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12 Aprile 2019 – nota economica giornaliera

STATI UNITI
– I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 6 aprile scendono a 196 mila (da 214 mila della precedente), toccando il minimo da ottobre 1969 e portando la media mobile a 4 settimane a 207 mila. I dati sono una conferma che il mercato del lavoro è sempre più sotto pressione e caratterizzato da eccesso di domanda. I nuovi sussidi sono un affidabile indicatore delle svolte cicliche: i dati dicono che la ripresa dovrebbe proseguire dopo il periodo di rallentamento visto fra fine 2018 e inizio 2019.
– Il PPI a marzo sorprende con un aumento di 0,6% m/m, con una spinta dall’energia più ampia delle attese (+5,6% m/m), dovuta alla componente benzina (+16% m/m).
Su base annua, il PPI aumenta di 2,2% a/a, restando quindi ancora su un trend decisamente moderato. L’indice core aumenta di 0,3% m/m, con un ampio contributo del comparto del commercio (in rialzo di 1,1% m/m).
L’indice al netto di energia, alimentari e commercio è invariato su base mensile, con i servizi che registrano un incremento di 0,2% m/m. I prezzi di beni e servizi core per il consumo aumentano di 0,4% m/m, con una variazione di 0,2% m/m per i beni core e 0,3% m/m per i servizi per il consumo.
Le informazioni sui prezzi dei servizi sanitari segnalano una riaccelerazione a febbraio e un rallentamento a marzo della componente servizi sanitari nel deflatore dei consumi. I dati danno ulteriori segnali di rialzi moderati dei prezzi al consumo nei prossimi mesi.

 

COMMENTI:

AREA EURO – Secondo Reuters, l’Unione Europea è orientata ad affidare alla Commissione Europea il mandato di avviare negoziati commerciali con gli Stati Uniti, anche se la decisione deve ancora essere ratificata dal Consiglio. Il mandato è duplice: giungere a una riduzione dei dazi sui manufatti e rendere più facile per le imprese il rispetto degli standard fissati dalle rispettive normative per i prodotti importati.

USA Williams (NY Fed) ha detto che il livello attuale dei tassi è appropriato per la situazione positiva dell’economia e la normalizzazione del bilancio è in via di conclusione. Pertanto “la posizione della politica monetaria è buona”.
Williams non è preoccupato per la stabilità finanziaria, né per una ripresa forte dell’inflazione e rileva che la Fed può essere sia paziente sia aggiustare la politica monetaria se necessario.
Secondo il presidente della NY Fed alcuni dei rischi emersi qualche mese fa si sono ridotti e i segnali positivi del mercato del lavoro puntano a una prosecuzione della ripresa quest’anno.
Anche Clarida (vice-presidente Fed) ha dato un quadro positivo dell’economia e di fiducia nella stance attuale della politica monetaria, affermando anche che il rialzo di dicembre non è stato un errore e che ora è appropriato essere “pazienti”. Clarida non vede ora la necessità di muovere i tassi né verso l’alto né verso il basso. A suo avviso ci sarà una ripresa della crescita mondiale nella seconda parte dell’anno, ma la Fed monitorerà anche la curva dei rendimenti per valutare un’eventuale inversione prolungata. Clarida ha sottolineato l’importanza di riportare e mantenere l’inflazione al 2%, come ha fatto anche Brainard (Board Fed) in un’intervista ieri.
Kashkari (Minneapolis Fed) ha ribadito la sua posizione contraria a ulteriori rialzi e la sua preoccupazione per la curva dei rendimenti invertita. I discorsi dalla Fed danno sostegno alla visione di consenso emersa dal FOMC di marzo, coerente con tassi fermi per il resto dell’anno.

 

Altra giornata di bassa volatilità, con escursioni giornaliere modeste anche sulle divise emergenti.

Lieve rafforzamento per l’indice del dollaro, poi rientrato nella notte. Il clima è nel complesso più positivo, grazie ad aspettative di rafforzamento dell’economia cinese che, da alcune settimane, si sono già riflesse in una performance migliore degli indici azionari e del petrolio. La situazione favorisce anche i carry trade.

Nella notte, l’euro si è rafforzato contro dollaro, apparentemente per speculazioni legate ad operazioni di acquisizione transfrontaliere. Nel pomeriggio di ieri, il cambio con il dollaro era sceso fino a 1,1254, ma ora scambia fra 1,1280-90.

Lo yen ha visto accelerare il cedimento contro dollaro iniziato nella notte di mercoledì, che ormai ha toccato quota 111,8 e sta lambendo i massimi di inizio marzo. Il governatore Kuroda rimane positivo sulla probabilità di riaccelerazione dell’economica globale.

Correzione per la NOK, che dai minimi di 9,5728 è ora rientrata a 9,62 contro euro. Per ora la corona norvegese dovrebbe aver pienamente scontato la revisione dello scenario di politica monetaria.

 

MARKET MOVERs:

AREA EURO – La produzione industriale è vista stagnante a febbraio, dopo il balzo di 1,4% m/m registrato a gennaio. La variazione annua passerebbe  da -1,4% a -0,4%. Se confermato, il dato lascerebbe la produzione in rotta per un avanzamento di 0,3% t/t nel 1° trimestre, dopo il calo di -1,2% t/t a fine 2018.

STATI UNITI
– I prezzi all’import a marzo sono previsti in aumento di 0,4% m/m, con un contributo positivo del petrolio, dopo +0,6% m/m di febbraio.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan ad aprile potrebbe essere poco variata dalla lettura finale di marzo (98,4). Il mercato del lavoro sempre positivo, il calo dei tassi sui mutui e la buona performance del mercato azionario dovrebbero contribuire a sostenere la fiducia su livelli elevati e coerenti con una ripresa dei consumi dopo la frenata del 1° trimestre.