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06 febbraio 2019 – nota economica giornaliera

GERMANIA – Gli ordini all’industria segnano un ampio calo a dicembre, con una correzione di -1,6% m/m. Le aspettative di consenso erano per un aumento di 0,3% m/m. Su base tendenziale, gli ordini sono in calo di -7% a/a. La debolezza è maggiore per gli ordini dall’estero (-2,3% m/m), che per quelli domestici (-0,6% m/m, dopo +3% m/m a novembre). I dati registrano debolezza nell’elettronica, ma rialzi su base mensile per l’auto e la chimica. Per tipologia di beni, sono negativi i beni intermedi e quelli capitali, mentre rimbalzano quelli relativi ai beni di consumo. Gli ordini di dicembre confermano i segnali negativi delle indagini di fiducia, che continuano a segnalare un rallentamento della domanda estera rivolta al manifatturiero tedesco

AREA EURO – La seconda stima ha rivisto il PMI composito a 51 da una precedente stima di 50,7. L’indice per i servizi risulta difatti stabile a 51,2 (e non in calo a 50,8 come da stima preliminare), dal momento che l’indice è salito in Spagna a 54,7 da 54,0. In Germania l’indice è circa fermo a 53,0. Sotto la fatidica soglia di 50 ci sono Italia e Francia: la seconda lettura mostra un calo meno marcato dell’indice servizi in Francia a 47,8 (e non a 47,5); in Italia, il PMI servizi è calato da 50,5 a 49,7 per la prima volta da maggio 2016. L’indagine PMI suggerisce una crescita del Pil euro zona non superiore a 0,2% t/t a inizio 2019 e forse anche più debole. Il rallentamento non sembra essere confinato più solo al manifatturiero ma si è esteso ai servizi in parte per fattori idiosincratici (proteste in Francia) ma in parte per effetto della frenata dell’industria.

Le vendite al dettaglio hanno corretto più delle attese a dicembre (-1,6% m/m) dopo due mesi in crescita di 0,8% m/m. Il calo è diffuso al tessile, elettronica e risulta meno marcato solo negli alimentari. La dinamica trimestrale è comunque in aumento di 0,6% t/t grazie alla crescita solida nei due mesi precedenti, ma condiziona la dinamica di vendite e consumi nei primi mesi del 2019, e supporta i nostri timori che la crescita eurozona possa restare debole anche nel 1° trimestre.

STATI UNITI – L’ISM non manifatturiero a gennaio corregge a 56,7 da 58 di dicembre. Lo spaccato dell’indagine resta positivo: attività a 59,7 da 61,2, ordini a 57,7 da 62,7, ordini inevasi a 52,5 da 50,5, occupazione a 57,8 da 56,6. L’unica correzione davvero consistente è quella degli ordini all’estero, a 50,5 da 59,5. In alcuni settori il rallentamento dell’attività viene attribuito dalle imprese allo shutdown (servizi alle imprese, costruzioni, pubblica amministrazione), mentre in altri settori si segnala ancora l’impatto negativo dei dazi e dei vincoli alla capacità produttiva. Nel complesso però le imprese restano ottimiste sulle condizioni economiche. Secondo le stime dell’ISM, il livello dell’indice di gennaio sarebbe coerente con una crescita del PIL di 2,8%.

COMMENTI:

STATI UNITI – Una delegazione americana, guidata dal US Trade Representative Lighthizer e dal segretario del tesoro Mnuchin, sarà a Pechino la prossima settimana per proseguire i negoziati sul commercio USA-Cina. Sembra che la Cina abbia acconsentito a discutere alcuni temi prima esclusi dalle trattative per motivi ufficialmente collegati alla “sicurezza nazionale”. La scadenza della tregua sui dazi è il 1° marzo, ma Trump ha detto che potrebbe essere posposta. L’incontro a Pechino segnala dei passi avanti nei negoziati e riduce la probabilità di una rapida escalation sui dazi dopo il 1° marzo.

Kaplan (Philadelphia Fed) ha detto che ritiene “prudente per la Fed esercitare pazienza ed evitare di agire ancora” sui tassi fino a quando il quadro non sarà più chiaro. A suo avviso entro la prima metà del 2019 ci sarà maggior chiarezza. I recenti discorsi dei partecipanti al FOMC hanno evidenziato un totale consenso sulla fase di “pazienza e flessibilità” aperta con la riunione di gennaio.

 

L’indice del dollaro si è rafforzato dello 0,4% ieri sulla scia di un appetito per il rischio in ripresa dopo la notizia che una legazione americana sarà a Pechino la prossima settimana per proseguire i negoziati sul commercio USA-Cina.

L’euro ha ceduto specularmente lo 0,4% contro USD con un movimento omogeneo per effetto in parte delle vendite al dettaglio di dicembre più negative delle attese. In particolare una ripresa dell’appetito per il rischio sta avvantaggiando il dollaro che si è spinto già fino a 1,1385; l’agenda europea pressoché vuota non favorisce una resistenza dell’euro in questa fase.

La sterlina sta cedendo visibilmente contro il dollaro (-0,8%) a 1,2930, ulteriormente sfavorita dai dati di ieri. Contro euro il cedimento è stato ieri più contenuto (-0,4%) a 0,8800. Nel frattempo sul fronte Brexit, Theresa May sta cercando di rimettere in discussione il backstop irlandese in vista del suo viaggio a Bruxelles di domani andando oggi a discutere direttamente a Belfast con il DUP, ma l’eventualità che arrivi con delle novità tangibili è assai remota visto che dal lato europeo e stato ancora una volta ribadito ai più alti livelli che l’accordo raggiunto non è più modificabile.

Il dollaro australiano ha ceduto l’1,4% portandosi a 0,7150 dopo le parole del governatore della RBA Lowe che ha ventilato l’ipotesi di un taglio del tasso di riferimento se le condizioni economiche dovessero peggiorare. Al momento, l’ipotesi di un taglio è semplicemente tornata sul tavolo senza però che questo indichi una reale necessità al momento di un taglio del cash rate, che viene visto come adeguato in questo momento.

 

MARKET MOVERs:

USA – La produttività nel 4° trimestre è prevista in aumento, dopo +0,9% del 3° trimestre. I dati saranno basati su informazione limitata per via dello shutdown. Il deficit commerciale a novembre dovrebbe ridursi a -53 mld da -55,5 mld di ottobre. Non essendoci i dati preliminari sulla bilancia dei beni, la previsione è legata ai dati degli altri paesi, che hanno registrato un minore avanzo con gli USA, in particolare il Canada. I dati dovrebbero mostrare contrazioni sia per le importazioni sia per le esportazioni.