31 Gennaio 2022 – nota economica giornaliera
ITALIA – Le indagini congiunturali di gennaio dell’Istat hanno riportato un calo del morale.
L’IESI è infatti calato a 105,4 da 112,7, sui minimi da aprile 2021, mentre il morale dei consumatori è sceso a 114,2 da 117,7 (la flessione mensile più ampia da novembre 2020), mentre le aspettative sui prezzi hanno toccato un nuovo record dal 2000.
AREA EURO
– Venerdì i primi dati relativi al PIL nel 4° trimestre hanno riportato una crescita superiore alle attese in Francia (0,7% t/t), Spagna (2% t/t) e Belgio (0,5% t/t), a fronte di una contrazione più ampia del previsto in Germania (-0,7% t/t).
– L’indagine congiunturale di gennaio della Commissione Europea ha invece riportato un calo del morale superiore alle attese diffuso a manifattura e servizi.
L’ESI è calato al livello più basso dallo scorso aprile (114,2 da 117,7).
L’indagine è quindi coerente con una forte frenata dell’attività economica a gennaio e segnalano rischi al ribasso per la crescita nel 1° trimestre del 2022.
STATI UNITI
– Venerdì, i dati di dicembre hanno mostrato un aumento del reddito personale di 0,3% m/m e una contrazione della spesa di -0,6% m/m.
In termini reali, i consumi sono scesi di -1% m/m, con un calo di -3,1% m/m per i beni e una stagnazione per i servizi (0,1% m/m).
Il deflatore dei consumi a dicembre è aumentato di 0,4% m/m (5,8% a/a) e il deflatore core ha segnato un rialzo di 0,5% m/m (4,9% a/a, massimo dal 1983).
– L’Employment Cost Index nel 4° trimestre ha registrato un incremento di 1% t/t (4% a/a).
Nel settore privato, le retribuzioni sono cresciute di 4,4% a/a, con un rialzo dei salari di 5% a/a, anche più marcato nei servizi.
I dati confermano i timori della Fed riguardo a un’accelerazione della dinamica salariale che possa spingere le imprese a scaricarne almeno una parte sui prezzi di vendita.
GIAPPONE
– La produzione industriale a dicembre (prel.) ha registrato una correzione di -1% m/m, con segnali modestamente positivi in alcuni settori (auto, energia) e aspettative di ripresa a inizio 2022.
L’indagine del METI riporta previsioni di incrementi di 5,2% m/m e 2,2% m/m a gennaio e febbraio, rispettivamente.
– Le vendite al dettaglio di dicembre sono aumentate di 1,4% a/a, al di sotto delle aspettative di consenso.
– La fiducia delle famiglie a gennaio ha corretto a 36,7 da 39,1, sulla scia di minore ottimismo riguardo al mercato del lavoro e alla crescita del reddito.
CINA
– L’aumento dei contagi di Covid-19 a cavallo d’anno e le relative misure di contenimento hanno avuto un effetto negativo sull’andamento dell’attività economica in gennaio, sia nel manifatturiero sia nei servizi.
Il PMI del settore manifatturiero rilevato da Caixin-Markit è sceso da 50,9 a 49,1 in gennaio.
Le imprese hanno segnalato una contrazione della produzione e degli ordini, in particolare esteri (la componente è scesa da 49,9 in dicembre a 46,5 in gennaio, il minimo da febbraio 2021), e un contemporaneo aumento dei tempi di consegna.
Le imprese hanno inoltre ridotto le scorte per la prima volta in tre mesi, sia di prodotti finiti sia di materiali, così come gli occupati, la cui componente è scesa ai minimi da aprile 2020.
Le componenti dei prezzi di input e output, dopo tre mesi di discesa, sono invece risalite.
L’indice PMI dei servizi sarà pubblicato il 7 febbraio.
– Il PMI manifatturiero rilevato dal NBS ha avuto una dinamica simile a quello di Caixin-Markit, anche se meno marcata: è infatti rimasto in territorio espansivo a 50,1 in gennaio (dicembre: 50,3).
La scomposizione per tipologia d’impresa ha rilevato un moderato aumento dell’attività per le grandi imprese, una riduzione del ritmo di espansione per le medie imprese e una contrazione dell’attività per le piccole imprese, il cui indice è sceso da 46,5 in dicembre a 46, minimo dal febbraio 2020.
Il PMI del settore non manifatturiero è sceso da 52,7 in dicembre a 51,1 in gennaio, spinto al ribasso dal calo sia del PMI dei servizi (da 52 a 50.3) sia da quello delle costruzioni (da 56,3 a 55,4).
Nel settore dei servizi gli ordini e l’occupazione hanno continuato a contrarsi mentre i prezzi sono segnalati in aumento.
La dinamica di prezzi e dell’occupazione è stata simile nel settore delle costruzioni dove però si è registrata un’accelerazione dei nuovi ordini (53,3 in gennaio) e un netto rimbalzo della componente aspettative (da 59,9 a 64,4).
L’indice composito è sceso da 52,2 a 51.
COMMENTI:
ITALIA – Sabato, all’ottavo scrutinio, Sergio Mattarella è stato rieletto Presidente della Repubblica, con 759 voti.
Il giuramento avverrà giovedì 3 febbraio, giorno della scadenza del primo mandato.
Nel corso della vicenda sono emerse divisioni tra le forze di maggioranza e all’interno degli stessi partiti, ma, almeno nel breve termine, difficilmente vi saranno effetti tangibili sulla composizione e sull’agenda del Governo.
PORTOGALLO – Le elezioni anticipate si sono concluse con una vittoria del partito socialista del primo ministro uscente Costa che avendo ottenuto con 117 seggi su 230 può ora disporre della maggioranza assoluta.
GERMANIA – Potrebbe anticipare dal 31 dicembre alla metà di quest’anno l’eliminazione della sovrattassa energetica per le fonti rinnovabili, già ridotta del 43% il 1° gennaio.
STATI UNITI – Dalla Fed, è iniziato il flusso di commenti post-FOMC.
Bostic (Atlanta Fed) ha cominciato a dare forma ai possibili sentieri dei tassi in versione hawkish.
Bostic ha detto che la sua previsione è di tre rialzi nel 2022, a partire da marzo.
Tuttavia, a suo avviso, tutte le opzioni sono sul tavolo a tutte le riunioni, inclusi rialzi di 50 pb e interventi a tutte e sette le prossime riunioni del 2022, in caso di inflazione ostinatamente elevata.
Kashkari (Minneapolis Fed) ha mantenuto, come di consueto, toni più dovish, affermando che lo scenario è ancora molto incerto ed è prematuro dare indicazioni su quanto dovrà muoversi la Fed.
A suo avviso l’economia è “un po’ sbilanciata” e tutto dipenderà da come si risolveranno i fattori collegati a Covid, che sono le principali cause delle pressioni sui prezzi.
Oggi due discorsi dalla Fed (Daly e George) daranno informazioni sulla distribuzione delle opinioni nel FOMC.
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata in ampio rafforzamento grazie all’esito del FOMC, inaugurando nuovi massimi.
La settimana entrante propone dati importanti (ISM domani e giovedì, ed employment report venerdì) attesi in parziale e temporaneo indebolimento, per via di Omicron.
Questo potrebbe rallentare o frenare l’ascesa del biglietto verde, ma in tal caso si tratterebbe solo di una breve pausa, in attesa di altri dati/indicazioni che, facendo salire ulteriormente i rendimenti, restituiscano slancio anche al dollaro.
EUR – L’euro ha chiuso la settimana passata in calo da 1,13 a 1,11 EUR/USD, aggiornando qui i minimi (a 1,1119 EUR/USD), di riflesso al generalizzato rafforzamento post-FOMC del dollaro.
Questa settimana, la riunione BCE di giovedì non dovrebbe offrire novità rispetto a quanto già comunicato a dicembre, ma sarà tuttavia da seguire per cogliere anche eventuali sfumature in merito alla valutazione aggiornata dello scenario di inflazione.
Tra i dati, dopo il PIL dell’area (atteso oggi, in ampio rallentamento nel 4° trimestre), vi sarà l’inflazione mercoledì, prevista in decelerazione a gennaio dopo il picco del mese precedente.
A meno di sfumature hawkish nella retorica BCE, l’euro dovrebbe quindi mantenersi sulla difensiva.
Tuttavia, in vista di dati USA in parziale indebolimento, nuovi minimi potrebbero essere evitati in questi giorni.
I rischi sono però verso il basso e l’inaugurazione di nuovi minimi sarebbe solo rinviata.
GBP – Anche la sterlina ha chiuso la settimana passata in calo contro dollaro da 1,35 a 1,33 GBP/USD sull’esito del FOMC, ma in rafforzamento contro euro da 0,84 a 0,83 EUR/GBP per via della maggior debolezza dell’EUR/USD.
Questa settimana c’è grande attesa per la riunione BoE di giovedì, non tanto per la decisione immediata, piuttosto scontata, di un secondo rialzo dei tassi BoE da 0,25% a 0,50%, quanto per le indicazioni sul sentiero di policy successivo.
L’elevata inflazione dovrebbe giustificare almeno altri due rialzi in corso d’anno, con avvio della rimozione del QE (non-reinvestimento dei titoli che giungono a scadenza già prossimamente e riduzione del bilancio più avanti, dopo che il bank rate sia salito a 1,00%), ma l’ampio rallentamento della crescita atteso l’anno prossimo nel MPR di novembre suggeriva cautela sul sentiero successivo.
Importanti saranno dunque le previsioni aggiornate di crescita che verranno pubblicate nel nuovo MPR: una revisione migliorativa favorirebbe infatti la sterlina, che altrimenti potrebbe restare ancora sulla difensiva contro dollaro nel breve di fronte alla generalizzata forza di quest’ultimo, ma in vantaggio sull’euro grazie alla distanza tra BoE e BCE.
JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in calo contro dollaro da 113 a 115 USD/JPY, ma in leggero rafforzamento contro euro da 129 a 128 EUR/JPY, per via del maggior calo post-FOMC dell’EUR/USD.
L’indebolimento contro dollaro potrebbe fare una pausa questa settimana se i rendimenti a lunga USA non saliranno ancora per effetto dei dati USA e/o per il permanere di un’elevata risk aversion in relazione alla crisi ucraina.
Si tratterebbe tuttavia di un indebolimento solo rinviato – a quando i rendimenti USA riprenderanno a salire – e destinato successivamente a trasferirsi anche contro euro.
PREVISIONI:
AREA EURO
– La settimana entrante è particolarmente ricca di dati rilevanti, e in più si terrà anche la riunione di politica monetaria della BCE.
Giovedì, la BCE lascerà la politica monetaria del tutto immutata; l’analisi economica confermerà i rischi al rialzo sull’inflazione e i rischi equivalenti sulla crescita (forse con una prevalenza di quelli al ribasso nel breve termine).
– Questa mattina le stime di contabilità nazionale dovrebbero riportare una marcata frenata del PIL nel 4° trimestre in Italia e nel complesso dell’Eurozona, a 0,3% t/t.
– Questa settimana le rilevazioni sui prezzi al consumo di gennaio sono inoltre attese far registrare un aumento dell’inflazione in Italia e un calo in Francia.
In Germania, vediamo un calo di un punto percentuale dell’inflazione a gennaio (4,7% a/a armonizzata e 4,3% nazionale).
– I primi dati sull’attività industriale di dicembre potrebbero invece evidenziare un rimbalzo dell’output in Francia e un contenuto incremento degli ordinativi in Germania.
– I dati occupazionali di dicembre dovrebbero infine evidenziare un calo del tasso dei senza lavoro in Eurozona e una stabilizzazione in Italia.
STATI UNITI
– Il focus della settimana sarà sull’employment report di gennaio, che dovrebbe essere indebolito dagli effetti di Omicron sull’occupazione e sulla forza lavoro, mentre la dinamica salariale dovrebbe accelerare ulteriormente.
– Gli indici ISM a gennaio dovrebbero subire correzioni moderate, ma continuare a segnalare espansione dell’attività e pressioni verso l’alto sui prezzi.
La spesa in costruzioni a dicembre è prevista in rialzo solido.