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Italia: il calo dei prezzi spinge ancora la fiducia di famiglie e imprese a marzo

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a cura di Paolo Mameli


ABSTRACT

L’ulteriore miglioramento delle indagini di fiducia diffuse dall’Istat a marzo suggerisce che l’economia italiana sta ancora beneficiando del calo dei prezzi energetici, e conferma che una recessione anche in senso “tecnico (ovvero una seconda contrazione consecutiva del PIL dopo quella, marginale, vista a fine 2022) dovrebbe essere evitata.
L’incremento del clima di fiducia delle imprese manifatturiere, da 103 a febbraio (rivisto al rialzo da 102,8 precedente) a 104,2 a marzo, è stato più ampio di quanto previsto sia dal consenso (Reuters: 102,5, Bloomberg: 103) che dalla nostra stima (più ottimistica, a 103,5). Si tratta del livello più alto dal luglio dello scorso anno.
Anche l’indicatore composito dell’Istat sul clima di fiducia delle imprese (IESI) è salito, a 110,2 (il valore più alto dallo scorso agosto), da 109,2 precedente.
Gli indici settoriali mostrano forti aumenti per il commercio al dettaglio (a 116 da 114,7) e per le costruzioni (a 159,1 da 157,2), e un miglioramento più contenuto per i servizi (a 103,8 da 103,3).
Infine, il morale delle famiglie è salito a sorpresa, a 105,1 da 104 di febbraio, mentre il consenso si attendeva una stabilità (nostra stima: 104,2).
È il livello più alto dallo scoppio della guerra in Ucraina (da febbraio dello scorso anno).
In sintesi, il miglioramento delle indagini Istat a marzo riflette probabilmente ancora la moderazione dei prezzi energetici, oltre che, nell’industria, l’attenuazione dei problemi di approvvigionamento di materiali.
I dati più recenti confermano che l’Italia dovrebbe evitare una seconda contrazione consecutiva del PIL, e dunque una recessione tecnica, nel 1° trimestre (il nostro attuale profilo previsivo vede un PIL stabile nel 1° trimestre, con rischi al rialzo, e in aumento di 0,2% t/t nei mesi primaverili).
Le indagini non sono state influenzate dalle recenti turbolenze sui mercati finanziari, suggerendo che il livello corrente di irrigidimento delle condizioni finanziarie e creditizie non sembra tale da invertire la tendenza dell’attività economica.
Sorprende in questa fase in particolare la tenuta del settore delle costruzioni nonostante la stretta sui bonus edilizi, segnalando che l’elevato volume di lavori arretati (22 miliardi solo per gli investimenti ammessi a Superbonus ancora da completare a fine febbraio) dovrebbe attenuare significativamente l’impatto di breve termine della minore generosità degli incentivi.
Inoltre, il nuovo massimo storico toccato dalla fiducia dei commercianti suggerisce che le famiglie stanno utilizzando i risparmi accumulati per sostenere i consumi nonostante lo shock inflazionistico.
Di recente, il contro-shock energetico ci ha indotto a rivedere al rialzo le nostre previsioni di crescita del PIL nel 2023, a 0,8% da un precedente 0,6% (già più ottimistico del consenso).
Viceversa, abbiamo ridotto le nostre previsioni per il 2024, da 1,8% a 1,5% (che resta al di sopra delle aspettative di consenso), sulla scia degli effetti ritardati della restrizione monetaria e della minore generosità dei bonus edilizi.
Per il momento non vediamo effetti tangibili sulla crescita italiana della volatilità sui mercati finanziari innescata dai recenti fallimenti di alcuni istituti bancari negli Stati Uniti e in Svizzera.
Riteniamo che i rischi di una crisi sistemica nel settore bancario siano bassi, anche se un impatto sull’economia reale dell’inasprimento delle condizioni sul credito si farà sentire nei prossimi mesi.

 


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