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FOMC: rialzi più lenti, punto di arrivo più alto

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a cura di Giovanna Mossetti


ABSTRACT

La riunione del FOMC si è conclusa in linea con le attese: il tasso sui fed funds è stato alzato di 50 pb a 4,5% e il grafico a punti si è mosso verso l’alto, con un punto di arrivo per i tassi a 5,25% nel 2023.
Il comunicato stampa è praticamente invariato rispetto a novembre, sia in termini di valutazione delle condizioni attuali sia in termini di scenario, e mantiene la previsione di ulteriori rialzi dei tassi.
La comunicazione nel complesso ha mantenuto un’intonazione hawkish, mirata a controbilanciare il messaggio implicitamente dovish associato al rallentamento del ritmo dei rialzi.
Pur riconoscendo i progressi compiuti recentemente sul fronte dell’inflazione, Powell ha ribadito che “c’è ancora lavoro da fare” e che non si possono escludere ulteriori aumenti dei tassi al di là di quanto già incluso nelle nuove proiezioni.
Proiezioni macroeconomiche hawkish.
Lo scenario previsivo è stato modificato su diverse dimensioni, con implicazioni complessivamente hawkish.
La crescita è rivista verso il basso in misura significativa nel 2023, con una revisione a 0,5% a/a a fine anno, da 1,2% a/a, e in modo marginale per il 2024 (a 1,6% da 1,7%), con il dato previsto per il 2024 invariato a 1,8%, sul livello del potenziale.
Il tasso di disoccupazione è più alto di 2 decimi su tutto l’orizzonte previsivo, 4,6% nel 2023 e 2024, 4,5% nel 2025.
L’inflazione attesa è più elevata che nelle previsioni di settembre.
Un tasso di inflazione sempre al di sopra dell’obiettivo implica tassi più elevati fino al 2025, con un picco a 5,25% nel 2023, 4,25% nel 2024 e 3,1% nel 2025.
17 partecipanti su 19 prevedono un picco dei tassi uguale o maggiore del 5%, mentre nessuno prevedeva tassi al 5% a settembre.
In sostanza, il FOMC vuole comunicare che il rallentamento del ritmo dei rialzi non va letto come un segnale dovish.
Conferenza stampa hawkish.
Nella conferenza stampa, Powell ha ribadito che, nonostante i progressi recenti sull’inflazione, è necessaria “evidenza significativamente maggiore per essere convinti che l’inflazione sia su un sentiero duraturo verso il basso”.
Pertanto, la Fed ha ancora “lavoro da fare” e “manterrà la rotta fino a quando il lavoro sarà finito”, come affermato nel comunicato secondo cui saranno appropriati “ulteriori rialzi”.
Powell ha ripetuto l’analisi presentata nel suo discorso a Brookings qualche settimana fa, che divide l’inflazione core in tre “blocchi”.
I beni core hanno già svoltato e sono su un sentiero verso il basso; i servizi abitativi sono ancora in forte rialzo, ma affitti, tassi sui mutui e prezzi delle case puntano a una svolta in arrivo.
Invece, i servizi ex-abitazione non danno segnali di rallentamento e sono legati direttamente all’eccesso di domanda di lavoro.
Su questo fronte, Powell ha manifestato grande incertezza e indicato che la Fed deve attuare “passi decisi” per generare un “periodo duraturo di crescita sotto il potenziale” e di indebolimento del mercato del lavoro.
La dinamica salariale e la domanda di lavoro saranno gli osservati speciali dei prossimi mesi.
Discutendo il sentiero futuro dei tassi, Powell ha affermato che le decisioni verranno prese “riunione per riunione, e che la velocità dei rialzi non è più cruciale: i veri temi sono il punto di arrivo e la durata della pausa su livelli restrittivi.
In conclusione, a nostro avviso, il messaggio molto hawkish del FOMC è mirato a convincere i mercati dell’impegno a riportare l’inflazione al 2% e a segnalare “umiltà” di fronte a un’inflazione ostinatamente più elevata delle attese (persistentemente sbagliate).
Manteniamo la previsione di aumenti di 25 pb ciascuno a febbraio e marzo, per arrivare al 5% alla fine del 1° trimestre 2023.
I rischi restano però ampiamente verso l’alto, soprattutto in caso di ulteriore, prematuro allentamento delle condizioni finanziarie di mercato.

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