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13 Maggio 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – La produzione industriale è calata di -0,9% m/m a marzo, in pratica annullando l’incremento di febbraio (+0,8% m/m). È il calo congiunturale più marcato dallo scorso novembre.
Il dato è circa in linea con le attese e non cambia di molto lo scenario prospettico: il 1° trimestre si è chiuso con un incremento dell’1% per l’output, un record dal 2017. Tuttavia, la flessione a fine trimestre fa sì che la “crescita acquisita” nel 2° trimestre sia pari a -0,4% t/t.
In altri termini, c’è il fondato sospetto che effetti di calendario abbiano contribuito a “spostare crescita” dal 2° al 1° trimestre, con un trend di sostanziale stagnazione al netto della volatilità su base trimestrale.
La tendenza annua è tornata in territorio negativo, da +0,9% a -1,4% (dati corretti per i giorni lavorativi, che sono stati a marzo uno in meno rispetto allo scorso anno).
Il calo su base mensile è dovuto soprattutto ai beni di consumo non durevoli ovvero proprio la componente che aveva trainato l’output nel primo bimestre (-2,8% m/m a marzo dopo un +3,3% in media nei primi due mesi).
I beni strumentali sono l’unico gruppo a evitare una flessione sia nel mese che sull’anno (+0,1% m/m, +1,2% a/a).
Il dettaglio per settore mostra che la caduta dell’indice generale è accentuata dalla sensibile contrazione del volatile comparto farmaceutico (-7,7% m/m, -6,7% a/a). In netto calo anche tessile, computer/elettronica e mezzi di trasporto, mentre si salvano chimica (+1,4% m/m, +2,3% a/a) e meccanica (+1,2% m/m, +2,4% a/a).
In sintesi, l’industria potrebbe a nostro avviso tornare a dare un contribuito negativo al valore aggiunto nel trimestre corrente, mentre per il PIL sarà con ogni probabilità più fiacco del precedente (ad oggi non si può escludere un numero negativo).
In ogni caso, il target governativo di 0,2% sulla crescita media annua nel 2019 è raggiungibile anche nell’ipotesi in cui il PIL dovesse essere (marginalmente) negativo nel trimestre primaverile, se l’attività economica tornasse ad espandersi nel secondo semestre agli stessi rimti visti a inizio anno.

STATI UNITI – Il CPI ad aprile aumenta di 0,3% m/m (2% a/a) sulla scia di un incremento di 2,9% m/m della componente energia.
L’indice core è in rialzo (0,14% m/m, 2,1% a/a), contro attese per una variazione di 0,2% m/m. La moderazione della crescita ad aprile è dovuta, come a marzo, ad alcune correzioni probabilmente di natura transitoria.
Il calo dei prezzi dell’abbigliamento, legata a una revisione della metodologia di rilevazione, è stato di -0,8 % m/m, dopo -1,9% m/m di marzo.
Altre voci deboli nel rapporto di aprile sono le auto usate e le tariffe aeree, che registrano flessioni di -1,3% m/m e -0,6% m/m, rispettivamente. Queste variazioni di entità anomala sono molto probabilmente transitorie.
Nei servizi core, in rialzo di 0,3% m/m per il secondo mese consecutivo, si nota un ampio incremento della voce abitazione, spinta al rialzo da tariffe alberghiere e affitti. Anche i servizi medici segnano una riaccelerazione, dopo un periodo di debolezza e segnalano che la variazione del deflatore potrebbe essere più ampia rispetto a quella vista per il CPI, dato che nel primo indice la sanità ha un peso maggiore che nel secondo.
Le informazioni del CPI danno supporto all’opinione espressa dal FOMC secondo cui il rallentamento dell’inflazione visto nei primi mesi è di natura transitoria e non richiede, almeno per ora, un cambiamento di stance per la politica monetaria.

 

COMMENTI:

USA – Come atteso, venerdì è entrato in vigore il rialzo al 25% dei dazi su 200 mld di beni importati dalla Cina: nonostante le dichiarazioni di giovedì scorso, non è stata data alcuna indicazione di quali potrebbero essere le “contromisure necessarie” che la Cina potrebbe mettere in atto.
Secondo l’amministrazione USA, la Cina ha mantenuto aperte le trattative commerciali, invitando i rappresentanti americani a un nuovo incontro a Pechino.
Kudlow, consigliere economico di Trump, ha detto che i presidenti Trump e Xi potrebbero incontrarsi al margine della riunione dei G-20 che si terrà in Giappone a fine giugno.
La situazione resta quindi in una sorta di limbo, che esclude comunque una soluzione nei tempi rapidi che si erano prospettati fino a una settimana fa e potrebbe invece protrarsi per un periodo prolungato, anche fino al 2020.
Il focus della politica commerciale USA si sposta ora sulla scadenza del 18 maggio, quando Trump comunicherà la propria posizione riguardo ai dazi sul settore auto, in risposta al rapporto preparato dal Commerce Department. Alla luce dello stallo dei negoziati della Cina, dell’attesa per l’approvazione del nuovo NAFTA in Congresso e degli sviluppi dei negoziati bilaterali con Unione Europea e Giappone, è possibile che l’Amministrazione scelga di prendere tempo anche sul fronte delle auto, segnalando però l’inclinazione ad agire in qualche modo anche su questo fronte più avanti nell’anno.

 

MARKET MOVERs:

AREA EURO – Il focus sarà sulla stima di crescita del PIL tedesco che ci aspettiamo sia avanzato di 0,3% t/t. L’indice ZEW dovrebbe segnalare una stabilizzazione dell’economia tedesca dopo la frenata dei sei mesi precedenti.
Le seconde stime confermeranno l’aumento dell’inflazione all’1,7% da 1,4% nell’area euro, di sette decimi in Germania al 2,1% e di un decimo all’1,2% sia in Italia che Francia.

STATI UNITI – Le prime indagini di maggio dovrebbero confermare una modesta espansione dell’attività nel manifatturiero e stabilità della fiducia dei consumatori su livelli elevati. Sarà importante monitorare il trend delle aspettative di inflazione delle famiglie e le indicazioni sui prezzi futuri delle imprese nell’attuale contesto di inflazione debole. Per aprile, le vendite al dettaglio potrebbero essere in ripresa moderata al netto di auto e benzina, mentre la produzione industriale dovrebbe essere invariata.