Seguci su twitter

Categorie

11 gennaio 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – Le vendite al dettaglio sono aumentate di +0,7% m/m a novembre, sia in valore che in volume. È l’aumento congiunturale più rilevante negli ultimi sei mesi.
La variazione tendenziale è rimasta stabile a +1,6% a/a in valore ed è salita a +1,8% in volume: continuano ad essere trainanti i discount di alimentari (+4,8%) e gli esercizi specializzati (+4,4%).
Inoltre, continua il boom del commercio elettronico (+22,4%). Proprio questa forma distributiva spiega il deciso incremento di elettrodomestici, radio, tv e registratori (+11,7% a/a), legato alle promozioni in occasione del cosiddetto Black Friday.
Resta invece decisamente in rosso il comparto “cartoleria, libri, giornali e riviste” (-2,5% a/a). Le vendite sono in rotta per una crescita di 0,2% t/t in valore e 0,4% t/t in volume nell’ultimo trimestre dell’anno.
Tuttavia, l’aggregato manifesta una scarsa correlazione con i consumi di contabilità nazionale, che nel 3° trimestre erano calati di -0,1% t/t e -0,5% t/t per quanto riguarda i beni di consumo non durevoli, a fronte di un incremento di +0,4% t/t delle vendite al dettaglio (sia in valore che in volume).

 

COMMENTI:

BCE – I verbali della riunione BCE dello scorso 13 dicembre non hanno introdotto novità di rilievo né sulla valutazione dello scenario macro, né sulla politica monetaria.
Nel complesso i verbali restano coerenti con l’avvio di un moderato ciclo di rialzi a fine 2019.
I verbali rivelano che Coeuré aveva indicato come appropriati alcuni adeguamenti tecnici per la politica di reinvestimento.
I riacquisti verranno condotti nella giurisdizione in cui sono stati originariamente effettuati, ma l’allocazione del portafoglio continuerà ad essere corretta al fine di allineare maggiormente la quota del portafoglio con le nuove quote nel capitale BCE.
Inoltre, il Consiglio mira a mantenere le quote sia per le obbligazioni sovranazionali che per i titoli governativi sui livelli di fine dicembre 2018. Infine, ma non meno importante, durante la fase di reinvestimento, l’Eurosistema continuerà a rispettare il principio di neutralità per scadenza attraverso un’attuazione agevole e flessibile.
I verbali non includono indicazioni su nuove operazioni a medio lungo termine, ma solo di “rivedere il contributo delle operazioni di rifinanziamento a più lungo termine alla politica monetaria“. La frase è piuttosto vaga e suggerisce che, qualora la BCE rinnovi le operazioni a medio lungo termine, non lo farà alle condizioni estremamente vantaggiose di quelle applicate alle TLTRO II che scadono in quattro tranches tra giugno 2020 e marzo 2021.
Continuiamo ad aspettarci che la BCE annunci almeno un’ultima operazione di rifinanziamento a lungo termine entro marzo.
Per quanto riguarda il ciclo economico, i verbali indicano che i membri del Consiglio erano generalmente concordi su di uno scenario di modesta espansione nel 2019 – 2020 e quindi di ritorno al trend (1,5%) nel 2020. Tuttavia, si è scelto di mantenere come ancora bilanciata la valutazione dei rischi per lo scenario macro dal momento che insieme a fattori di freno nell’ultimo mese sono emersi elementi potenzialmente di supporto per la crescita: il calo significativo del prezzo del greggio e l’indicazione di politiche fiscali più espansive.
Inoltre il Consiglio riteneva che la spesa delle famiglie e investimenti aziendali fossero ancora coerenti con una fase di crescita solida anche se in rallentamento dai ritmi sorprendentemente forti del 2017.
Nel mercato del lavoro, i primi segnali di accelerazione salariale supportano un graduale aumento dell’inflazione core nei primi mesi del 2019.

REGNO UNITO – Sul fronte Brexit la giornata di ieri non ha aggiunto vere novità a parte un discorso di Corbyn, capo dei laburisti, che ha indicato come in caso di sconfitta del Governo al voto della prossima settimana si dovrebbe andare il prima possibile a nuove elezioni e che se i laburisti dovessero formare un nuovo Governo, il primo obiettivo sarebbe rinegoziare un accordo di uscita, dopo aver chiesto un’estensione del periodo negoziale.

STATI UNITI – La terza settimana di shutdown si concluderà stasera, senza spiragli di soluzione. Da domani, l’attuale chiusura degli uffici federali sarà la più lunga della storia.
Di fronte al blocco del Congresso, l’amministrazione sta dibattendo la fattibilità di dichiarare un’emergenza nazionale e le modalità per ottenere finanziamenti per la costruzione del muro con il Messico.
La dichiarazione di emergenza, anche se circondata da rischi legali, al momento sembra però l’unica via di uscita per Trump, che da un lato non vuole piegarsi, e dall’altro riceve pressioni dai repubblicani per via dei crescenti costi economici e politici della chiusura degli uffici federali.

Negli USA, altri discorsi dalla Fed danno supporto alla previsione di una pausa di qualche riunione prima che vengano considerati nuovi interventi sui tassi.
Powell ieri ha ripetuto il messaggio inviato in modo corale dal FOMC a partire da inizio anno: la Fed può essere paziente e flessibile e vedere quello che evolverà”. Il presidente della Fed ha anche segnalato disponibilità ad agire preventivamente, “cercando di far compensare dalla politica monetaria la debolezza prima ancora che avvenga”.
Powell ha poi sottolineato che l’economia americana è “solida” ma la principale preoccupazione riguarda la crescita globale, in particolare quella cinese.
Anche Clarida ha dato indicazioni di flessibilità e pazienza la crescita globale in rallentamento e condizioni finanziarie più restrittive sono venti contrari per il ciclo USA e, se perdureranno, saranno incorporati in una politica monetaria appropriata e mirata a mantenere l’economia il più vicina possibile al mandato della Fed.
Evans ha ribadito non c’è fretta per muovere i tassi, aggiungendo che la Fed potrebbe aspettare per almeno sei mesi.
Infine Kashkari ritiene che la banca centrale possa prendere tempo per raccogliere informazioni, mentre Bullard ha reiterato una visione più preoccupata.

Sempre dagli USA, sul fronte dei negoziati commerciali con la Cina, è stato annunciato che il vice-premier cinese Liu He dovrebbe incontrare a Washington il segretario del Tesoro Mnuchin il 30-31 gennaio.
L’incontro è soggetto però a rischi collegati alla chiusura degli uffici federali (il Tesoro è fra le agenzie i cui fondi sono bloccati dallo shutdown).

 

In questo contesto meno teso sul sentiero della politica monetaria statunitense rispetto alla visione del mercato di fine anno, la volatilità dei cambi sta rientrando e l’indice del dollaro sembra in via di stabilizzazione.

L’euro sembra iniziare a valutare un possibile nuovo livello di equilibrio attorno a 1,1530, dopo che i verbali della riunione BCE dello scorso 13 dicembre non hanno introdotto novità di rilievo.

La sterlina verso una stabilizzazione contro il biglietto verde a 1,2750 contro euro sempre verso 0,9050.

Sullo yen c’è stato un marginale recupero di USD (+0,5%), a confermare che le parole dei banchieri centrali americani stanno convincendo il mercato.

 

MARKET MOVERs:

In Germania, l’indice ZEW potrebbe tornare a perdere quota dato l’andamento incerto dei mercati nelle ultime settimane. L’indice sulle attese è visto in calo. L’indice sulla situazione corrente dovrebbe rimanere stabile

In Spagna, si attende l’evoluzione della produzione industriale dopo il forte calo precedente. Le indagini di fiducia hanno segnalato negli ultimi mesi un rallentamento di attività nell’industria, anche se meno marcato che nel resto della zona euro.

In Italia, la produzione industriale è attesa tornare a calare: la recente flessione delle indagini di fiducia nel settore manifatturiero segnala che l’attività produttiva nell’industria è in una fase di sostanziale stagnazione.

Negli Stati Uniti, Il CPI a dicembre è previsto in calo, sulla scia della continua correzione del prezzo del petrolio. L’indice core dovrebbe proseguire invece sul trend di moderati rialzi.