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05 febbraio 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – L’inflazione è calata ancora a gennaio, a 0,9% a/a (da 1,1% precedente secondo l’indice nazionale e da 1,2% in base all’armonizzato). Nel mese i prezzi sono saliti di un decimo sul NIC e scesi di -1,7% sull’IPCA (che tiene conto dei saldi invernali).
I dati sono stati lievemente superiori alle attese. Nel mese, sull’indice nazionale, le maggiori pressioni al rialzo sono venute dagli alimentari (+0,9% m/m) e dalle spese per abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+0,6%, per via soprattutto del rialzo del 2,3% delle tariffe sul gas). Viceversa, sono calati come atteso i listini nei trasporti (-1,4% m/m), sulla scia dei ribassi dei carburanti.
L’inflazione di fondo è scesa ulteriormente, a 0,5% a/a da 0,6% precedente (per trovare un valore più basso occorre risalire a oltre un anno fa).
In sintesi, il calo dell’inflazione di gennaio non è sorprendente, e non cambia di molto le prospettive. Pensiamo che il CPI possa rimanere attorno agli attuali livelli per la maggior parte del 2019 (nostra stima sull’anno: 1%).
Stimiamo un’ulteriore flessione nei prossimi mesi, seguita da un rimbalzo tra fine estate e inizio autunno. Anche l’inflazione core in media d’anno dovrebbe risultare nel 2019 circa in linea con quanto visto nel 2018 (0,7%).
In questo caso, ci aspettiamo un ulteriore calo nei prossimi mesi, seguito da un recupero, su valori attorno all’1%, nei mesi finali dell’anno.

 

COMMENTI:

Negli Stati Uniti, Mester (Cleveland Fed) ha detto di essere d’accordo con la decisione della Fed di attuare una pausa, dato che al momento la politica monetaria è appropriata e non ci sono segni di pressioni inflazionistiche. Mester ha però indicato che se l’economia seguirà il sentiero previsto a suo avviso potrebbe essere opportuno alzare ancora modestamente i tassi.
Inoltre, l’indagine dei Senior Loan Officers condotta dalla Fed nel 4° trimestre rileva aspettative da parte delle istituzioni finanziarie di condizioni del credito in graduale restringimento nel 1° trimestre, a fronte anche di un indebolimento della domanda. Le banche riportano già condizioni del credito meno ampie nel settore dell’edilizia commerciale a fine 2018.

 

La settimana e il mese di febbraio sono iniziati con livelli di volatilità assai contenuti, in quella che sembra una settimana interlocutoria e povera di spunti per i mercati valutari, in cui solo il dollaro sembra in grado di poterne trarre qualche vantaggio. Ieri, l’indice del dollaro si è infatti moderatamente rafforzato (+0,2%), con EURUSD parallelamente in calo marginale (-0,2%)

La sterlina ha ceduo rispetto al dollaro lo 0,2% e scambia ora attorno a 1,3050, mentre contro euro il cross è rimasto stabile

Tra le commodity currency, il dollaro australiano è rimbalzato nella notte (+0,9%), probabilmente sulla scia della riunione della RBA, che ha lasciato il cash rate invariato all’1,5% con attese di un ulteriore calo della disoccupazione nonostante il rallentamento dell’economia (dato deludente di vendite al dettaglio) e il rischio sullo stato di salute del mercato immobiliare. Il mercato ha interpretato la posizione di Reserve Bank of Australia come moderatamente restrittiva, con AUD quotato a 0,72 contro il biglietto verde.

 

MARKET MOVERs:

Area euro – La seconda stima dovrebbe confermare il PMI composito il leggero calo, sulla scia del peggioramento di clima nel manifatturiero e nei servizi. Inoltre si attendono i dati delle vendite al dettaglio che, al netto delle auto, sono attese stabili a dicembre dopo l’aumento di 0,6% m/m: il focus non sarà tanto sulle vendite di beni, quanto sull’andamento delle immatricolazioni auto che sono calate ancora a dicembre e che peseranno sulla dinamica dei consumi complessivi nei mesi finali del 2018.

USA – L’ISM non manifatturiero a gennaio è previsto in calo. Tuttavia, l’indice è stato su livelli molto elevati, sempre intorno a 60, per gran parte dell’autunno.