Area euro: ESI sotto la media storica a luglio
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a cura di Andrea Volpi
ABSTRACT
Le indagini della Commissione Europea di luglio registrano un netto deterioramento del morale con l’indice composito di fiducia economica ESI che cala più del previsto (consenso 102) portandosi a 99 da un precedente 103,5 (rivisto da 104), un minimo da febbraio 2021 e un punto al di sotto della media di lungo periodo.
La flessione del morale risulta diffusa a tutti i principali settori di attività economica e in misura più ampia anche delle nostre previsioni già inferiori al consenso.
La fiducia nell’industria è tornata a scendere dopo l’inatteso rialzo di giugno portandosi anch’essa su un minimo da inizio 2021 (3,5 da 7).
Le imprese riportano un rallentamento della produzione a fronte di prospettive per nulla incoraggianti per l’attività nei prossimi trimestri con un rallentamento degli ordini ed un aumento delle scorte di prodotti finiti che si traducono in un netto deterioramento delle attese di produzione.
Se la flessione del morale nell’industria era tutto sommato attesa, più preoccupante è la caduta registrata dalla fiducia nei servizi (10,7 da 14,1), solo moderatamente al di sopra della media di lungo periodo, con segnali di rallentamento della domanda ed un aumento dell’incertezza.
L’erosione dei redditi disponibili per via della crescita dei prezzi si riflette nell’indagine condotta presso le famiglie che registra un deterioramento del morale dei consumatori (confermata la caduta al minimo storico di -27 della stima flash) diffuso alla situazione personale e a quella economica generale, alla situazione corrente e alle aspettative.
In particolare, aumentano ancora le preoccupazioni per la disoccupazione, ai massimi da più di un anno, mentre calano le intenzioni di acquisto di auto, abitazioni e spese importanti, indicazioni che anticipano una frenata generalizzata dei consumi privati nei prossimi mesi.
Le indagini della Commissione Europea di luglio si uniscono a quelle pubblicate nei giorni scorsi da IFO, INSEE, Istat e NBB nell’anticipare un rallentamento del ciclo nel 2° semestre con importanti rischi al ribasso tra l’autunno e l’inverno.
Anche nel caso in cui l’Eurozona dovesse riuscire a superare l’autunno e l’inverno senza riduzioni forzate degli utilizzi di gas è però possibile che un’inflazione al consumo e prezzi dell’energia persistentemente elevati possano comunque frenare in misura significativa l’attività.
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