La BCE ha confermato il percorso di riduzione dell’APP annunciato a marzo, senza nuove accelerazioni.
Tuttavia, le pressioni inflazionistiche sono più diffuse e il miglioramento delle condizioni sul mercato del lavoro porterà in futuro a una più rapida crescita dei salari: perciò la BCE valuta che i dati rendano quindi più probabile la chiusura dell’APP nel terzo trimestre.
Nella parte finale del comunicato afferma che “la flessibilità rimarrà un elemento della politica monetaria ove i rischi per la sua trasmissione mettano a repentaglio il conseguimento della stabilità dei prezzi”, e dichiara di essere pronta ad adattare tutti gli strumenti a tal fine; allo stesso tempo, però, la presidente ha escluso che saranno annunciati strumenti nuovi in assenza di esigenze concrete e immediate.
Alla luce delle comunicazioni odierne e dei dati recenti, prevediamo ora la sospensione dei programmi di acquisto a luglio e due rialzi dei tassi ufficiali entro fine anno – il primo dei quali a settembre.
Nello specifico, gli acquisti mensili saranno ridotti da 40 a 30 miliardi in maggio, e quindi a 20 miliardi in giugno.
La BCE ribadisce che gli acquisti saranno presumibilmente interrotti nel corso del terzo trimestre, e sostiene che i dati recenti hanno rafforzato tale aspettativa.
Allo stesso tempo, tuttavia, il valore dell’indirizzo (forward guidance) è molto ridotto in questa fase, e la stessa BCE sottolinea che le prossime decisioni dipenderanno dai dati.
Questi ultimi mostrano un aumento dei rischi al ribasso per la crescita reale, un aumento dei rischi di inflazione e un rafforzamento del mercato del lavoro che dovrebbe preludere a maggiore crescita anche dei salari.
Il comunicato pone particolare enfasi sulla possibilità che il consiglio direttivo adegui “tutti gli strumenti […] in modo flessibile” per contrastare le “disfunzioni nella trasmissione della politica monetaria”, citando l’esempio della reazione alla pandemia.
Su questo tema, nei giorni scorsi ci sono state speculazioni in merito alla possibilità che la BCE potesse annunciare uno strumento specifico di controllo degli spread.
Lagarde ha negato per due volte che la BCE stia preparando un nuovo strumento a tal fine, e ha anche avvisato che non necessariamente gli strumenti esistenti saranno adattati, perché dipenderà dalle esigenze concrete.
Il riferimento contenuto nell’ultima parte del comunicato, e sottolineato dalla presidente, sembra suggerire, piuttosto, che la BCE intenda proporre nuove soluzioni ad hoc se e quando emergerà un problema di trasmissione, senza alcun automatismo ma rapidamente.
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