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12 Luglio 2019 – nota economica giornaliera

FRANCIA – La stima finale conferma che a giugno i prezzi al consumo sono avanzanti di 0,2% m/m sull’indice nazionale e di 0,3% m/m sull’armonizzato (da 0,1% m/m di entrambe).
L’inflazione ha accelerato di tre decimi nel mese all’1,2% sull’indice nazionale e all’1,4% sull’armonizzato.
L’indice core accelera da 0,1% di maggio a 0,5% di giugno ma rimane assai debole.
Nella seconda parte dell’anno la risalita dei prezzi core dovrebbe spingere anche l’indice headline verso l’1,5%- 1,6% entro fine 2019.

STATI UNITI
– I nuovi sussidi di disoccupazione sorprendono con un calo da 222 mila a 209 mila nella settimana conclusa il 6 luglio, sui minimi da metà aprile, con indicazioni di un mercato del lavoro sempre in eccesso di domanda.
– Il CPI a giugno aumenta di 0,1% m/m (1,6% a/a) nonostante un calo di -2,3% m/m del comparto energia (-3,6% m/m per la benzina).
Quello che più conta è la sorpresa verso l’alto del CPI core, in rialzo di 0,3% m/m (2,1% a/a)
I servizi ex-energia sono in aumento di 0,3% m/m, spinti da abitazione (0,3% m/m, con un’accelerazione degli affitti, a +0,4% m/m), dai servizi medici (+0,4% m/m), dalla manutenzione auto (+0,4% m/m) e dai premi RCA (+0,3% m/m).
Le tariffe aeree invece calano di -0,9% m/m sulla scia dei minori prezzi energetici.
I beni al netto di energia e alimentari segnano un ampio rimbalzo, +0,4% m/m, dopo due contrazioni consecutive, con divere voci in aumento solido: abbigliamento (+1,1% m/m, in recupero dopo diversi mesi di correzioni significative), autoveicoli usati (+1,6% m/m, dopo due contrazioni), mentre i beni nella sanità correggono di -0,2% m/m.
L’accelerazione della dinamica dei prezzi aggiunge evidenza a quella raccolta nelle ultime settimane che punta a una stabilizzazione dei rischi per lo scenario. Tuttavia, dopo l’audizione di Powell in Congresso, riteniamo che il FOMC sia ormai su un sentiero segnato che porterà a un taglio dei tassi alla riunione di fine luglio indipendentemente dal flusso di nuove informazioni congiunturali.

 

COMMENTI:

EUROZONA – I verbali del Consiglio Direttivo BCE del 5-6 giugno evidenziano che le dichiarazioni del presidente Draghi al Forum di Sintra sono scaturite dal dibattito che era avvenuto nel Consiglio e non erano una invenzione del presidente.
Il testo diffuso dalla BCE dice che “il Consiglio Direttivo deve mostrare determinazione ad agire in caso di sviluppi sfavorevoli”, preparandosi ad allentare la politica monetaria utilizzando “tutti gli strumenti, se necessario”.
Alla luce della “accresciuta incertezza”, “possibili misure potrebbero includere un’ulteriore estensione della forward guidance, un riavvio degli acquisti di titoli e una diminuzione dei tassi ufficiali”.
Sui tassi negativi è emerso qualche dubbio, motivato dal rischio che i benefici non superino più i costi, se la fase di tassi negativi diventa lunga o se diventano ancora più negativi: potrebbe essere necessario intervenire con misure regolamentari (rafforzamento del “quadro macroprudenziale e degli strumenti prudenziali”) per limitare gli effetti collaterali avversi, oltre che mitigare gli effetti negativi sulla redditività degli intermediari.
Riguardo allo scenario, i verbali mostrano una Banca Centrale perplessa per la mancata trasmissione degli impulsi salariali ai prezzi, dubbiosa che l’inflazione possa risalire in assenza di un aumento dei margini di profitto delle imprese (che ormai rivelano poca reattività all’output gap, ma che erano visti potenzialmente in calo), e alla ricerca di una spiegazione per le indicazioni divergenti di dati reali (che non erano stati così male nei mesi precedenti), indagini di fiducia e valutazioni di mercato.
Anche per la rottura delle relazioni storiche fra output gap, margini, salari e prezzi, potrebbe essere rischioso per la credibilità parlare di tolleranza per un’inflazione superiore al 2% e di mandato simmetrico rispetto al 2% quando è evidente che la Banca Centrale non riesce neppure ad avvicinarsi a tale livello, nonostante la potenza di fuoco dispiegata finora: un dubbio che fa capolino anche nei verbali.

STATI UNITI
– Nell’audizione alla Commissione bancaria del Senato, Powell ha ribadito il messaggio dato ieri alla Camera, ripetendo che le incertezze emerse negli ultimi mesi continuano a pesare sullo scenario e per questo il FOMC ha segnalato l’apertura verso maggiore stimolo.
Powell ha affermato che la politica monetaria è stata meno accomodante rispetto a quanto atteso in precedenza, dato che il tasso neutrale sembra risultare più basso di quanto stimato (la stima del tasso neutrale del FOMC è stata abbassata a giugno a 2,5% da 2,8%) e che il Comitato è pronto a usare i propri strumenti per mantenere in vita la ripresa.
Powell ha anche sottolineato che “la relazione fra disoccupazione e inflazione è diventata debole” negli anni ’90 e si è ulteriormente indebolita da allora.
La Fed non sembra intenzionata a condizionare il taglio di luglio all’evoluzione di dati ed eventi, pertanto la riaccelerazione del CPI non modifica il quadro per la Fed, così come non lo hanno fatto un employment report forte e la ripresa dei negoziati USA-Cina.
A questo punto, i dubbi per le previsioni della politica monetaria riguardano solo il numero e la tempistica degli interventi successivi a quello ormai praticamente certo previsto per fine luglio.
– Dopo l’audizione di Powell, diversi discorsi hanno segnalato consenso per un taglio ravvicinato. Tuttavia, i dati stanno rimuovendo dal tavolo l’ipotesi di un taglio di 50pb, alla quale per molte settimane il mercato ha attribuito una probabilità significativa.
Williams (NY Fed) ha rafforzato le aspettative di un taglio in tempi brevi affermando che il caso per maggiore stimolo si è rafforzato e la Fed vuole usare la politica monetaria per estendere la vita di questo ciclo.
Anche Brainard (Board Fed) si è allineata con la visione di Powell, dicendo che con rischi verso il basso e un’inflazione sempre debole, ci sono motivi per allentare il sentiero della politica monetaria, nonostante il quadro generalmente positivo dell’economia.
Quarles (Board Fed) ha rilevato che l’economia è solida, ma la debolezza della crescita globale e l’incertezza sul commercio internazionale sono fattori da considerare nelle decisioni di politica monetaria. Quarles non si è sbilanciato su quello che verrà deciso a fine luglio.
Invece Bostic (Atlanta Fed) e Barkin (Richmond Fed) hanno preso posizioni più ambigue su un eventuale taglio dei tassi. Bostic ha detto che di vedere uno scenario non preoccupante e di essere “scettico” riguardo a una riduzione dei tassi, alla luce delle informazioni del mercato del lavoro. Barkin ha indicato che i rischi sono “un po’” sbilanciati verso il basso, senza però indicare seria preoccupazione per la durata della ripresa.

 

Dopo la reazione all’audizione di Powell il mercato valutario si è riportato in un contesto di bassa volatilità. La curva dei tassi ha risposto con un netto bearish steepening, che però non ha inciso molto sull’indice del dollaro.
Sul fronte politico, da segnalare la crescente tensione sull’Iran, con un aumento del rischio di incidenti militari nel Golfo Persico. Il petrolio si è stabilizzato dopo il balzo del 10 luglio, mentre l’oro ha corretto al ribasso dai massimi di inizio giornata.

Fase di consolidamento per l’euro, che ha ceduto leggermente dopo l’uscita del CPI americano, ma nella notte ha recuperato quasi del tutto, chiudendo circa invariato.

La sterlina, al netto di una certa volatilità infragiornaliera, ha chiuso pressoché invariata ieri contro dollaro, sempre sul livello 1,2550. Contro euro registra un marginale apprezzamento (+0,2%) a 0,8990.
GBP rimane chiaramente priva di una direzionalità che solo il dossier Brexit è in grado di imprimerle.

Il movimento di rafforzamento dello yen si è probabilmente dimostrato troppo forte, tanto che da ieri USDJPY sta tornando a salire e ad ora ha recuperato circa il 50% del movimento di mercoledì. Scambia ora a 108,43.
Lo yen appare tuttavia sopravvalutato e ci attendiamo un ritorno verso la media a 200gg (111,80).

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– La produzione industriale di maggio dovrebbe essere cresciuta di +0,8% m/m, recuperando ampiamente la flessione di aprile.
Dopo il netto calo di aprile, la produzione è rimbalzata in Germania, Francia e Italia, mentre è cresciuta in Spagna: i dati sono stati migliori delle attese, il che spiega la revisione della nostra stima da 0,3 a 0,8%.
La variazione tendenziale potrebbe però scendere da -0,4% a -1,0% a/a, a causa di un confronto statistico sfavorevole rispetto al maggio 2018.
Se nel mese di maggio l’indice di produzione nell’indagine PMI è salito a 48,9, in giugno è calato leggermente a 48,5. Il secondo trimestre si chiuderà quindi con una variazione negativa della produzione industriale (-0,2%) dopo l’aumento dei mesi invernali (+0,9% t/t), ma si attende un ritorno a una moderata crescita nel terzo trimestre.
– Il PPI a giugno è atteso in aumento di 0,1% m/m, frenato dalla benzina ma con un probabile contributo positivo dagli alimentari. L’indice core dovrebbe essere in rialzo di 0,2% m/m, come a maggio.