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Germania: recessione oramai inevitabile

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a cura di Aniello Dell’Anno


ABSTRACT

L’indice IFO è rimasto pressoché fermo a 84,3 ad ottobre, sui minimi da maggio 2020.
Sia l’indice sintetico che gli indicatori su situazione corrente e attese sono ben al di sotto della media di lungo termine e anticipano una recessione dell’economia tedesca più profonda che nel resto dell’Eurozona.
In linea con il PMI, il sondaggio IFO suggerisce un forte rallentamento dell’attività manifatturiera, con l’indice per il comparto in calo a -15,9 da -14,3, su livelli (se si esclude il primo lockdown) mai visti dalla crisi del 2009 e particolarmente marcati nei comparti più energivori.
Il rallentamento della domanda globale e il forte aumento dei prezzi energetici stanno chiaramente pesando sulla dinamica dell’export e sull’attività manifatturiera tedesca.
La fiducia delle imprese è migliorata marginalmente nei servizi salendo a -8,6 da -8,9.
Il morale nel commercio rimane su livelli bassi, con l’indice del commercio al dettaglio circa stabile a -39,7 e quello del commercio all’ingrosso fermo a -26,4.
Continua, infine, la fase calante del settore delle costruzioni, con l’indice in diminuzione a-24 da -21,9.
In sintesi, l’indagine IFO conferma la fase di debolezza dell’economia tedesca, aggravata dal rallentamento della domanda globale.
Ci attendiamo una contrazione del PIL tra -0,2% t/t e -0,3% t/t nel 3° trimestre ed un calo probabilmente più marcato delle nostre previsioni attuali (-0,4% t/t) nei mesi autunnali.
Per ora, stimiamo ancora una crescita del PIL all’1,6% in media annua nel 2022 e intorno allo 0,1% nel 2022, con forti rischi verso il basso.
Per concludere, il comunicato diffuso dall’istituto ha inoltre evidenziato che permangono forti pressioni sui prezzi e che circa il 64% delle aziende continua a segnalare frizioni all’offerta.
Un’azienda su due prevede di aumentare nuovamente i prezzi nei prossimi tre mesi.

 


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