Italia: indici di fiducia in calo a maggio
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a cura di Paolo Mameli
ABSTRACT
Come previsto, la fiducia sia delle imprese che dei consumatori in Italia ha subito una correzione a maggio, dopo la tendenza al rialzo registrata negli ultimi mesi.
Il calo dell’indice di fiducia delle imprese manifatturiere, da 102,8 di aprile a 101,4 di maggio, è stato più marcato rispetto alle attese nostre e di consenso (102,5).
Si tratta della terza flessione consecutiva, che porta l’indice ai minimi dall’ottobre dello scorso anno.
Anche l’indicatore composito del clima di fiducia delle imprese diffuso dall’Istat (IESI) è diminuito a maggio, attestandosi a 108,7 (il valore più basso nell’anno, sinora), dopo essere salito a 110,4 (rivisto marginalmente al ribasso) in aprile.
Il morale è peggiorato in tutti i settori, ma il calo maggiore è stato registrato nelle costruzioni, dove il clima ha corretto a 159,4 dopo aver toccato il mese scorso il secondo livello più elevato di sempre (164,2).
Infine, anche il morale delle famiglie è sceso, sia pure in misura più moderata rispetto alla fiducia delle imprese, a 105,1 da 105,5 di aprile, in sostanza cancellando il recupero registrato il mese scorso.
Il dato è risultato circa in linea con le aspettative.
Tuttavia, il dettaglio dell’indagine non è univocamente negativo: il calo è dovuto alla situazione personale delle famiglie e alle aspettative per il futuro, mentre il clima economico nazionale è migliorato e le valutazioni correnti sono risultate poco variate.
Nel complesso, il calo di maggio delle indagini Istat non sorprende ed è in linea con quanto accaduto in altri Paesi dell’Eurozona.
Le indagini di maggio sono compatibili con la nostra idea di un PIL italiano in crescita di 0,1/0,2% t/t nei trimestri centrali dell’anno, dopo il sorprendente rimbalzo di ben 0,5% visto a inizio anno.
Nel 2023, la crescita potrebbe anche superare l’1% (che coincide con la nostra attuale previsione, e con il target del Governo).
Per il momento manteniamo la nostra stima di un’accelerazione del PIL all’1,5% nel 2024, ma l’evoluzione del ciclo il prossimo anno dipenderà in misura cruciale dalla tenuta del settore immobiliare e da un’attuazione tempestiva ed efficace del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
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