BCE: ora i mercati credono ai “falchi”
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a cura di Luca Mezzomo
ABSTRACT
Il Consiglio direttivo BCE appare diviso sulla corretta velocità della restrizione monetaria dopo il 16 marzo, quando i tassi ufficiali saranno alzati ancora di 50pb.
I mercati sono più inclini a credere ai “falchi”, che ormai puntano a tassi oltre il 4%.
L’esito dipenderà dall’intensità della trasmissione all’economia, dalle politiche fiscali e dall’andamento dei salari.
La riunione BCE di politica monetaria del 16 marzo si concluderà con un nuovo rialzo dei tassi ufficiali di 50 punti base, che porterà il tasso sui depositi al 3,00%.
Il netto calo del prezzo del gas e l’andamento migliore delle attese dell’attività economica negli ultimi mesi dovrebbero indurre lo staff della BCE a rivedere al rialzo la crescita e al ribasso l’inflazione previste nel 2023.
Prezzi a termine del gas inferiori e un maggior rialzo dei tassi implicito nelle curve dovrebbero abbassare le proiezioni di crescita e inflazione 2024-25.
Tuttavia, la BCE continuerà a prevedere un’inflazione core superiore al 2% nel 2025.
Mentre la decisione di marzo non è in discussione, il Consiglio direttivo pare diviso sull’entità e sulla velocità della restrizione monetaria necessaria nei prossimi mesi.
La spaccatura riflette opinioni diverse sugli effetti del calo dei prezzi energetici sull’inflazione core e sulla natura occasionale o ricorrente degli aumenti osservati nel terziario.
Diverse appaiono anche le valutazioni dei governatori sul livello di restrittività della politica monetaria.
Se fino a un mese fa le nostre previsioni erano più aggressive rispetto a quanto la curva OIS scontava, ora non è più così: nei prezzi è entrata ormai l’opzione di un rialzo fino a 4,25%, ben 75pb sopra la nostra proiezione.
Il punto effettivo di arrivo dipenderà dall’intensità della trasmissione della politica monetaria (che richiede tempo per svilupparsi integralmente), dai programmi fiscali annunciati dai governi in aprile e dagli sviluppi sul fronte delle negoziazioni salariali.
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