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14 Marzo 2019 – nota economica giornaliera

AREA EURO – La produzione industriale è cresciuta ben oltre le attese a gennaio, avanzando di 1,4% m/m e più che recuperando il calo di dicembre scorso (-0,9% m/m).
Lo spaccato paese mostra un brillante recupero di produzione in Irlanda (+15,4% m/m dopo il -12,4% m/m del mese precedente). La produzione è cresciuta a ritmi sostenuti anche in Italia (+1,7% m/m), Francia (+1,3% m/m), in Spagna (+3,4%m/m), mentre è calata ancora in Germania di 0,9%m/m.
Il dato euro zona riflette una crescita di 1,1% m/m della produzione manifatturiera e di 2,4% m/m della produzione di energia.
La produzione di beni di consumo non durevoli spinge la produzione manifatturiera, segnando un aumento dl 2,0% m/m e recuperando parte dei cali dei tre mesi precedenti.
La produzione è cresciuta anche nel comparto dei beni durevoli (1,1% m/m) e dei beni capitali (0,9%m/m). Il dato di gennaio lascia la produzione industriale in rotta per un aumento di 0,4% t/t nel primo trimestre, dopo il forte calo di dicembre condizionato dalla debolezza del comparto auto. La crescita acquisita per la produzione industriale a inizio 2019 indica che il PIL potrebbe avanzare anche un po’ più 0,2% t/t nel 1° trimestre. L’andamento della produzione industriale è però in controtendenza con le indicazioni delle indagini di fiducia di gennaio e febbraio e potrebbe essere solo un rimbalzo tecnico.

ITALIA – Il tasso di disoccupazione nel 4° trimestre 2018 è salito da 10,3% a 10,6%. Gli occupati sono calati per il secondo trimestre consecutivo di -0,2% t/t (concentrato al Sud), in un contesto di espansione delle forze di lavoro grazie al calo degli inattivi (soprattutto donne di mezza età al Nord).
Nel confronto tendenziale, l’occupazione risulta in aumento modesto (+0,4% a/a), grazie a indipendenti e dipendenti a termine, mentre i dipendenti permanenti restano in calo.
Rallenta la crescita degli occupati a tempo pieno mentre torna ad aumentare il part-time, soprattutto involontario.
Dopo la crescita dello scorso trimestre, tornano a diminuire gli inattivi (0,8% a/a), e prosegue ininterrotta da quindici trimestri (sia pure a ritmi meno intensi) la riduzione del numero di scoraggiati (-8,7% a/a).
I dati di flusso mostrano un aumento delle transizioni verso l’inattività, soprattutto tra i giovani di 15-24 anni, gli uomini e nel Mezzogiorno. Infine, il trimestre vede un ulteriore ampliamento dei divari territoriali, mentre restano invariate le differenze di genere e si riducono di poco i (notevoli) divari per livello di istruzione; il trimestre vede inoltre un andamento delle condizioni di lavoro migliore per gli italiani che non per gli stranieri.
Dal lato delle imprese, prosegue la crescita della domanda di lavoro, con un aumento delle posizioni lavorative dipendenti dello 0,3% t/t e dell’1,8% a/a, a fronte però di un calo delle ore lavorate per dipendente (-0,2% t/t, -0,8% a/a). Il tasso dei posti vacanti è in aumento. Il costo del lavoro cresce dello 0,3% t/t e dell’1,9% a/a. In prospettiva, la fase di debolezza dell’attività economica, a metà tra stagnazione e recessione vera e propria, pone dei dubbi circa il mantenimento di condizioni espansive sul mercato del lavoro nel medio termine.

GERMANIA – I prezzi al consumo nella stima finale confermati in aumento di 0,5% m/m sulla misura armonizzata, mentre per l’indice nazionale la variazione è di 0,4% m/m, rispetto al preliminare di 0,5% m/m.
L’inflazione è stabile a 1,7% a/a sull’indice armonizzato e in aumento di 1 decimo su quello nazionale, a 1,5% a/a. Si noti che l’indice armonizzato tedesco è stato rivisto a febbraio per migliorare la metodologia di calcolo in particolare dei pacchetti vacanze. L’inflazione tedesca è attesa nuovamente in calo da marzo, su di un contributo negativo dall’energia.

STATI UNITI
• Il PPI a febbraio aumenta di 0,1% m/m, sia per l’indice headline sia per quello core, contro attese di consenso per aumenti di 0,2% m/m. I prezzi dei beni core sono in aumento di 0,1% m/m e quelli dei servizi sono invariati.
I prezzi dei servizi sanitari accelerano per gran parte delle componenti e potrebbero segnalare qualche rischio per una variazione di 0,2% m/m per il deflatore core di febbraio, rispetto al +0,1% m/m visto per il CPI core, senza però indicare la presenza di generalizzate pressioni verso l’alto sull’inflazione.
• Gli ordini di beni durevoli a gennaio (prelim.) sorprendono verso l’alto con un aumento di 0,4% m/m, grazie al balzo dell’aeronautica civile; tuttavia al netto dei trasporti, gli ordini sono in calo di -0,1% m/m.
Gli ordini di beni capitali al netto di difesa e aerei sono in ripresa, +0,8% m/m, dopo due cali consecutivi, anche se la media mobile a tre mesi resta debole (-5,3% m/m).
Anche le consegne di beni capitali ex-difesa e aerei sono in rialzo di 0,8% m/m, con una media a tre mesi in aumento di 1,9% m/m, positiva ma più debole rispetto al 4° trimestre.
Gli ordini inevasi hanno smesso di scendere, segnando un modesto aumento (+0,1% m/m) dopo tre mesi negativi.
I dati puntano a un modesto rallentamento della dinamica degli investimenti fissi non residenziali nel 1° trimestre, e sono più incoraggianti delle indicazioni di inizio anno delle indagini regionali del manifatturiero.
• La spesa in costruzioni a gennaio sorprende ampiamente verso l’alto con una variazione di 1,3% m/m, dopo -0,8% m/m di dicembre: una forte spinta viene dalla componente pubblica (+4,9% m/m).
La spesa privata è più moderata e aumenta di +0,2% m/m. Il comparto privato residenziale, con -0,3% m/m, segna il sesto calo consecutivo, anche se il più modesto da agosto 2018. La componente privata non residenziale è invece in rialzo di 0,8% m/m (dopo +0,6% m/m di dicembre).
Insieme ai dati consegne e ordini, dà indicazioni moderatamente positive per gli investimenti fissi non residenziali del 1° trimestre.

CINA
• Gli investimenti fissi nominali sono saliti del 6,1% cum. a/a nei primi due mesi dell’anno, poco al di sopra del 5,9% registrato nell’intero 2018.
La crescita è sostenuta dal rimbalzo degli investimenti delle imprese statali (+5,5% cum. a/a vs 1,9% nel 2018), che ha compensato un rallentamento di quelli privati, e dalla riaccelerazione degli investimenti del settore immobiliare (+11,2% cum. a/a vs. 9,5% nel 2018), in particolare nell’edilizia residenziale (+18,0 % cum. a/a vs 13,4% nel 2018). Questi ultimi risentono però degli alti costi dell’acquisto dei terreni.
I dati sulla superficie residenziale venduta sono stati infatti molto meno spettacolari, registrando un calo del 3,2% cum. a/a in volume e un aumento del 4,5% in valore.
Gli investimenti del settore manifatturiero hanno continuato a decelerare (5,9% cu. a/a in febbraio rispetto a 9,5% nell’intero 2018).
• Le vendite al dettaglio nominali sono decelerate a 8,2% cum. a/a nei primi due mesi dell’anno rispetto a 9% nell’intero 2018, ma registrando un lieve aumento in termini reali (a 7,1% cum. a/a da 6,9% cum. a/a in dicembre).
Le vendite al dettaglio rimangono frenate dalla dinamica negativa delle vendite di auto (-14,9% cum. a/a), ma la dinamica mensile è in continuo miglioramento rispetto ai minimi registrati nel 3° trimestre del 2018 in linea con l’aumento della fiducia dei consumatori rilevata dal NBS. L’aumento del tasso di disoccupazione urbano da un minimo del 4,8% in ottobre a 5,3% in febbraio, insieme al calo dell’indagine Manpower per il 2° trimestre del 2019, pone però qualche ombra sulla prosecuzione del miglioramento.
• La produzione industriale è rallentata a 5,3% cum. a/a nei primi due mesi dell’anno (da 6,2% nell’intero 2018), trainata verso il basso dalla decelerazione della produzione delle imprese statali e dal calo della produzione di quelle straniere (-0,3% cum. a/a in febbraio, il primo dal 2009), sufficienti a compensare l’accelerazione della produzione delle imprese private (8,3% cum. a/a da 6,2% nell’intero 2018).

 

COMMENTI:

AREA EUROAngeloni (BCE) ha confermato parte delle indicazioni di fonte Reuters circolate ieri sulle condizioni delle nuove aste a lungo termine TLTRO III che si terranno con cadenza trimestrale tra settembre 2019 e marzo 2021.
Le condizioni d’asta saranno finalizzate molto probabilmente a giugno, con l’obiettivo di continuare a favorire l’erogazione di credito all’economia.
Le condizioni non saranno indipendenti dall’evoluzione dello scenario macro.
Angeloni non ha aggiunto indicazioni sulla forma che prenderanno gli incentivi per garantire condizioni al credito ancora ampiamente favorevoli.
Ieri Reuters indicava che il per il momento il Consiglio ha ritenuto opportuno indicare che il tasso prevalente sui prestiti sarà il Refi prevalente nella vita delle operazioni, ma non è escluso che si possa considerare un tasso più incentivante (leggermente negativo) in caso di un’evoluzione del ciclo avversa. Reuters riportava, inoltre, che il gruppo di lavoro aveva ipotizzato di condurre le aste al Refi più 25 punti base, ma il Consiglio ha ritenuto si trattasse di un tasso troppo elevato.
Riguardo lo scenario macro, Angeloni ha dichiarato che i dati effettivamente confermano il rallentamento in corso ed incorporato nelle ultime stime dello staff BCE.

REGNO UNITO – È stato programmato per oggi un terzo voto sul recesso dall’UE, questa volta su una mozione che incarica il governo a chiedere una breve proroga del periodo negoziale, a condizione che l’accordo sia approvato entro mercoledì; altrimenti, chiederà un’estensione più lunga. La mozione sarà emendabile.
Ieri, il governo è stato sconfitto di misura (4 voti) su un emendamento alla mozione che escludeva la possibilità di un’uscita senza accordo e sul quale aveva provato a imporre la disciplina di partito. L’emendamento Green proposto dagli euroscettici, anche noto come Malthouse 2, è stato respinto con 374 voti contro 164. Dopo la sconfitta, i Tories hanno clamorosamente chiesto di votare contro la stessa mozione (emendata) del governo, ma sono stati nuovamente sconfitti per 321 voti a 278.
In mattinata, il negoziatore Barnier aveva dichiarato concluso il negoziato sul trattato, lasciando uno spiraglio soltanto all’ipotesi di modificare la dichiarazione politica sui rapporti futuri. Dopo questa nuova disastrosa giornata, la premier May ha dichiarato che una richiesta di breve proroga ha senso soltanto se il Parlamento si impegna a votare entro mercoledì prossimo per l’accordo. Altrimenti, dovrà richiedere una lunga estensione, con la conseguenza che il Regno Unito dovrà anche organizzare l’elezione dei suoi membri del Parlamento Europeo. Questo è un avviso rivolto agli euroscettici che se non sostengono l’accordo con l’UE già firmato, rischiano di perdere il controllo del processo. L’unica alternativa per il Parlamento, però, oltre ad accettare l’accordo o rassegnarsi a una uscita senza accordo, sarà quella di organizzare una serie di voti indicativi, dai quali fare eventualmente emergere una proposta di relazione diversa da quella negoziata dal governo e accettabile da parte della UE. Se tale tentativo fallisse, gli euroscettici potrebbero pensare di continuare a respingere l’accordo.

 

Anche ieri il copione sui mercati valutari è rimasto lo stesso. Sterlina a parte, la volatilità resta molto bassa: tuttavia ad un maggiore appetito per il rischio si potrebbe avere una correlazione con un dollaro più debole. L’indice del dollaro ha proseguito a indebolirsi via via che i mercati stanno prezzando il contenuto della riunione della BCE della settimana scorsa e in vista del prossimo FOMC di marzo.

L’euro ha simmetricamente recuperato contro il biglietto verde (0,3%) ritornando su livello di 1,1325 pre-riunione BCE. Hanno aiutato i dati di produzione industriale di gennaio, migliori delle attese.

La sterlina è ormai preda del processo politico in corso, unica valuta del gruppo G10 a registrare picchi di volatilità giornaliera superiore al 2%. Ieri è risalita sul dollaro ritornando a 1,3284 mentre contro euro ha guadagnato oltre l’1% a 0,8522. Il mercato sta valutando la probabilità che l’accordo passi o che si vada verso una proroga non breve, ma si sottovaluta il rischio che i Brexiters decidano comunque di non votare l’accordo e che falliscano i tentativi di creare sufficiente consenso intorno a posizioni alternative.

Lo yen rimane poco variato, in attesa della riunione di BoJ di domani.

 

MARKET MOVERs:

FRANCIA – La stima finale dovrebbe confermare che i prezzi al consumo a febbraio sono rimasti fermi dopo essere calati di -0,4% m/m a gennaio, ma in crescita da -0,6% m/m precedente in termini armonizzati. L’inflazione è attesa quindi essere confermata in accelerazione di un decimo a 1,3% da 1,2% precedente sulla misura nazionale e a 1,5% da 1,4% su quella armonizzata. Prevediamo che nella restante parte dell’anno il CPI rallenterà marginalmente per attestarsi in media annua all’1,2%.

STATI UNITI
– I prezzi all’import a febbraio sono attesi in rialzo di 0,3% m/m, dopo -0,5% m/m di gennaio, spinti dalla crescita del prezzo del petrolio e della debolezza del dollaro vista all’inizio del 2019.
– Le vendite di case nuove a gennaio sono attese in rialzo da 621 mila di dicembre. La fiducia dei costruttori di case ha svoltato a gennaio tornando a salire sulla scia della correzione dei tassi di interesse vista da fine 2018. Inoltre, le scorte di case invendute sono in aumento e segnalano una minor restrizione dal lato dell’offerta.