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09 gennaio 2019 – nota economica giornaliera

AREA EURO – A dicembre l’indice ESI è calato più delle attese a 107,3 da 109,5, sulla scia di un diffuso peggioramento: nell’industria (-2,3 punti), servizi (-1,4 punti) e costruzioni (-1,0 punti).
Le condizioni tengono solo nel commercio al dettaglio (+0,5 punti) ma la valutazione per i prossimi mesi è comunque di peggioramento.
Anche la fiducia dei consumatori si è deteriorata notevolmente (-2,3 punti) ed il calo è diffuso a tutte le componenti disoccupazione, aspettative di risparmio e le opinioni sulla situazione finanziaria futura.
Il calo del clima economico è condiviso dai principali paesi: Germania (-1,9 punti a 109,9), Francia (-2 punti a 102,8), Spagna (-3 punti a 104,1) e Italia (-1,4 punti a 104,5). Il peggioramento del sentiment nell’industria è il risultato delle opinioni più pessimistiche delle imprese sui livelli attuali e futuri degli ordini, ma anche degli ordini di esportazione.
Le attese sui prezzi di vendita sono salite in tutti i comparti: si noti che la tendenza è in contrasto con quella delle attese di mercato, ma l’aumento delle aspettative sui prezzi basate sui sondaggi suggerisce che la BCE manterrà ferma la comunicazione sui tassi di interesse.
In media, l’indice ESI nel 4 ° trimestre si è attestato a 108,8 da 111,5 del terzo trimestre: il calo non fa che confermare il messaggio del PMI composito che a dicembre è scivolato ancora ed è poco al di sopra di quota 50.
La previsione di crescita nell’eurozona (1,5%) al di sotto del consenso sembra ancora plausibile ma i rischi si stanno spostando verso il basso: per il momento le analisi indicano moderatamente un aumento dell’inflazione core verso l’1,5% per metà del 2019.

STATI UNITI – La Banca Mondiale ha rivisto verso il basso le previsioni di crescita mondiale per il 2019-20 sulla scia degli effetti delle dispute commerciali, delle correzioni dei mercati finanziari e delle tensioni valutarie in diversi paesi emergenti.
Nella revisione, le previsioni per gli Stati Uniti sono più deboli, con una crescita attesa del 2,5% nel 2019 e di 1,7% nel 2020 (da 2,8 e 2%). Il nuovo scenario economico è molto incerto secondo la Banca Mondiale, con rischi sia vero il basso sia verso l’alto.
La previsione per la crescita globale è di 2,9% nel 2019 (da 3%).
COMMENTI:

REGNO UNITO – Il Governo è stato sconfitto per 7 voti su un emendamento al Government Finance Bill, considerato un test della dimensione dell’opposizione trasversale a una no-deal Brexit. Venti deputati conservatori hanno votato contro il Governo.
L’emendamento di per sé non potrebbe impedire un’uscita senza accordo, né obbliga il governo a chiedere un’estensione del periodo negoziale, ma mette in luce che esiste un ampio fronte trasversale contrario a un’uscita senza accordo, finora indicata dal governo come unica alternativa al trattato di recesso concordato con l’UE.
Ieri è arrivata conferma che sono previsti altri 5 giorni di dibattito su tale accordo, al termine dei quali dovrebbe tenersi finalmente il voto.

STATI UNITI – La chiusura parziale degli uffici federali è oggi al suo 19° giorno, ed è ormai la seconda più lunga della storia (la più lunga, di 21 giorni, avvenne nel dicembre 1995).
L’appello televisivo di Trump, a reti congiunte, ieri sera ha mirato a spostare l’attenzione dalla chiusura degli uffici alla “crisi umanitaria” al confine con il Messico, evitando però dichiarare che si tratta di un’emergenza nazionale.
Secondo il Presidente è essenziale per la sicurezza nazionale costruire un muro sul confine meridionale.
I leader democratici hanno risposto con un messaggio televisivo invece concentrato sugli effetti della chiusura degli uffici e sul fatto che la difesa dei confini va attuata con altri strumenti. Oggi ci sarà un incontro fra Trump e i senatori repubblicani, seguito da un colloquio fra il Presidente e i leader dei due partiti.
Sui mercati valutari la volatilità è in moderato calo sulla scia della fiducia sull’esito colloqui tra funzionari americani e cinesi che si chiuderà oggi, e del recupero dei mercati azionari. L’indice del dollaro ha chiuso ieri in marginale calo (-0,1%), con l’euro che ne ha beneficiato.

Il cambio EURUSD ha assorbito nelle ultime settimane la revisione al ribasso delle aspettative sui tassi Fed e il maggiore interesse dei mercati sul fronte delle guerre commerciali, scambiando ora intorno a 1,1470.

La sterlina ha perso uno 0,3% contro USD a 1,2744 e uno 0,4% contro EUR a 0,8997.

Yen poco mosso dopo aver riassorbito quasi del tutto il movimento anomalo del 2 gennaio. Ora si trova appena sotto la soglia di 109,00.

Tra le commodity currency, il CAD si è rafforzato ancora alla vigilia della riunione di BoC (+0,5%) che oggi dovrebbe lasciare il tasso di riferimento invariato all’1,75% e rivedere al ribasso le previsioni economiche alla luce del crollo del prezzo del petrolio.

Anche il franco svizzero rimane stabile contro EUR e USD. Oggi verrà pubblicato il dato sulle riserve di dicembre di SNB che tuttavia non dovrebbe dare indicazioni rilevanti.

 

MARKET MOVERs:

In Area euro, il tasso di disoccupazione potrebbe calare a novembre in media a 8,0%, come anche in Italia si attende un calo rispetto al 10,6% di ottobre.
In effetti, la salita era dovuta al calo degli inattivi, in presenza di occupati poco variati. Tuttavia, la fase di rallentamento del ciclo pone dei dubbi circa il persistere di un trend di miglioramento del mercato del lavoro, con un tasso dei senza lavoro che potrebbe rimanere sopra al 10% anche nel 2019.

Negli Stati Uniti, i verbali della riunione del FOMC di dicembre dovrebbero confermare il messaggio di cautela e dipendenza dai dati emerso dal comunicato e dalla conferenza stampa di Powell.
Le principali informazioni dovrebbero riguardare la discussione sullo scenario e sui rischi per l’evoluzione dell’economia, in una fase in cui le condizioni finanziarie, sebbene ancora espansive, hanno subito effetti rilevanti legati alla volatilità e alla correzione dei mercati azionari.
Tuttavia, i verbali potrebbero essere “datati”, visto che la riunione è avvenuta prima della chiusura parziale degli uffici federali, iniziata il 21 dicembre: per ora è incerta la durata di questo “shutdown”, ma con il passare dei giorni aumenta l’incertezza sulle conseguenze economiche.
Per il sentiero dei tassi, a questo punto, sarà più importante seguire i discorsi dei partecipanti al FOMC delle prossime settimane rispetto a quelle dei verbali della pre-riunione di dicembre.