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08 Luglio 2019 – nota economica giornaliera

STATI UNITI – L’employment report di giugno dà indicazioni ampiamente positive sul mercato del lavoro. Gli occupati non agricoli aumentano di 224 mila, dopo 72 mila di maggio.
L’aumento mensile medio degli occupati negli ultimi tre mesi è di 171 mila, in linea con la media a sei mesi e in calo da 191 mila dell’ultimo anno. Il trend verso il basso della dinamica occupazionale dovrebbe gradualmente proseguire per via di due componenti.
Dal lato della domanda, c’è un rallentamento collegato alla normalizzazione della crescita verso il potenziale, dopo un anno di espansione a un ritmo vicino al 3%, spinto dallo stimolo fiscale.
Dal lato dell’offerta, in una situazione di pieno impiego e di stabilizzazione della partecipazione, la forza lavoro non è più in grado di crescere a un tasso tale da soddisfare la domanda, come segnalato da tutte le indagini presso le imprese. In ogni caso, la dinamica occupazionale media degli ultimi tre mesi è un segnale positivo, e un indicatore di buona tenuta del mercato del lavoro in una fase di esaurimento delle risorse inutilizzate.
L’aumento dell’occupazione è diffuso ai principali settori (+191 mila nel settore privato, +17 mila nel manifatturiero, +154 mila nei servizi).
La crescita degli occupati è gonfiata da un incremento di 33 mila posti nel settore pubblico, che non dovrebbe essere strutturale. Anche in assenza di questo contributo, comunque, i dati risultano solidi. L’occupazione rilevata con l’indagine presso le famiglie registra una variazione di 247 mila (media a tre mesi: 86 mila).
La forza lavoro cresce di 335 mila (variazione media a tre mesi: 7 mila) e il tasso di partecipazione sale di un decimo a 62,9%. Il tasso di disoccupazione a giugno risale a 3,7% da 3,6%, ma l’aumento è positivo, dato che è il risultato di ampi rialzi sia dell’occupazione sia della forza lavoro. Le ore lavorate sono stabili, ma nel manifatturiero aumentano di 0,2% m/m con indicazioni positive per la produzione industriale di giugno. I salari orari sono in crescita di 0,2% m/m (3,1% a/a) e il dato di maggio è rivisto a +0,3% m/m, da 0,2% m/m.
Nel complesso, i dati sono coerenti con il proseguimento dell’espansione e ridimensionano i timori di rallentamento eccessivo, alimentati da un mese di maggio temporaneamente debole.
Le informazioni sul mercato del lavoro (employment report, nuovi sussidi, indagini delle imprese) non darebbero motivo al FOMC di ridurre i tassi a luglio, e rendono davvero improbabile un taglio di 50 pb che una parte del mercato scontava.

GERMANIA – La produzione industriale rimbalza dello 0,3% m/m a maggio, dopo il crollo ad aprile del 2% m/m, il massimo in quasi quattro anni.
La produzione al netto di energia e costruzioni aumenta di 0,9% m/m. L’aumento è di 2% m/m per i beni capitali e di 1,1% m/m per quelli di consumo, mentre per i beni intermedi si registra una correzione di 0,5% m/m.
Sono in calo su base mensile le costruzioni (-2,4% m/m) e l’energia (-2,2% m/m). Anche le costruzioni, quindi, potrebbero aver fornito un contributo marginalmente negativo nel secondo trimestre 2019, dopo il boom del primo. La variazione trimestrale del 2019(T2) si prospetta negativa.
Le prospettive per il resto dell’anno restano ancora deboli. Anche se le esportazioni appaiono in ripresa, gli ordini industriali hanno iniziato a calare dall’inizio del 2018, e hanno registrato una netta flessione anche in maggio. Gli indicatori di fiducia nell’industria, anche se si sono recentemente stabilizzati dopo un precedente deterioramento che dura da oltre un anno, indicano ancora un’attività in diminuzione. Si prevede quindi che la dinamica di crescita anno su anno rimarrà in territorio negativo per gran parte del 2019.

 

COMMENTI:

STATI UNITI – I mercati hanno chiuso la settimana con la volatilità in aumento dopo che l’employment report di giugno ha rimesso in discussione la prossima mossa della Fed. La probabilità (stima Bloomberg) di un taglio di 50 pb è scesa a 4,5%, mentre quella di un taglio di 25 pb è ora al 95,5%. Sarà essenziale leggere i verbali della riunione di giugno e ascoltare le audizioni di Powell in Congresso (10 e 11 luglio) per valutare se un taglio dei tassi è già predeterminato dai rischi collegati ai dazi, indipendentemente dai segnali congiunturali in media, almeno per ora, moderatamente rassicuranti. Con l’attuale posizionamento del mercato, il FOMC è probabilmente vincolato al taglio dei tassi a cui aveva aperto la strada tre settimane fa.

 

L’indice del dollaro si è però nettamente rafforzato venerdì (+0,3%) a spese di tutte le principali divise.

L’euro ha rapidamente ceduto terreno contro il biglietto verde (-0,3%) riportandosi a 1,1225.

La sterlina dopo uno scivolone fino a sotto la soglia di 1,2500 contro USD, riesce a recuperare terreno portandosi a 1,2525. Contro euro il cross è rimasto abbastanza stabile attorno al livello di 0,8960.
La sterlina rimane debole anche alla luce dei dati economici: importante a questo riguardo l’uscita del PIL di maggio (mercoledì), atteso in aumento.

Il cedimento dello yen è stato speculare a quello dell’euro (-0,3%), con il cross che ritorna sopra la soglia di 108,00.

Anche tra le commodity currency, i cedimenti di CAD, AUD e NZD contro USD sono stati inevitabili. Solo il CAD è riuscito a limitare le perdite per effetto dell’uscita dell’employment report canadese di giugno positivo anch’esso, che ha permesso al cross di recuperare

 

PREVISIONI:

AREA EURO – In calendario ci sono i dati di produzione industriale di maggio: il dato per l’eurozona dovrebbe indicare un avanzamento di 0,2% m/m; incrementi sono attesi anche in Germania e in Francia, mentre in Italia prevediamo ancora un mese fiacco.
La seconda stima dell’inflazione tedesca di giugno dovrebbe confermare la modesta accelerazione dell’indice nazionale (all’,16%) e la stagnazione di quello armonizzato (all’1,3%).

STATI UNITI – La settimana ha pochi dati in uscita: il focus sarà sulle audizioni di Powell in Congresso e sulla pubblicazione dei verbali della riunione del FOMC, che potrebbero dare informazioni sulle opinioni riguardo al sentiero dei tassi e alle condizioni che porterebbero a un taglio dei fed funds a luglio. I dati in uscita riguardano l’inflazione, con il CPI e il PPI core attesi in rialzo di 0,2% m/m a giugno.