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L’inflazione USA tocca il 7%

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a cura di Giovanna Mossetti


ABSTRACT

Il CPI a dicembre ha registrato un rialzo di 0,5% m/m.
L’indice core è aumentato di 0,6% m/m, un decimo al di sopra delle aspettative di consenso; per la sesta volta in nove mesi il CPI core è cresciuto di almeno 0,5% m/m.
L’inflazione headline, a 7% a/a, e quella core, a 5,5% a/a, sono ora sui massimi dal 1982.
Le variazioni sono diffuse ai principali comparti ed evidenziano persistenti rischi verso l’alto.
Gli alimentari sono in rialzo di 0,5% m/m, mentre l’energia cala di -0,4% m/m, sulla scia di correzioni per la benzina e il gas naturale.
L’inflazione core è spinta sia dai beni sia dai servizi.
I beni core hanno prezzi in rialzo di 1,2% m/m (10,7% a/a), e confermano le pressioni alimentate in questo comparto da una domanda molto elevata e da un’offerta frenata da persistenti colli di bottiglia.
I rialzi più solidi riguardano le auto nuove (1 % m/m, 11,8% a/a) e usate (3,5 % m/m, 37,3% a/a), l’abbigliamento (1,7% m/m, 5,8% a/a).
Per i servizi ex-energia, la variazione complessiva è di 0,3% m/m (3,7% a/a) spinta dall’abitazione ex-energia (0,4% m/m) e dai servizi medici (0,3% m/m).
I trasporti segnano una correzione di -0,3% m/m per via delle tariffe aeree, che però potrebbe essere solo temporanea.
Guardando avanti, le pressioni verso l’alto per i beni durevoli e, in particolare le auto, restano significative, come evidenziato dai prezzi alla produzione, dai bassi livelli delle scorte e dai tempi di consegna sempre elevati, oltre che dal peggioramento sul fronte della logistica causato da Omicron sia in Cina sia negli USA.
Sul fronte dei servizi, rimane dominante il rischio verso l’alto per la componente abitazione ex-energia, collegato al rialzo dei prezzi delle case e alla carenza di immobili sul mercato sia per l’acquisto sia per l’affitto.
Gli aumenti degli affitti, rilevati a intervalli maggiori di un mese, potrebbero generare ulteriori accelerazioni della componente abitazione nei prossimi trimestri.
Più in generale, i prezzi dei servizi risentiranno ancora della scarsità di manodopera, aggravata ora dal massiccio rialzo dei contagi.
Lo scenario dell’inflazione nel 2022 continua a essere caratterizzato da una “gobba” con un probabile picco a febbraio-marzo sopra il 7% a/a, e da un successivo calo, dovuto all’effetto confronto con il 2021 (prezzi dell’energia permettendo).
Il 2022 si dovrebbe chiudere con un’inflazione core intorno al 2,5-3% a/a, ma i rischi sono verso l’alto, rafforzati dalla mancata risoluzione dei problemi della logistica e dagli effetti ancora significativi della pandemia sulla partecipazione alla forza lavoro.

 


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