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06 Marzo 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – La seconda lettura del dato sul PIL relativo al 4° trimestre 2018 ha mostrato una revisione al rialzo sul dato congiunturale (da -0,2% t/t della stima precedente a -0,1% t/t), e viceversa una rilettura al ribasso della variazione tendenziale (da +0,1% della prima lettura a zero; la revisione è dovuta soprattutto al 1° trimestre); si tratta in ogni caso di un minimo da cinque anni.
Il 2018 ha chiuso con una crescita (corretta per i giorni lavorativi) di 0,8%, in questo caso confermando la prima stima (in rallentamento dall’1,7% del 2017). Il dato 2018 non corretto per gli effetti di calendario è 0,9%.
Nel trimestre, la caduta del valore aggiunto è dovuta interamente all’industria (-0,5% t/t dopo il -0,2% t/t precedente), mentre i servizi sono tornati a crescere (+0,1% t/t dopo il -0,2% estivo). All’interno del terziario, spicca la decisa flessione dei servizi di informazione e comunicazione (-1,5% t/t, -4,4% a/a).
Anche l’agricoltura ha subito una contrazione (-1,1% t/t).
Il dettaglio delle componenti di domanda è in qualche misura incoraggiante, in quanto mostra una crescita sia pur modesta sia della domanda interna che del commercio estero, mentre il principale freno è venuto dal ridimensionamento delle scorte.
Nel dettaglio:
• I consumi delle famiglie sono aumentati di +0,1% t/t, dopo la stagnazione dei due trimestri precedenti, grazie soprattutto ai beni durevoli (+1,8% t/t, massimo da oltre un anno); la tendenza annua dei consumi è risalita marginalmente da 0,4% a 0,5% (che rappresentava un minimo da quattro anni);
• Gli investimenti sono cresciuti, sia pur lievemente (+0,3% t/t), dopo il deciso calo del trimestre precedente (-1,3% t/t). In particolare, sono rimbalzati gli investimenti sia in macchinari che in mezzi di trasporto (0,9% e 1,2% t/t, rispettivamente), mentre le costruzioni (non residenziali) hanno dato un contributo negativo. In ogni caso, la tendenza annua degli investimenti è rallentata vistosamente, ad appena 0,1% a/a dopo l’1,7% del 3°trimestre e il 6,3% del 2° trimestre: in pratica, gli investimenti su base annua sono passati in un semestre da un picco (dal 2002) a una stagnazione (che non si vedeva dal 2014);
• Come atteso, il commercio estero ha dato un contributo positivo al PIL (+0,2% t/t, come già nel trimestre estivo), in forza di un export in crescita di 1,3% a fronte dello 0,9% dell’import (entrambi i flussi risultano in accelerazione rispetto ai tre mesi precedenti);
• Il maggior contributo negativo al PIL è venuto dalle scorte (-0,4% t/t dopo il -0,1% t/t dei due trimestri precedenti);
• Infine, la spesa pubblica è calata di un decimo, in linea con il trimestre estivo.
Nel complesso il dato è migliore del previsto, in quanto non solo c’è stata una revisione al rialzo sulla variazione congiunturale del PIL, ma il dettaglio delle componenti ha evidenziato una crescita sia pur modesta sia della domanda interna che di quella estera, e l’attività economica si è contratta unicamente per via del volatile contributo negativo delle scorte.
Dopo la seconda lettura dei conti economici relativi al 4° trimestre 2018, e dopo il rimbalzo fatto segnare nel mese di febbraio dall’indice PMI composito (a 49,6 da 48,8 di gennaio, grazie a un recupero inatteso nei servizi), migliora lievemente la previsione sulla variazione congiunturale del PIL nel trimestre in corso. Se in precedenza un’altra flessione dell’attività economica (la terza consecutiva) era praticamente certa, oggi la stima sul 1° trimestre si colloca in un intervallo tra -0,1% t/t e zero (per una previsione più affidabile, occorrerà attendere il dato sulla produzione industriale di gennaio atteso il prossimo 8 marzo).
In ogni caso, le ultime informazioni non spostano di molto le prospettive per il ciclo economico.
La crescita acquisita per il 2019 è lievemente migliorata (da -0,2% a -0,1%), ma resta negativa: uno scenario di variazioni congiunturali del PIL pari a -0,05% nel 1° trimestre, +0,1% nel 2° trimestre e +0,2% nella seconda metà dell’anno, il PIL 2019 registrerebbe una crescita pari a zero.

AREA EURO
– La seconda stima rivede il PMI composito di febbraio a 51,9 (da 51,4 della lettura preliminare) e in aumento di quasi un punto rispetto al periodo precedente: nel mese sono migliorati gli ordini, che tornano a quota 50.
Siccome la seconda lettura ha confermato il PMI manifatturiero in calo (da 50,5 a 49,3), il recupero è interamente dovuto ai servizi, il cui indice è tornato a 52,8 (da 51,2) grazie al netto miglioramento in Germania (da 53 a 55,3) e in Francia (da 47,8 a 50,2) ed in minor misura Italia (da 49,7 a 50,4).
In Spagna il PMI servizi è invece calato di due decimi a 54,5.
Nei primi due mesi di quest’anno, il PMI composito si colloca in media a 51,5, circa un punto al di sotto del livello del 4° trimestre, ed indica pertanto una crescita del PIL di 0,2% t/t anche nel 1° trimestre 2019. Confermiamo la nostra stima di crescita dell’1,2% in media 2019, ma segnaliamo che i rischi sono ancora verso il basso.

STATI UNITI
– L’ISM non manifatturiero a febbraio aumenta a 59,7 da 56,7 di gennaio, sorprendendo verso l’alto le aspettative di consenso. Lo spaccato dell’indagine è positivo, con rialzi delle componenti attività (a 64,7 da 59,7) e ordini (a 65,2 da 57,7). L’occupazione corregge a 55,2 da 57,8, ma resta in territorio ampiamente espansivo e i prezzi pagati segnano un rallentamento del ritmo di crescita (55,4 da 59,4). Le imprese restano preoccupate per i dazi e per la scarsità di capacità produttività e di occupazione, ma sono complessivamente ottimiste sulle condizioni di attività e sull’economia. Le informazioni dell’indagine danno supporto all’aspettativa che l’attività continui a espandersi nel prossimo trimestre dopo la probabile battuta d’arresto di inizio anno.
– Le vendite di case nuove a dicembre aumentano per il secondo mese consecutivo, salendo a 621 mila (da 599 mila di novembre), con un rialzo marcato negli stati nord-orientali e un calo nel Midwest.
Le scorte di case invendute (a 6,6 mesi) sono in calo rispetto a un picco recente (di 7,2 mesi), ma in aumento rispetto alla media del primo semestre 2018, (intorno a 5,5 mesi). I prezzi medio e mediano di vendita sono in aumento rispetto a novembre. Il calo dei tassi sui mutui e il costante miglioramento del mercato del lavoro sono favorevoli a una stabilizzazione delle vendite, dopo un anno di deterioramento, senza però permettere un trend positivo, per via della scarsità di offerta e dei prezzi elevati.

 

COMMENTI:

REGNO UNITO – Il Partito Laburista imporrà ai propri parlamentari di votare a favore dell’emendamento che chiede di indire un secondo referendum. In precedenza, alcuni laburisti favorevoli all’uscita dall’UE avevano votato contro le indicazioni del partito. Dal lato conservatore, proseguono gli sforzi del governo per convincere gli euroscettici ad appoggiare l’accordo in occasione del voto del 12 marzo, prospettando in alternativa una lunga estensione del periodo negoziale e il prevalere di un modello di relazione con l’UE ancora più stretto.

USARosengren (Boston Fed) ha detto che una pausa nel sentiero di rialzi dei tassi è appropriata, segnalando che potrebbero essere necessarie “diverse” riunioni del FOMC per avere un quadro chiaro dello scenario e capire se “i pochi segni di debolezza” a fine anno riflettano un effettivo rallentamento o la risposta a preoccupazioni transitorie. Rosengren ha anche affermato che viste le incertezze attuali la Fed “non darà molta guidance”, in attesa di valutare se i rischi si materializzano davvero. Kaplan (Dallas Fed) ritiene importante monitorare il livello di indebitamento delle società non finanziarie, che continua a crescere in una fase di aumento del debito pubblico, e rende l’economia americana particolarmente sensibile a variazioni dei tassi di interesse.

 

Ieri altra giornata tranquilla sui mercati valutari: l’indice del dollaro ha proseguito la sua lenta avanzata grazie alle positive lettura dell’indice ISM non manifatturiero e ai dati sulle vendite di nuove case.

Alla vigilia della riunione della BCE, si registra l’assenza di reazione dell’euro nonostante dati leggermente migliori delle attese sul fronte dei PMI di febbraio: la moneta unica ha ceduto un marginale 0,3% tornando sotto la soglia di 1,1300.

In tutto ciò la sterlina prosegue la sua stabilizzazione su USD, dopo l’euforia della scorsa settimana, cedendo lo 0,2% e scambiando a 1,3130. Contro euro si registra maggiore volatilità, ma il cross rimane fermo su 0,8600.

Lo yen rimane sulla resistenza di 112,00: l’appetito per il rischio sui mercati alimenta il dollaro che però non riesce ad assestarsi sopra la soglia di riferimento nonostante vari tentativi, anche ieri. Flussi positivi di dati US manterranno la pressione sullo yen.

Tra le commodity currency, l’AUD cede lo 0,8% contro USD arrivando a 0,7030 sulla scia del dato di PIL del quarto trimestre peggiore delle attese e in rallentamento rispetto al precedente (da 2,8% a 2,3%). Il discorso del Governatore di RBA, Lowe, non riesce a infondere sufficiente ottimismo agli operatori sulla forza del ciclo in Australia, appesantito all’esterno dal rallentamento cinese e all’interno da un mercato immobiliare che desta preoccupazioni per la caduta dei prezzi.

 

MARKET MOVERs:

STATI UNITI
– La stima ADP degli occupati non agricoli privati è vista dal consenso a 190 mila, dopo 213 mila di gennaio.
– La Fed pubblica il Beige Book, in preparazione per la riunione del FOMC di metà marzo.
Il rapporto sarà particolarmente utile in questa fase di ritardo della pubblicazione dei dati ancora legato allo shutdown, con indicazioni riguardo alle prospettive per gli investimenti in questa fase di incertezza politica, sia domestica sia internazionale.
È probabile che il rapporto continui a segnalare un andamento positivo del mercato del lavoro con una dinamica moderata di prezzi e salari.