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11 Aprile 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – La produzione industriale è salita a sorpresa anche a febbraio di +0,8% m/m (dopo il +1,9% m/m di gennaio, rivisto al rialzo di due decimi). L’aspettativa era per una correzione dopo il balzo del mese precedente.
Era infatti da fine 2017 che non si vedeva un bimestre così positivo per l’output.
La tendenza annua è tornata in territorio positivo, a +0,9% da -0,8% precedente (ai massimi dallo scorso settembre).
Nel solo manifatturiero, la produzione è in crescita di +1,3% rispetto a un anno prima.
Il rimbalzo su base congiunturale è trainato per il secondo mese dai beni di consumo (+3,2% m/m dopo il +2,6% precedente), soprattutto non durevoli. Ciò conferma come in questa fase la tenuta del ciclo sia legata soprattutto ai consumi delle famiglie.
In progresso comunque anche i beni capitali (+1,1% m/m da +0,7% precedente, dopo i forti cali registrati tra settembre e novembre dell’anno scorso).
Inoltre, la crescita sarebbe stata anche più accentuata al netto dell’energia (in calo di -2,4% dopo il +2,9% m/m di gennaio, probabilmente per via del clima mite che ha caratterizzato il mese).
• Il dato è per molti versi sorprendente, soprattutto perché in controtendenza rispetto alla fiducia delle imprese manifatturiere, che mantiene un trend di calo.
L’aumento di produzione potrebbe essere legato all’anticipo di ordini dall’estero nei primi due mesi dell’anno dovuto ai timori connessi agli effetti della Brexit. In tal senso, non è escluso che l’attività produttiva possa tornare a calare nei mesi di marzo e aprile. In ogni caso, il dato migliora le prospettive per il 1° trimestre, in quanto la produzione è ora in rotta per un incremento di 1,4% t/t, dopo la flessione di -0,9% t/t vista a fine 2018. Sarebbe il miglior trimestre per l’industria dall’estate 2017.
• Già prima di questo dato non ci aspettavamo un terzo calo consecutivo del PIL in termini congiunturali a inizio 2019: dopo l’aumento della produzione, infatti, l’industria potrebbe tornare a contribuire al valore aggiunto, per circa due decimi.
È possibile che il PIL torni a crescere su base congiunturale nel 1° trimestre, anche se non si può escludere che il trimestre in corso possa essere invece meno dinamico, proprio sulla scia di una possibile correzione nell’industria.
• In ogni caso, il dato segnala che oggi i rischi al ribasso sull’orizzonte di crescita appaiono meno accentuati rispetto a qualche settimana fa. La nostra attuale previsione sul PIL italiano è 0,2% per l’anno in corso e 0,7% per il 2020, in linea con le stime programmatiche diffuse ieri dal governo nel Documento di Economia e Finanza. A nostro avviso, i rischi al ribasso rispetto a tale scenario permangono ma si sono ridotti per l’anno in corso, e riguardano soprattutto il 2020, con particolare riferimento alle scelte di politica fiscale che il governo ha per ora solo illustrato a grandi linee e che dovranno essere dettagliate nella prossima Legge di Bilancio.

FRANCIA – La produzione industriale è avanzata a febbraio di 0,4% m/m (da 1,2% m/m di gennaio), smentendo le attese, che erano per una contrazione.
Il contributo del comparto manifatturiero è stato determinante, registrando un avanzamento di 1,1% m/m da 0,7% m/m, che ha più che controbilanciato l’atteso crollo della produzione energetica (-3,8% m/m da 4,5% m/m). In media annua la variazione si è mantenuta in territorio positivo a 0,6% da 1,7%. Il dato di febbraio lascia la produzione industriale in rotta per un avanzamento di 1,2% t/t nel primo trimestre, per un contributo positivo alla formazione del PIL di oltre un decimo.

GERMANIA – La seconda lettura conferma che a marzo i prezzi al consumo sono cresciuti di 0,4% m/m (come a febbraio) sull’indice nazionale e di 0,6% m/m su quello armonizzato, per un’inflazione in rallentamento all’1,3% dall’1,5% sull’indice nazionale e all’1,4% dall’1,7% su quello armonizzato.

STATI UNITI – Il CPI a marzo aumenta di 0,4% m/m (1,9% a/a), con rialzi dell’energia di 3,5% m/m (-0,4% a/a) (benzina: +6,5% m/m) e di 0,3% m/m degli alimentari.
L’indice core è in rialzo di 0,1% m/m (2% a/a), mantenendo la variazione media mensile degli ultimi sei mesi vicina a 0,2% m/m.
I beni core registrano un calo di -0,2% m/m, trainato da auto usate (-0,4% m/m), abbigliamento (-1,9% m/m, dopo due rialzi consecutivi). Invece, sono in aumento i prezzi delle auto nuove (+0,4% m/m), dei beni medici (0,3% m/m, spinti dai medicinali) e dei computer (+0,5% m/m).
I servizi al netto dell’energia sono in rialzo di 0,3% m/m (2,7% a/a), in lieve accelerazione rispetto alla media recente di +0,2% m/m.
L’abitazione segna +0,3% m/m, con incrementi di 0,4% m/m per gli affitti e di 0,8% m/m per alberghi e altre residenze. Anche i servizi medici hanno tariffe in aumento di 0,3% m/m, concentrato nei servizi ospedalieri e nelle assicurazioni sanitarie. Nell’istruzione, i prezzi aumentano di 0,5% m/m, mentre proseguono le correzioni delle tariffe della telefonia mobile e dei collegamenti internet. Complessivamente, i dati sono in linea con un sentiero di inflazione core moderato e senza pressioni verso l’alto, nonostante la ripresa della dinamica salariale.

CINA – L’inflazione dei prezzi al consumo è salita a 2,3% a/a in marzo (da 1,5% a/a in febbraio), principalmente a causa di un impatto dal comparto degli alimentari, dove l’inflazione è salita a 4,1% a/a da 0,7% febbraio, sostenuta anche dal trend di aumento dei prezzi della carne di maiale negli ultimi mesi, a causa dell’influenza suina.
L’inflazione core (al netto di alimentari ed energia) è rimasta invariata a 1,8% a/a e l’inflazione del comparto dei servizi è rallentata lievemente a 2% a/a (da 2,1% in febbraio), il minimo dai primi mesi del 2016.
L’inflazione dei prezzi alla produzione è salita a 0,4% a/a dal minimo degli ultimi due anni raggiunto in gennaio e febbraio (0,1% a/a), guidata dall’aumento dei prezzi nei comparti minerario e alimentare. In generali il rialzo dei prezzi degli alimentari, che è atteso continuare nei prossimi mesi, dovrebbe però essere controbilanciato dall’assenza di pressioni in altri comparti che limiteranno la risalita dell’inflazione dei prezzi al consumo nel corso dell’anno.

 

COMMENTI:

BCE – La riunione del Consiglio direttivo si è conclusa senza novità sulle misure di politica monetaria, come largamente atteso.
Tuttavia, il Consiglio ha deciso di inviare un segnale importante ai mercati con il comunicato ufficiale, confermando che i dettagli operativi delle TLTRO III verranno annunciati ad una delle prossime riunioni, molto probabilmente a giugno quando la BCE avrà una valutazione aggiornata dello scenario.
Come atteso, la BCE ha indicato che il prezzo sarà determinato tenendo conto di due importanti elementi: 1) come evolve la trasmissione dell’impulso di politica monetaria
2) ulteriori sviluppi del ciclo.
La BCE è preoccupata dei dati deboli e ha confermato che i rischi per la crescita restano verso il basso e derivano in larga misura dallo scenario internazionale. Nonostante siano rientrati alcuni dei fattori idiosincratici che hanno pesato sul ciclo a fine 2018, la domanda estera resta debole ed è probabile che la crescita del PIL resti fiacca anche nella restante parte dell’anno.
Inoltre, secondo Draghi l’inflazione, che si conferma più debole delle attese, toccherà un minimo a settembre. Tuttavia, Draghi ha sottolineato che nel complesso la probabilità stimata di recessione rimane bassa.
Il secondo passaggio di rilievo del comunicato è che il Consiglio ha formalmente recepito quanto ventilato da Draghi alla ECB watchers conference, ovvero che potrebbe valutare misure per mitigare l’eventuale impatto di tassi negativi sulla redditività delle banche. Draghi ha spiegato che per il momento il Consiglio non ha discusso nemmeno se le misure sono necessarie, e aspetta i risultati dell’analisi. Tuttavia, il Presidente della BCE ha spiegato che la reazione dei mercati dopo la ECB watchers conference va valutata come corretta. Ricordiamo che i mercati, dopo il 26 marzo, hanno spostato ulteriormente in avanti il primo rialzo dei tassi e finanche iniziato a prezzare, al margine, un taglio. Draghi ha sottolineato che in termini aggregati l’impatto dei tassi negativi sulla redditività delle banche è contenuto.
Il messaggio è di apertura e conferma un orientamento ancora ampiamente accomodante. Draghi ha ripetuto a più riprese che il Consiglio è pronto a reagire a sviluppi avversi con tutti gli strumenti disponibili (tra questi plausibilmente anche acquisti di asset, sebbene non siano stati discussi ieri).

BREXIT – Il Consiglio Europeo ha accordato al Regno Unito una proroga dell’art. 50 fino al 31 ottobre 2019, con la possibilità di recedere prima in caso di approvazione dell’accordo da parte del Parlamento. La proroga include un punto di controllo il 30 giugno.

STATI UNITI – I verbali della riunione del FOMC di marzo non danno sorprese sulla distribuzione delle opinioni nel Comitato sul sentiero atteso dei tassi.
Secondo i verbali “la maggioranza dei partecipanti prevedeva che l’evoluzione dello scenario economico e dei rischi per l’outlook probabilmente giustificherebbero un intervallo obiettivo dei tassi invariato per il resto dell’anno”.
Come emerso già dal grafico a punti e dai discorsi, una minoranza (“alcuni”) ritenevano con una crescita sopra il potenziale potrebbe essere giustificato aumentare i tassimodestamente” nel 2019. Nei verbali c’è un diffuso consenso secondo cui “i dati e altri sviluppi” potranno determinare la direzione futura dei tassi, sia verso l’alto sia verso il basso; in ogni caso, a meno di un’inattesa svolta molto negativa dell’economia, non sono stati considerati tagli dei tassi.
In generale, la visione di consenso resta di crescita ancora solida, con una probabile ripresa di consumi e investimenti dal 2° trimestre in poi.
Sull’inflazione, “diversi” partecipanti rilevavano che le aspettative potrebbero essere al di sotto del livello coerente con l’obiettivo del 2% e potrebbero essere la causa della modesta dinamica dei prezzi, pur in presenza di salari in rialzo e mercato del lavoro sotto pressione. Durante la discussione, “diversi” partecipanti hanno indicato che sarà opportuno rivedere l’utilizzo del termine “paziente” man mano che lo scenario dei rischi evolve, con un paio di partecipanti che hanno sottolineato che l’uso del termine non dovrebbe segnalare un limite alle opzioni sui tassi.
Sul bilancio, non sono emerse novità rispetto a quanto già diffuso durante la conferenza stampa, con le indicazioni precise per la fine del processo di disinvestimenti.
Il punto ancora incerto, relativo alla durata ottimale del portafoglio, è stato discusso, e “molti” partecipanti hanno dato opinioni preliminari sui pro e contro di “composizioni alternative” del portafoglio.
Una decisione non è imminente, dato che si discuterà ancora di composizione del portafoglio nelle “prossime riunioni”. Nel complesso, il messaggio di stabilità dei tassi per il 2019 è stato confermato: noi lo condividiamo, mentre il mercato continua a prevedere un taglio entro la fine dell’anno.

USA–CINA – Secondo il segretario del Tesoro Mnuchin, sono stati fatti passi avanti significativi verso un accordo USA-Cina sul commercio.
Mnuchin ha detto che è stato trovato un compromesso sul meccanismo di controllo del rispetto degli impegni. Il principale negoziatore dal lato americano, Lighthizer, non ha invece fatto commenti. Un punto ancora da risolvere riguarda la sorte dei dazi imposti nel 2018, su cui Cina e USA continuano ad avere posizioni diverse.

 

In una giornata con novità su molti fronti aperti (BCE, FOMC, Brexit, guerre commerciali), i principali cross hanno registrato di nuovo una scarsa mobilità. L’indice del dollaro ieri ha registrato un picco per poi velocemente ritornare circa in linea con il livello pre-riunione (-0,2%), dopo la conferenza stampa di Draghi. A seguire, anche i verbali del FOMC di marzo, hanno lasciato il biglietto verde indifferente.

In apertura stamattina, l’euro si è rafforzato più per effetto dell’evoluzione Brexit che per l’appuntamento con la BCE. Scambia ora a 1,1276 contro USD.

La sterlina si è marginalmente rafforzata sulla scia della notizia di un’estensione fino al 31 ottobre sul fronte Brexit, scambia ora a 1,3080 contro il dollaro (+0,3%) e a 0,8620 contro EUR (+0,5%).

Si sta concretizzando l’atteso rafforzamento della NOK, che scambia a 9,578 contro euro stamane, così come l’indebolimento del CHF contro euro (0,7% di variazione in una settimana).

 

MARKET MOVERs:

FRANCIA – La seconda stima dovrebbe confermare a marzo un aumento dei prezzi al consumo di 0,8% m/m sull’indice nazionale e di 0,9% m/m su quello armonizzato, per effetto in particolare della componente alimentare e dei prodotti manifatturieri.
L’inflazione è però attesa in rallentamento all’1,1% dall’1,3% sull’indice nazionale e all’1,3% dall’1,6% su quello armonizzato.

STATI UNITI – Il PPI a marzo dovrebbe aumentare di 0,4% m/m, sulla scia della ripresa dei prezzi energetici. Gli indici core e al netto di alimentari, energia e commercio dovrebbero rimbalzare di +0,3% m/m, dopo +0,1% m/m di febbraio, spinti dai servizi, ma con un contributo positivo anche dai beni core.
Il trend dei prezzi dovrebbe restare comunque contenuto, senza segnali di aumento verso l’alto.