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01 Marzo 2019 – nota economica giornaliera

ITALIA – L’inflazione è salita all’1,1% a/a a febbraio secondo l’indice nazionale e a 1,2% in base all’armonizzato (da 0,9% precedente in entrambi i casi).
Nel mese i prezzi sono saliti di due decimi sul NIC e scesi di altrettanto sull’IPCA (che tiene conto della coda dei saldi invernali). I dati sono circa in linea con le attese.
Sull’indice nazionale le maggiori pressioni al rialzo sono venute, per il secondo mese consecutivo, dagli alimentari (+0,8% m/m, +2,1% a/a, per via soprattutto dei vegetali freschi).
Inoltre, sono rimbalzati, dopo il calo del mese scorso, i prezzi dei trasporti, sono saliti quelli delle spese per il tempo libero (entrambi +0,4% m/m). Viceversa, l’unico gruppo di prodotti a dare un contributo significativamente negativo è stato quello delle comunicazioni (-3% m/m, -7,8% a/a).
• L’inflazione di fondo è rimasta invariata a 0,5% a/a. Viceversa, l’inflazione sui beni a più alta frequenza di acquisto è salita decisamente, da 0,8% a 1,7% a/a (+0,6% m/m). Ancor più marcato il rincaro del cosiddetto “carrello della spesa” (+2,1% a/a, +0,8% m/m). Ciò è evidentemente dovuto agli alimentari.
• La risalita dell’inflazione a febbraio era ampiamente attesa, e non cambia di molto le prospettive. Pensiamo che il CPI possa rimanere attorno agli attuali livelli nei prossimi mesi. Per vedere un’inflazione significativamente sopra l’1% dovremo probabilmente aspettare il 2020. Non ci sono nemmeno segnali di un’immediata risalita dell’inflazione core, che resta su livelli storicamente molto bassi (anche in questo caso ci aspettiamo una media annua non molto lontana dai livelli correnti).

GERMANIA – I dati dai Laender indicano che i prezzi al consumo sono cresciuti di 0,5% m/m a febbraio su spinta dei prezzi interni ed in particolare di pressioni nel capitolo abbigliamento e ricreazione.
L’inflazione è risalita di due decimi sulla misura nazionale ma è rimasta invariata all’1,7% sull’indice armonizzato. Nei prossimi mesi l’inflazione tedesca potrebbe frenare temporaneamente % per poi risalire verso l’estate.

FRANCIA – La spesa per consumi sorprende a gennaio, recuperando l’1,2% m/m dopo il crollo di -1,5% m/m di dicembre.
Lo spaccato mostra che il contributo principale è venuto dal rimbalzo del comparto auto (da -4,2% a +3,3% m/m) e dai beni per la casa (da -4,1% a +2,7% m/m), oltre al balzo dei consumi energetici (+5,6% m/m da -4,3% m/m). Rimangono poco dinamiche gli alimentari (in calo di 0,9% m/m) e gli altri beni durevoli (-0,7% m/m). Sull’anno la variazione torna positiva a 0,9% da -2,3%, impostando i consumi per un aumento dello 0,3% t/t nel trimestre in corso da -0,7% t/t del quarto. Dai primi dati di gennaio sembra che la frenata dei consumi delle famiglie francesi a fine anno sia stata un fenomeno temporaneo, già in via di rientro nel primo trimestre 2019, in linea con le nostre attese.

STATI UNITI
– Il PIL del 4° trimestre (prima e seconda stima combinate insieme per via dello shutdown) aumenta di 2,6% t/t ann. (dopo 3,4% t/t del 3° e 4,2% t/t del 2°).
Il 2018 si chiude con una crescita di 2,9%, e la previsione per il 2019 è di rallentamento verso 2,4%.
I consumi restano solidi, nonostante la correzione di dicembre, con una variazione di 2,8% t/t ann., sempre sostenuti dal mercato del lavoro.
Gli investimenti fissi delle imprese accelerano con una crescita di 6,2% t/t ann. (da 2,5% t/t ann.), sulla scia di una solida espansione della componente proprietà intellettuale, che più che compensa la correzione delle strutture.
Gli investimenti residenziali sono ancora una volta negativi, in calo di -3,5% t/t ann., per il quarto trimestre consecutivo.
La spesa pubblica rallenta, con una correzione delle voci al netto della difesa frenate dallo shutdown.
Il canale estero contribuisce negativamente per -0,2 pp, con le importazioni in rialzo a un ritmo lievemente più ampio rispetto alla variazione dell’export.
Infine, le scorte danno un contributo positivo modesto (+0,13 pp). I dati non sorprendono e non modificano l’aspettativa di un rallentamento piuttosto marcato nel 1° trimestre, che dovrebbe vedere un netto indebolimento dei consumi, degli investimenti (nell’estrattivo per il prezzo del petrolio, e nei macchinari visti gli ordini deboli) e della spesa pubblica ex-difesa.

– I nuovi sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 23 febbraio aumentano da 217 mila della settimana precedente a 225 mila, dando sempre segnali positivi sull’andamento del mercato del lavoro.

GIAPPONE
– Il CPI di Tokyo a febbraio è in rialzo di 0,6% a/a.
Gli indici core (al netto di alimentari freschi) e “core-core” (al netto di alimentari freschi ed energia) mantengono variazioni uguali a quelle di gennaio (1,1% a/a e 0,7% a/a, rispettivamente), dando indicazioni di un trend stabile anche per l’indice nazionale nei prossimi mesi.
Dalla primavera in poi l’inflazione core dovrebbe rallentare per via di riduzioni delle tariffe telefoniche e dei prezzi energetici, portandosi poco sopra lo zero dopo l’estate. Il trend dell’inflazione, l’indebolimento dei dati di attività e di commercio estero e l’arrivo del rialzo dell’imposta sui consumi dovrebbero indurre la BoJ a mantenere invariata la stance espansiva della politica monetaria.

– Il tasso di disoccupazione a gennaio aumenta da 2,4% a 2,5%, restando comunque sui minimi da mentre il jobs-to-applicant ratio è stabile a 1,63, confermano un mercato del lavoro sempre caratterizzato da un eccesso di domanda.
Il Ministry of Finance ha pubblicato le statistiche sugli investimenti del 4° trimestre, che puntano a una modesta revisione verso l’alto della stima del PIL dell’autunno. La debolezza delle indagini a inizio anno e il rallentamento dei profitti indicano rischi di indebolimento della crescita nel 1° trimestre.

CINA – Il PMI del settore manifatturiero rilevato da Caixin-Markit è salito a 49,9 in febbraio (da 48,3), portandosi poco al di sopra del livello di dicembre grazie all’aumento delle componenti di produzione e degli ordini totali, tornate entrambe poco sopra 50, e di quelle dei prezzi.
Gli ordini esteri sono invece ritornati in territorio di contrazione, scendendo di un punto a 49,4, ma restando comunque al di sopra dei livelli dei mesi precedenti.
Entrambe le rilevazioni (Caixin e NBS, pubblicata ieri), se pur in parte influenzate dalla stagionalità del capodanno cinese, restano ancora coerenti con un rallentamento dell’attività economica nel primo trimestre ma segnalano un marginale miglioramento degli ordini interni che sta aiutando a compensare la debolezza della domanda estera, moderando l’entità della decelerazione.

 

COMMENTI:

REGNO UNITO – Il Partito Laburista sarebbe orientato a proporre un emendamento che garantirebbe l’astensione del Partito in occasione del voto significativo sull’accordo qualora il Governo accetti di sottoporre l’accordo a un nuovo referendum popolare. In teoria, sembrerebbe una proposta potenzialmente risolutiva. Tuttavia, gli analisti politici ritengono non scontato che l’emendamento ottenga il sostegno di un numero sufficiente di deputati conservatori, né che il partito sia compatto nel sostenerlo.

STATI UNITI Powell (presidente Fed) in un discorso ieri ha ripetuto il messaggio dato al Congresso dei giorni scorsi, sottolineando l’impegno a essere pazienti mentre si valutano i rischi di breve termine (dazi, crescita internazionale).
Powell ha anche sottolineato la presenza di rischi di lungo termine per la crescita, in particolare il rallentamento della dinamica della forza lavoro e della produttività.
Kaplan (Dallas Fed) ha detto che l’appiattimento della curva dei rendimenti e il rischio di un’inversione sono segnali che inducono a una fase di assestamento e di grande attenzione.
Kaplan ha sottolineato che occorre monitorare i messaggi dei mercati, come per esempio il fatto che il rendimento a due anni sia superiore a quello a cinque anni.

 

Prosegue il movimento trasversale sui mercati valutari, con diffusa stabilità dei principali cross: l’indice del dollaro rimane poco mosso.

Anche l’euro ieri è rimasto stabile, con USD che scambia attorno a 1,1370. I dati in uscita ieri sia sul fronte europeo sia su quello americano non hanno avuto impatti significativi.

La sterlina sembra aver rallentato l’impeto del rafforzamento e comincia a stabilizzarsi contro dollaro a 1,3260 e contro euro a 0,8590. Sul fronte Brexit nessuna evoluzione dopo la seduta parlamentare di mercoledì.

 

MARKET MOVERs:

AREA EURO
– A gennaio la disoccupazione dovrebbe rimanere ferma al 7,9% nella media Eurozona per il terzo mese consecutivo. In termini trimestrali, il livello era sceso di un decimo, al 7,9% nel 4° trimestre ed è in rotta per una stabilizzazione nel 1° trimestre di quest’anno.
Nel corso del 2019 la disoccupazione potrebbe rimanere al di sotto all’8,2% del 2018.
Anche in Germania la disoccupazione è attesa rimanere ferma a febbraio al 5,0% per il terzo mese consecutivo, ormai sul livello di piena occupazione da circa un anno.
Infine, in Italia, il tasso di disoccupazione potrebbe risalire: il dato di dicembre, pur mostrando una diminuzione di due decimi del tasso dei senza-lavoro, aveva evidenziato un calo degli inattivi e un aumento dell’occupazione temporanea. Il rallentamento in corso del ciclo getta dubbi sulla possibilità che le condizioni sul mercato del lavoro continuino a migliorare nel medio termine.

– La stima flash di febbraio dovrebbe indicare un’accelerazione dell’inflazione Eurozona di un decimo all’1,5% su spinta della componente energetica.
L’inflazione core è attesa stabile all’1,2% sulla misura preferita dalla BCE. Dalla primavera dovrebbe vedersi un’ulteriore accelerazione supportata principalmente dal rimbalzo del prezzo del greggio e dalla stagionalità positiva della componente core.

ITALIA – Nel 2018 il PIL corretto per gli effetti di calendario potrebbe essere aumentato dello 0,8% mentre la variazione annua in termini grezzi dovrebbe mostrare un’espansione dell’1% (nel 2018 vi sono state tre giornate lavorative in più rispetto al 2017).
In valore, il PIL potrebbe essere cresciuto dell’1,9% (sui dati grezzi).
L’indebitamento della PA dovrebbe attestarsi all’1,9% del PIL, in calo dal 2,4% precedente. L’avanzo primario migliorerebbe a 1,7% da 1,4%. Il rapporto debito/PIL salirebbe a 131,8%, da 131,2% del 2017.

STATI UNITI
– I dati su spesa e reddito personali in pubblicazione saranno relativi a dicembre e gennaio per il reddito, ma solo di dicembre per la spesa: la spesa personale dovrebbe essere decisamente debole, alla luce del forte calo registrato dalle vendite al dettaglio e con un contributo modesto anche dai servizi.
Il reddito personale potrebbe accelerare sia a dicembre sia a gennaio (dopo +0,2% m/m di novembre), sulla scia di una dinamica solida dell’occupazione. Il deflatore core dovrebbe essere invariato su base mensile a dicembre (1,7% a/a); mentre l’indice core potrebbe registrare un rialzo di 0,2% m/m (1,9% a/a).

– L’ISM manifatturiero a febbraio dovrebbe correggere alla luce dei dati delle altre indagini del settore. Lo spaccato dell’indagine a gennaio era stato molto più positivo rispetto all’andamento effettivo dei dati, che hanno registrato un crollo della produzione: l’indice di output nell’ISM di gennaio era a 60,5, da 54,1 di dicembre, e gli ordini erano a 58,2 da 51,3.