
La previsione è che nella parte finale dell’anno ci sia una ripresa della crescita, dovuta alla normalizzazione della domanda e agli interventi per la ricostruzione, visti gli effetti dei disastri naturali (alluvioni e terremoto).

CINA – I dati di attività reale relativi al mese di ottobre sono marginalmente migliorati, segnalando che le misure fiscali e monetarie approvate nei mesi scorsi sta iniziando ad avere un qualche effetto sull’attività delle imprese, anche se non ancora sui consumi delle famiglie.
Gli investimenti fissi nominali sono saliti del 5,7% a/a in ottobre, spinti sia dalle imprese statali sia dalla marginale accelerazione di quelli privati. Viceversa gli investimenti del settore immobiliare hanno registrato una lieve decelerazione a 9,7% a/a in ottobre, così come quelli in edilizia residenziale.
Dopo il minimo in agosto, sono invece riaccelerati gli investimenti in infrastrutture (+4,7% a/a) e quelli del settore manifatturiero (+9,1% a/a).
La produzione industriale è salita del 5,9% a/a in ottobre, mentre la produzione delle imprese statali è decelerata rispetto alla rilevazione precedente.
La variazione in termini cumulati è però rimasta stabile a 6,4% a/a nei primi 10 mesi dell’anno, con un andamento degli ordini e delle scorte che continua a puntare verso un rallentamento nei prossimi mesi.
La dinamica delle vendite al dettaglio ha invece continuato a rallentare sia in termini nominali (8,6% a/a in ottobre) sia in termini reali (5,6% a/a), trainata dal calo delle vendite di automobili.
Un rallentamento generalizzato si è però registrato anche negli altri comparti di spesa, come ad esempio le vendite on-line, in particolare di servizi, nonostante tassi di crescita molto sostenuti (+25.5% a/a in ottobre per beni e servizi).
La fiducia dei consumatori rilevata dal NBS è lievemente migliorata, stabilizzandosi sui valori estivi, supportata dal buon andamento del mercato del lavoro.

 

 

COMMENTI:

BCEPeter Praet, dal 2011 membro del Comitato esecutivo, ha dichiarato che i recenti sviluppi dai dati segnalano un rallentamento del ciclo. L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea e le politiche economiche italiane costituiscono dei rischi per tutta l’economia euro zona.
Praet ha sottolineato che la volatilità del prezzo del greggio rende difficile comunicare uno scenario base per l’inflazione, che comunque non intacca la previsione di un ritorno al target di medio periodo. Tuttavia, L’economia necessita ancora di un ampio grado di stimolo monetario, garantito dalla politica di reinvestimento e dalla guidance sui tassi di interesse.
Riguardo la gestione del bilancio, Praet ha notato che la policy seguita continuerà a mantenere ampia la liquidità, anche successivamente la scadenza delle TLTRO II.
Riguardo i tassi, Praet ha detto che la forward guidance ha consentito di ancorare le attese sul breve termine, ma il processo di normalizzazione della politica monetaria resterà prevedibile e assai graduale ma andrà avanti. In caso di un ben più marcato peggioramento del quadro macro economico, la BCE potrebbe considerare nuove misure straordinarie.
Praet si è anche soffermato sul possibile accesso di un Paese Membro ad una linea di credito, specificando che le condizioni di attivazione delle OMT sono chiare.
La tedesca Sabine Lautenschlaeger, altro di membro del Comitato esecutivo, si è espressa invece con toni più positivi sulla solidità del ciclo.
Proprio in questi giorni, i ministri delle finanze hanno discusso su come arginare il rischio di contagio nel caso in cui le pressioni sul debito italiano dovessero aumentare sensibilmente. A riguardo, il ministro delle finanze tedesco Scholz, ha dichiarato che gli strumenti a disposizione della BCE non sarebbero sufficienti.

ITALIA – Il Governo ha deciso che nella risposta alla Commissione Europea non verranno modificati né l’obiettivo di deficit/PIL (2,4%) né le previsioni di crescita (1,5%) per il 2019 contenuti nella manovra già presentata.
Le modifiche apportate riguardano la clausola contro gli sforamenti degli obiettivi e un aumento delle dismissioni di immobili pubblici (stimato a 18 mld). Tuttavia, si inserisce anche una richiesta di deroga per il finanziamento di opere collegate agli effetti del maltempo più elevata, rispetto a quanto già inserito in manovra per la ricostruzione del ponte Morandi di Genova.
Il nuovo testo verrà valutato dalla Commissione entro il 21 novembre.
Intanto, il Fondo Monetario Internazionale ha indicato che i problemi italiani sono “la bassa crescita e i risultati deboli in campo sociale”: la stagnazione in atto sui redditi sottolinea la necessità di intervenire con riforme strutturali, ma il Fondo stima che il deficit nel 2019 sia in realtà più alto delle previsioni (-2,7%) con una crescita inferiore intorno all’1% nel biennio 2018-2020.
Per questo, la manovra italiana potrebbe creare rischi di aumento della vulnerabilità dell’economia, che il governo dovrebbe invece tentare di correggere.
I commenti diffusi ieri sono parte del rapporto sull’Italia che verrà pubblicato in seguito.

In Germania, la battuta d’arresto per il PIL tedesco viene spiegata da fattori temporanei che hanno pesato sulla dinamica della produzione industriale e vendite al dettaglio, come ad esempio l’entrata in vigore di una nuova normativa sui gas di scarico che ha penalizzato vendite e produzione. Al di là della volatilità trimestrale, l’economia tedesca rimane solida. Tuttavia, il meglio pare essere alle spalle e la crescita del PIL è molto probabilmente già al potenziale: il dato potrebbe lasciare comunque di poco invariata la stima media 2018 a 1,5% da una precedente previsione di 1,7%. In assenza di un rimbalzo per i prossimi mesi, la BCE dovrà rivedere le stime di crescita e dei rischi per la zona euro “verso il basso”.

Nel Regno Unito, i negoziatori hanno raggiunto un accordo preliminare su Brexit che oggi verrà presentato da May al Consiglio dei Ministri. L’approvazione non è però scontata, alla luce delle ampie divisioni all’interno del governo.
Ieri May ha convocato ogni ministro individualmente per cercare di raccogliere il consenso necessario per procedere con il compromesso e con la stesura del testo da discutere al summit europeo del 25 novembre.
La questione centrale rimane quella del confine irlandese: secondo indiscrezioni riportate dalla stampa, il Regno Unito resterebbe nell’unione doganale europea fino a quando non sarà definito e attuato un accordo commerciale di libero scambio; tuttavia, nelle more dell’accordo, l’Irlanda resterebbe soggetta alla regolamentazione UE, determinando il tanto temuto confine “doganale” fra nord e sud.
Dal lato europeo sono stati definiti ulteriori dettagli in caso di no-Brexit, confermando che l’incertezza sul sentiero dell’accordo rimane estremamente elevata.

 

L’indice del dollaro ha corretto anche ieri sulla scia di dell’ottimismo Brexit, cedendo lo 0,5% contro euro, che però stamani sta invertendo la rotta dopo l’uscita del deludente dato sul PIL tedesco.

La sterlina è balzata nuovamente in area 1,3000 (+1,2%) contro il biglietto verde.

Lo yen ha registrato una seduta volatile ieri, al termine della quale è rimasto quasi invariato contro USD, scambiando a 113,90.

Il franco svizzero recupera contro dollaro (+0,4%) dopo che la valuta a stelle e strisce aveva toccato ieri il massimo annuo a 1,0125; contro euro, CHF ha ceduto lo 0,2% scambiando in area 1,137.

 

MARKET MOVERs:

Nell’Area euro, la stima preliminare per il 3° trimestre dovrebbe confermare il rallentamento del PIL, ma per i dettagli bisognerà attendere la terza stima del prossimo 7 dicembre.
Anche la produzione industriale, sulla scia dei dati francesi, spagnoli e tedeschi, forse anche penalizzata dal rallentamento del commercio mondiale, potrebbe segnare un leggero calo dopo il +1,0% di settembre.

In Francia, la seconda lettura potrebbe confermare un lieve rialzo in ottobre dei prezzi al consumo, rispetto al -0,2% m/m registrato in settembre.

Negli Usa, in uscita il CPI di ottobre.