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08 Marzo 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – Le vendite al dettaglio hanno mostrato un recupero a gennaio, crescendo di +0,5% m/m (+0,6% m/m in volume) dopo il calo di -0,6 m/m registrato a dicembre.
La variazione tendenziale è tornata in territorio positivo, a +1,3% a/a da -0,8% precedente (e a +1,5% da -0,6% in volume).
Il recupero nel mese è dovuto agli alimentari.
Su base annua, continua ad essere trainante la grande distribuzione (+2,8%, un massimo da marzo 2018, che peraltro era “gonfiato” dalle festività Pasquali), in particolare i discount di alimentari (+6,2%); torna a crescere il commercio elettronico (+13,3%, dopo il -0,3% di dicembre).
Viceversa, restano in flessione le imprese operanti su piccole superfici, specie di non alimentari.
Il dettaglio per gruppi di prodotti è assai variegato: si notano robusti incrementi per calzature e articoli in cuoio e da viaggio (+2,3%) ed elettrodomestici, radio, tv e registratori (+2,2%), a fronte di flessioni marcate per cartoleria, libri, giornali e riviste (-1,6%) e prodotti farmaceutici (-1,2%).
Nel trimestre, le vendite risultano in rotta per un aumento dello 0,2% t/t in valore e dello 0,3% t/t in volume (da -0,1% e +0,2% t/t precedenti, rispettivamente).
Ciò segnala che i consumi di contabilità nazionale nel 1° trimestre potrebbero evidenziare una variazione di 0,1/0,2% t/t (simile o marginalmente superiore a quella dei tre mesi precedenti).

GERMANIA – Gli ordini all’industria segnano un’ampia correzione a gennaio, -2,6% m/m, contro attese di un rialzo. Il dato di dicembre è stato rivisto verso l’alto a +0,9% m/m (da -1,6% m/m), ma la tendenza di fondo resta debole stando alle indicazioni dalle indagini IFO e PMI. Il rallentamento del commercio mondiale pesa ovviamente sull’andamento del manifatturiero tedesco.

STATI UNITI – La Fed ha pubblicato i conti finanziari degli Stati Uniti relativi al 4° trimestre 2018.
I dati riportano una contrazione della ricchezza netta delle famiglie di -3,5% t/t, con una correzione della componente delle attività finanziarie (in particolare, mercato azionario) e un aumento dell’indebitamento, a fronte di un modesto incremento della ricchezza immobiliare.
Il calo di fine 2018 è fra i più ampi da quando esiste la serie e il più ampio dal 2008. L’effetto del calo registrato a fine 2018 è probabilmente molto contenuto dato che il mercato azionario ha segnato una decisa ripresa da inizio 2019 e soprattutto visto che la detenzione di azioni è concentrata in una percentuale molto contenuta di famiglie, con una propensione al consumo molto al di sotto della media. Dal lato del debito, le famiglie hanno aumentato le loro passività di 2,9% t/t ann., le imprese non finanziarie di 2,9% e il governo federale di 2,5%.

STATI UNITI – I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 2 marzo sono poco variati, a 223 mila (da 225 mila della settimana precedente), e confermano la solidità del mercato del lavoro.

GIAPPONE – La seconda stima del PIL del 4° trimestre 2018 registra una revisione verso l’alto grazie agli investimenti fissi delle imprese, segnando una crescita di 1,9% t/t ann., dopo -2,4% t/t ann, del 3° trimestre.
Tutte le voci della domanda domestica, tranne gli investimenti pubblici, rimbalzano dopo la frenata estiva, causata da terremoti e inondazioni: consumi +1,6% t/t ann., investimenti fissi delle imprese +11,3% t/t ann., investimenti residenziali +4,6% t/t ann., consumi pubblici +3% t/t ann.
Il contributo del canale estero resta negativo.
Le indicazioni per il 1° trimestre 2019 sono molto meno incoraggianti e sulla base di indagini e dati di attività (produzione industriale) puntano a un netto rallentamento della crescita a inizio anno.

CINA – Le esportazioni sono scese del 20,7% a/a in febbraio rispetto ad un aumento del 9,1% a/a in gennaio, mentre il calo delle importazioni è stato più contenuto -5,2% vs -1.5% a/a in gennaio.
I dati sono fortemente influenzati dalla stagionalità dovuta alla variabile cadenza del capodanno cinese e quelli delle esportazioni anche da un forte effetto base negativo. Destagionalizzando i dati, il calo dell’export è molto più ridimensionato, intorno al 5% a/a, ma comunque superiore all’import (intorno al 2%), e diffuso a tutte le aree anche se resta maggiore verso gli Stati Uniti.
Questo testimonia che la dinamica è influenzata sia dall’effetto delle sanzioni ma anche dalla debolezza generalizzata della domanda estera come evidenzia l’andamento degli ordini esteri degli indici PMI, che nella maggior parte dei paesi rimane al di sotto di 50.
La cancellazione di parte dei dazi difficilmente potrà quindi riportare un’inversione della dinamica delle esportazioni. Restano in netto calo anche le importazioni dagli USA e dall’area ASEAN mentre hanno dato segnali di miglioramento quelle dall’Area Euro.

 

COMMENTI:

AREA EURO – La BCE ha annunciato un pacchetto di misure di stimolo che va oltre le attese. Gli ambiti di intervento del consiglio direttivo sono stati due: i tassi e le misure di credit easing.
La BCE ha inoltre deciso di estendere l’assegnazione piena fino a marzo 2021. Invece, un nuovo programma di acquisto non è stato oggetto di discussione alla riunione di marzo.
La necessità di imprimere un forte impulso ai mercati e alle condizioni finanziarie è giustificata dalla revisione al ribasso alle stime di crescita e inflazione 2019- 2021 headline e core e dal fatto del tutto inusuale che il Consiglio ha mantenuto una valutazione dei rischi verso il basso anche dopo la revisione delle previsioni.
Ciò riflette l’elevato grado di incertezza derivanti da fattori esterni e come tale non facilmente quantificabile né contrastabile.
La principale fonte di incertezza è l’entità e la durata del rallentamento del commercio internazionale, dal momento che i fattori idiosincratici interni sembrano in parte rientrati. L’atro elemento di rischio è l’esito dei negoziati su Brexit che potrebbe aver pesato in modo decisivo sulle decisioni del Consiglio a marzo. Le decisioni prese alla riunione di marzo estendono condizioni finanziarie ultra accomodanti nell’area euro per almeno altri due anni (marzo 2021).
La reazione del mercato obbligazionario e valutario si è consolidata nel dopo conferenza stampa e conferma che ancora una volta Draghi è riuscito nell’intento di sorprendere e tranquillizzare.
• Per quanto riguarda i tassi, il Consiglio ha deciso di spostare in avanti la data in cui i tassi resteranno sui livelli attuali riducendo, quindi, il gap con le attese di mercato.
La decisione sulla guidance è una sorpresa. Le attese erano di tassi fermi fin dopo l’estate 2019.
Molti membri del Consiglio hanno suggerito di spostare la data della forward guidance fino a marzo 2020 per ridurre ulteriormente il gap con la strip EONIA, ma alla fine si è deciso che le informazioni dai dati non giustificavano un ulteriore slittamento.
Durante la conferenza stampa è emerso che la BCE non ha discusso misure per mitigare l’impatto dei tassi negativi sulla redditività del sistema bancario, dal momento che per ora l’evidenza complessiva sugli effetti del regime di tassi a -0,40% sarebbe positiva.
Ciò non significa che non possa riemergere una discussione più avanti su un sistema di tiering ovvero di tassi più puntivi per livelli di eccessi di riserva più ampi.
• La vera sorpresa riguarda le misure di sostegno al credito.
La BCE ha annunciato che nuove operazioni di rifinanziamento ciascuna con la durata di due anni saranno condotte con cadenza trimestrale tra settembre 2019 e marzo 2021 per complessive 7 nuove aste.
Le attese erano per indicazioni e impegno di massima a lanciare nuove misure di credit easing ma la decisione di introdurre ben 7 nuove aste è inaspettata, anche perché più membri del Comitato esecutivo avevano indicato che marzo era troppo presto per annunci in merito.
Le nuove operazioni TLTRO III saranno condotte al Refi prevalente nella vita della operazione e non al tasso sui depositi. Le banche potranno prendere a prestito fino al 30% dello stock di impieghi al 28 febbraio 2019. Nel comunicato si legge che “come il programma di TLTRO in essere, le TLTRO III incorporeranno incentivi al fine di preservare condizioni creditizie favorevoli. Informazioni più precise sui termini delle TLTRO III saranno comunicate prossimamente”.

STATI UNITIWilliams (NY Fed) ha detto che lo scenario economico resta solido, ma la presenza di rischi rende appropriato non dare guidance sul sentiero futuro dei tassi. In questo momento i tassi sono “esattamente dove dovrebbero essere” e non c’è necessità di dare indicazioni in una direzione o nell’altra: pertanto il presidente della NY Fed si astiene dal dire “se dovremo alzare i tassi di interesse o abbassare i tassi di interesse in futuro”.
Williams ha sottolineato i rischi collegati agli eventi geopolitici, che possono lasciare una traccia sulle decisioni di investimento e assunzione delle imprese, e ha indicato che condizioni finanziarie più restrittive che possono influenzare consumi e investimenti, come si sta già notando dai dati delle costruzioni residenziali. E’ difficile immaginare come le affermazioni di assenza totale di guidance fatte da Williams possano conciliarsi con la pubblicazione del grafico a punti alla riunione di marzo.
Una possibilità è che alcuni membri del FOMC si allineino alla posizione di Bullard, che non fa più previsioni dei tassi da un paio d’anni, l’altra è che vengano eliminate le previsioni e si mantenga solo la stima dei tassi di più lungo termine. Alternativamente, mantenendo lo status quo, il FOMC darà inevitabilmente qualche forma di guidance.
Brainard (Board Fed) ha detto che con l’aumento dei rischi sulla crescita globale e dell’incertezza, è prudente adottare un atteggiamento di attesa e qualsiasi decisione sui tassi è rinviata di mesi. La sua previsione ha subito una modesta revisione verso il basso, in modo da “contrastare una parte della debolezza che avrebbe altrimenti pesato sull’economia”.
Brainard non ha voluto pronunciarsi esplicitamente sulla direzione della prossima mossa dei tassi, sottolineando solo l’importanza di mantenersi in fase di “vigile attesa”.

 

L’indice del dollaro si è rafforzato ieri dello 0,6% soprattutto a spese dell’euro, che, dopo la riunione della BCE, ha ampiamente ceduto (-1,0%), rompendo il supporto di 1,12. Ieri, Le parole di Williams (NY Fed) hanno confermato che lo scenario economico americano resta solido, ma la presenza di rischi rende appropriato non dare guidance sul sentiero futuro dei tassi.

In apertura stamattina EURUSD scambia a 1,1197. Riteniamo che, dopo una iniziale fase di debolezza sulla sorpresa dell’annuncio più accomodante della BCE, l’euro tenterà di risalire sopra il supporto di 1,12.

La sterlina ha ceduto lo 0,7% contro USD scendendo a 1,3091, proseguendo nel riassestamento visto dalla settimana scorsa in attesa delle votazioni della prossima settimana alla Camera dei Comuni in un contesto di sempre maggiore probabilità di un rinvio di uscita.
Dopo un rafforzamento in mattinata della moneta unica, la conferenza stampa di Draghi ha fatto invertire il corso, che ha visto la sterlina rafforzarsi dello 0,7% fino a 0,8556, livello su cui scambia stamattina.

Lo yen ha recuperato vigore contro dollaro (+0,6%) riportando il cross appena sopra 111,00. I dati dell’employment report di marzo potrebbero ulteriormente favorire lo yen.

 

MARKET MOVERs:

ITALIA – La produzione industriale è attesa in aumento di 0,4% m/m. La dinamica del 1° trimestre resterà debole per effetto dei pesanti cali di fine 2018. Se confermato, il dato di gennaio lascerebbe la dinamica trimestrale in rotta per un calo di -0,6% t/t dopo il -1,1% t/t di fine 2018. Le indagini presso le imprese non fanno sperare in un recupero più marcato nel breve.

FRANCIA – La produzione industriale a gennaio è vista in calo da 0,8% m/m precedente. Le indagini di fiducia hanno indicato un nuovo rallentamento della produzione nel comparto manifatturiero dopo la ripresa di dicembre. La produzione di energia potrebbe aver dato un contributo leggermente positivo. Se confermato, la variazione annua passerebbe a -0,1% (da -1,4%), impostando la produzione per un nuovo calo di -0,7% t/t nel trimestre in corso da -0,5% t/t del precedente, dando quindi un contributo alla formazione del PIL di -0,1%.

SPAGNA – La produzione industriale dovrebbe avanzare a gennaio. Si tratterebbe di un rimbalzo dopo i cali cumulati di oltre tre punti di fine 2018. Le indicazioni dalle indagini presso le imprese sono di rallentamento del comparto manifatturiero ma non di tracollo. È possibile che nei prossimi mesi si veda un ulteriore recupero, tuttavia la dinamica del 1° trimestre 2019 è pesantemente compromessa dai dati di fine 2018.

STATI UNITI – L’employment report a febbraio dovrebbe registrare un aumento di occupati non agricoli, dopo +304 mila di gennaio. A gennaio i nuovi occupati erano stati sostenuti dalle costruzioni (+52 mila), ospitalità (+74 mila) e sanità/istruzione (+55 mila), in parte spinti dal clima favorevole. A febbraio è fisiologico un ritracciamento. Il tasso di disoccupazione dovrebbe calare a 3,9% da 4% di gennaio, con una correzione della partecipazione e la fine degli effetti dello shutdown. I salari orari sono attesi in aumento, in linea con il trend recente, dopo il rallentamento, probabilmente transitorio di gennaio (+0,1% m/m).