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Il cammino lungo e accidentato verso il consolidamento fiscale

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a cura di Luca Mezzomo, Paolo Mameli, Mario Di Marcantonio e Andrea Volpi


ABSTRACT

Sempre più Paesi si stanno avviando verso uno stato di elevato rapporto tra debito pubblico e PIL, la cui riduzione diverrà più onerosa a causa dell’aumento della spesa legata all’invecchiamento della popolazione (nonché di altre sfide come i cambiamenti climatici e la maggiore spesa per la difesa).
È improbabile che puntare solo su riforme che aumentino la crescita del PIL sia sufficiente a invertire la tendenza di aumento del rapporto tra debito e PIL: occorre una combinazione di misure, che non può prescindere da un consolidamento del saldo strutturale.
Tuttavia, sta emergendo un crescente scollamento tra le necessità di disciplina fiscale e gli orientamenti politici: gli elettori sono sempre più propensi a rifiutare le misure strutturali necessarie a garantire la sostenibilità del debito, i partiti moderati stanno subendo una perdita di consensi e le formazioni politiche populiste e nazionaliste propugnano politiche poco coerenti con le sfide fiscali di lungo termine.
Inoltre, la mancanza di pianificazione aumenta la probabilità di aggiustamenti fiscali poco tempestivi ed inefficienti.
Potrebbe derivarne una pressione al rialzo sui tassi di interesse nel lungo periodo.
C’è anche il rischio di un incremento della dominanza fiscale, con una crescente tentazione, da parte di governi e parlamenti, di erodere l’indipendenza delle banche centrali.

 


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