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Piccole verità e ipocrisie nella disciplina dei rifiuti urbani, servizi pubblici e tariffa

La normativa sui rifiuti di cui al d.lgs. 3 aprile 2006, n.152 (c.d. «codice dell’ambiente» o «CA») come recentemente «innovata» con il recepimento di cui al d.lgs. 3 settembre 2020, n. 116 e dal d.l. 31 maggio 2021, n. 77, sembra voler perseguire, nell’ambito della c.d. «economia circolare», obiettivi ecologici tali da indurre le Autorità competenti, gli operatori (il mercato?), la popolazione (gli utenti?) a modificare la propria organizzazione, financo stili di vita, la progettualità, la produzione, la catena di distribuzione e di consumo dei beni, etc. etc.

In realtà, una lettura più attenta della disciplina rifiuti porta ad affermare che si tratta di apparenze fuorvianti, se non di… accecamenti che consentiranno di realizzare altri disegni, perlopiù imprenditoriali (pubblici o privati che siano), paradossalmente a danno degli assetti istituzionali che già hanno raggiunto l’autosufficienza gestionale.

 

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Alberto Pierobon