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USA – Buone notizie: l’inflazione core a dicembre è spinta dall’abitazione

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a cura di Giovanna Mossetti


ABSTRACT

Il CPI a dicembre è calato di -0,1% m/m (6,5% a/a da 7,1% a/a di novembre e dal picco di 9,1% a/a a giugno), dopo 0,1% m/m del mese precedente.
Energia e alimentari hanno confermato i trend contrastanti in atto dall’estate, con la prima in calo e i secondi in crescita.
L’energia (-4,5% m/m, 7,3% a/a) è frenata dalla benzina (-9,4% m/m, -1,5% a/a), mentre le altre voci del capitolo energia sono in rialzo.
Per gli alimentari, l’aumento complessivo è di 0,3% m/m (10,4% a/a), con un rallentamento della dinamica dei prezzi sia per gli alimentari consumati a casa (0,2% m/m, 11,8% a/a) sia quelli forniti dalla ristorazione (0,4% m/m, 8,3% a/a).
Le variazioni positive sono diffuse all’abitazione e gran parte dei servizi, ma si rilevano nuovamente correzioni per i beni core, oltre che in alcuni servizi (tariffe aeree, servizi personali).
L’indice core ha registrato una variazione di 0,3% m/m, dopo 0,2% m/m di novembre e in linea con il dato di ottobre, per via di una riaccelerazione dei servizi abitativi.
Da tre mesi, quindi, i rialzi dell’indice core sono in linea con un significativo ridimensionamento della dinamica inflazionistica.
La variazione tendenziale, a 5,7% a/a, è sui minimi da dicembre 2021.
Alcune voci sono in calo, sia per i servizi, sia per i beni: non più solo auto usate, ma anche auto nuove, comunicazioni, tariffe aeree, auto a noleggio.
Il focus per lo scenario dei prezzi resta concentrato sui servizi core.
La dinamica mensile core nei prossimi mesi potrà rallentare ulteriormente per via della svolta attesa nel comparto “pesante” dell’abitazione.
L’evoluzione del settore immobiliare residenziale e i ritardi con cui la restrizione monetaria si trasmette dai tassi ai prezzi delle case e infine agli affitti rendono praticamente certa una svolta della componente abitazione-ex energia entro breve.
Il sentiero dei servizi ex-abitazione, legato all’andamento dei salari e dell’eccesso di domanda di lavoro, è ancora incerto ma è incoraggiante l’evidenza di moderazione in alcune voci (per esempio la ristorazione) in cui il costo del lavoro è la determinante principale dei prezzi.
I dati del CPI di dicembre danno ulteriore supporto alla previsione di un rallentamento del ritmo dei rialzi dei tassi, con una variazione di 25 pb attesa alla riunione del FOMC che si concluderà il 1° febbraio.
Molti partecipanti al FOMC hanno sottolineato che la politica monetaria è in una fase di quasi assoluta dipendenza dai dati, che richiede flessibilità e giustifica il ritorno a un rimo di rialzi più moderato.
Per ora manteniamo la previsione di un punto arrivo dei tassi a 5%, con un ultimo rialzo a marzo, e di una pausa di un paio di trimestri, con una probabile svolta in autunno, sulla scia della recessione prevista per la parte centrale dell’anno.

 


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