Area euro: inflazione core ancora in crescita, per la BCE è massima allerta
LEGGI il documento completo
a cura di Aniello Dell’Anno
ABSTRACT
L’inflazione headline dell’area euro è calata marginalmente, passando all’8,5% da 8,6% di gennaio; il dato è più alto delle attese di consenso (8,2%).
Di contro, continua a crescere l’inflazione core BCE, passata al 7,4% dal 7,1% (al di sopra delle attese di consenso), segnale che il punto di svolta per l’indice sottostate potrebbe essere raggiunto più tardi del previsto.
I prezzi al consumo hanno segnato una crescita di 0,8% m/m mentre l’indice core è cresciuto di 0,9% m/m.
Nel corso del 2023 l’inflazione continuerà a calare per mezzo di effetti base favorevoli sulla componente energia e misure anti-rincari varate da numerosi governi nazionali, che saranno in vigore nella maggior parte dei maggiori paesi fino a fine 2023 (in Germania il cosiddetto “price cap” sarà in vigore da marzo 2023 ad aprile 2024).
A fine 2023, l’inflazione è vista al 2,5%.
All’opposto, l’inflazione core dovrebbe crescere ancora nei prossimi mesi, con il picco per l’indice sottostante atteso al più tardi a giugno.
In media annua, l’inflazione dovrebbe moderare al 5,8% quest’anno dopo aver toccato l’8,4% nel 2022, mentre l’inflazione core dovrebbe accelerare al 6,1% dal 4,8% dello scorso anno.
Lo spaccato per Paese mostra un andamento asimmetrico della dinamica inflattiva nelle maggiori economie dell’Eurozona.
In Germania l’inflazione armonizzata è salita al 9,3% a/a dal 9,2% di gennaio.
L’inflazione francese non ha ancora raggiunto il suo picco; è aumentata di nuovo a febbraio (dal 7% al 7,2% sull’indice armonizzato) e sia l’inflazione headline che quella sottostante probabilmente aumenteranno nei prossimi mesi.
In Spagna l’inflazione è cresciuta dal 5,9% al 6,1% sull’indice armonizzato e potrebbe seguire un andamento altalenante nel brevissimo periodo.
In Italia, l’inflazione calcolata sull’indice nazionale è scesa al 9,2% dal 10% di gennaio, mentre l’inflazione armonizzata è calata al 9,9% dal 10,7% precedente.
Nel mese i prezzi sono cresciuti di +0,3% m/m sul NIC e di +0,2% m/m sull’IPCA.
Il rallentamento tendenziale dei prezzi è imputabile prevalentemente alla componente energetica (da +42,5% a/a a +28,2% a/a; -4,4% m/m).
Di conseguenza, l’inflazione al netto degli energetici e degli alimentari freschi accelera dal 6,0% del mese precedente al 6,4%.
Riteniamo che la discesa graduale dell’inflazione italiana sarà guidata principalmente dall’energia, vista la recente evoluzione dei prezzi del gas naturale; ci aspettiamo una media annua al 6,3% nel 2023 e al 2,1% nel 2024 sull’IPCA; sul NIC, la media si attesterebbe al 5,7% nell’anno in corso e al 2% nel prossimo anno.
In conclusione, l’ennesimo aumento dell’inflazione sottostante rafforza le aspettative di rialzi significativi dei tassi della Banca Centrale Europea.
Per tali ragioni, il nostro scenario di rialzi di 50pb alla riunione di marzo e di altri 50pb entro giugno è soggetto a rischi verso l’alto.
LEGGI il documento completo