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12 Marzo 2019 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – Le vendite al dettaglio di gennaio aumentano di 0,2% m/m, e il dato di dicembre è rivisto vero il basso a -1,6% m/m, da -1,2% m/m.
I dati deludenti delle vendite totali nascondono sorprese verso l’alto in altri aggregati.
Le vendite al netto delle auto sono in rialzo di 0,9% m/m, dopo -2,1% m/m di dicembre.
L’aggregato “control (al netto di auto, benzina, materiali da costruzione e alimentari) è in rialzo di 1,1% m/m, anche se il dato di dicembre è ampiamente rivisto verso il basso a -2,5% m/m.
I dati di gennaio, a parte la correzione di auto e benzina, sono complessivamente positivi, con indicazioni di ripresa per quasi tutte le voci, tranne l’abbigliamento e l’arredamento. Bisogna tenere conto dell’impatto dello shutdown su redditi e spesa a gennaio, che genera debolezza fra dicembre e gennaio e dovrebbe determinare un rimbalzo nei mesi successivi. In ogni caso, l’uscita debole dei consumi da fine 2018 implica un netto rallentamento nel 1° trimestre: la spesa personale potrebbe crescere intorno all’1% t/t ann., in attesa di riaccelerare in primavera.

 

COMMENTI:

REGNO UNITO – Oggi alle 19.00 ora locale la Camera dei Comuni dovrebbe votare l’accordo con l’UE siglato dal governo, e già respinto il 15 gennaio con un ampio margine.
Il governo e l’Unione Europea hanno fornito ieri sera rassicurazioni con valore legale sulla temporaneità del backstop per l’Irlanda, più o meno il massimo che l’UE poteva concedere senza modificare il Trattato. Quello che May ha ottenuto è meno di ciò che gli euroscettici chiedevano.
Il parere legale che sarà fornito stamane dall’avvocato generale Cox potrebbe essere cruciale per l’esito del voto: probabilmente, basterà a sfilacciare il fronte degli euroscettici, anche se potrebbe non essere sufficiente a garantire una maggioranza se le opposizioni saranno compatte.
Se l’accordo sarà nuovamente respinto, il governo ha promesso di organizzare altri due voti.
Il primo, il 13 marzo, su una mozione che consentirà al Parlamento di respingere l’ipotesi di uscita senza accordo (fermo restando che essa si verificherebbe ugualmente senza l’approvazione del trattato di recesso prima della scadenza legale).
Il secondo, si svolgerebbe il 14 marzo se il Parlamento respingerà lo scenario di uscita senza accordo (come è molto probabile). In tal caso, sarà chiamato a pronunciarsi su una mozione che proporrà di richiedere una breve proroga del periodo negoziale.
A tale riguardo, ieri sera Juncker ha chiarito che la massima proroga possibile è fino all’elezione del Parlamento Europeo, il 23-26 maggio, entro la quale il recesso del Regno Unito dall’UE dovrà essere completato. Estensioni più lunghe, precisa Juncker, imporrebbero al Regno Unito di tenere le elezioni per il Parlamento Europeo.
Un eventuale terzo voto potrebbe diventare molto importante, perché in tale occasione gli emendamenti potrebbero restituire al Parlamento il controllo del processo, spianando la via a possibili convergenze a favore di alternative finora sempre bocciate. Una possibilità è che la Camera dei Comuni decida di tornare a consultare gli elettori; un’altra, invece basata sulla permanenza nell’unione doganale UE. Ma è anche possibile che, proprio per evitare questi scenari, gli euroscettici provino nuovamente a far cadere il governo May.

STATI UNITI – Il budget preparato dall’amministrazione Trump, come atteso, prevede una consistente riduzione della spesa nel prossimo decennio, per un totale di circa 2,7 tln, di cui 1,9 tln per la spesa programmatica sanitaria e la restante parte per la spesa discrezionale (principalmente assistenza).
Per la difesa invece si prevede un aumento di circa 0,5 tln nel decennio (e 33 mld nel 2020).
Il deficit previsto per il 2020 è intorno a 1,1 tln di dollari, pari a 4,9% del PIL, nell’ipotesi di crescita del PIL di 3,1%. L’aspettativa è di azzeramento del deficit nel 2034.
Fra i dettagli inclusi nella proposta, sono previsti fondi per la costruzione del muro con il Messico (8,6 mld), finanziamenti per le piccole imprese e la sicurezza nazionale.
Il budget del presidente apre la battaglia per i livelli di spesa del 2020, con indicazioni aggressive su tutti i fronti. È molto improbabile che i repubblicani in Congresso seguano le indicazioni del presidente, ma emerge dall’impianto della proposta dell’amministrazione una nuova linea di presunta responsabilità fiscale, mirata a contenere il sentiero di tutta la spesa tranne quella per la difesa, che era stata abbandonata nella prima parte del mandato di Trump.
Se il nuovo tema è il contenimento della spesa, i conflitti in Congresso per il budget 2020 potrebbero essere anche più problematici rispetto a quelli recenti, incentrati solo sul finanziamento del muro con il Messico.

 

La settimana si è aperta positivamente sui mercati azionari ma all’insegna dell’attendismo su quelli valutari, con l’indice del dollaro in moderata stabilizzazione.

L’euro sta progressivamente tornando sui livelli pre-BCE (+0,2%) e scambia in apertura stamattina a 1,1257.

Grazie all’aspettativa di concessioni da parte dell’UE per dare all’accordo una chance di essere approvato, la sterlina si era rafforzata nettamente nel corso della giornata di ieri, toccando 1,3245 contro dollaro e 0,8498 contro euro. Se l’accordo passerà, la sterlina potrebbe salire fino a 1,34 USD; se sarà bocciato, aspettiamoci una discesa.

Yen leggermente debole contro dollaro (-0,2%) per effetto della giornata positiva delle borse americane ma il cross rimane ormai ancorato attorno al punto d’incontro tra media mobile a 20gg e 200g (tra 111,10 e 111,30).

 

MARKET MOVERs:

USA – Il CPI a febbraio è previsto in rialzo di 0,2% m/m, sia per l’indice headline sia per quello core.
L’indice headline è rimasto stabile per tre mesi consecutivi, mentre il CPI core potrebbe registrare una variazione in linea con quella dei sei mesi precedenti. Fra le voci attese in rialzo a febbraio ci sono l’abbigliamento, la sanità e l’abitazione, mentre le auto dovrebbero registrare debolezza alla luce della flessione delle vendite. L’inflazione core dovrebbe restare stabile a 2,2% a/a, come nella seconda metà del 2018.