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29 Luglio 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – A maggio il fatturato industriale è cresciuto dell’1,4% m/m (23,6% a/a): l’indice destagionalizzato di fatturato ha raggiunto un record dall’inizio delle rilevazioni nel 2000, ma i recenti progressi sono dovuti prevalentemente all’effetto-prezzi: i dati in volume mostrano infatti una correzione congiunturale (-0,3%) e una crescita tendenziale ben più modesta (5,9%).

ITALIA – I dati sul commercio estero extra-UE hanno invece mostrato un ampio balzo per le importazioni (+8,6% m/m), trainato dagli acquisti di prodotti energetici, a fronte di una contrazione per le esportazioni (-1,5% m/m), penalizzate da operazioni occasionali ad alto impatto nella cantieristica navale (al netto delle quali l’export sarebbe risultato circa stagnante).

AREA EURO – Ieri le indagini della Commissione Europea di luglio hanno registrato un netto deterioramento del morale: l’indice composito di fiducia economica ESI è calato a 99 da un precedente 103,5, un minimo da febbraio 2021 e un punto al di sotto della media di lungo periodo.
La flessione del morale risulta diffusa a tutti i principali settori di attività economica e anticipa un rallentamento del ciclo nel 2° semestre.

FRANCIA – Questa mattina la crescita del PIL nel 2° trimestre ha sorpreso al rialzo con un rimbalzo di 0,5% t/t (4,2% a/a) dopo il -0,2% t/t registrato a inizio 2022.
L’espansione è stata sostenuta dal canale estero (sono cresciute le esportazioni e calate le importazioni) e dalle scorte, a fronte di un apporto nullo della domanda domestica finale: i consumi privati sono calati per il secondo trimestre consecutivo, mentre si registra una stabilizzazione per gli investimenti.

GERMANIA
 – Poco fa, i prezzi all’import di giugno hanno visto una lieve decelerazione, a 29,9% a/a da 30,6% di maggio.
Nonostante il modesto rallentamento, il dato rimane su livelli elevati e non è escluso che possa tornare a crescere nei prossimi mesi.
– L’inflazione armonizzata di luglio è salita all’8,5% a/a dall’8,2% precedente, a dispetto di una correzione all’8,1% attesa dal consenso; su base nazionale l’inflazione è invece calata al 7,5% a/a dal 7,6% di giugno.

BELGIO – Nel 2° trimestre la crescita del PIL ha rallentato allo 0,2% t/t (3,3% a/a) da un precedente 0,5%: il ritmo di espansione dovrebbe restare circa stabile nel 3° trimestre prima di decelerare ulteriormente a cavallo d’anno.

STATI UNITI – Ieri, la stima advance del PIL ha registrato una contrazione di -0,9% t/t ann., dopo -1,6% t/t ann. del 1° trimestre.
L’aspettativa era per un dato debole, frenato principalmente dalle scorte.
Tuttavia, i dati hanno evidenziato, oltre a un ampio contributo negativo delle scorte, pari a circa -2 pp, anche un netto indebolimento della domanda finale domestica privata, invariata su base trimestrale.
Gli investimenti residenziali hanno corretto di -14% t/t ann. e, con un segnale più preoccupante, gli investimenti fissi non residenziali sono stati marginalmente negativi, con la prima contrazione del comparto macchinari da giugno 2020.
I consumi sono cresciuti di 1% t/t ann., con i servizi in forte crescita (4,1% t/t ann.), contrastati però dalle ampie flessioni dei beni.
Anche la spesa pubblica ha registrato un calo, che tuttavia non preoccupa perché è transitorio e collegato al rilascio delle riserve strategiche di petrolio effettuato per calmierare i prezzi in primavera.
Il canale estero ha contribuito positivamente per 1,4 pp. Guardando avanti, alla luce dei dati del 2° trimestre, si conferma che la transizione dalla domanda di beni a quella di servizi continuerà a pesare sulla crescita, con una combinazione di freni da diverse componenti: consumi, investimenti in macchinari e scorte.
A questi si aggiunge la contrazione degli investimenti residenziali, che dovrebbe proseguire ancora per diversi trimestri.
Con i dati correnti, l’economia USA è in una fase di significativa debolezza, che però non si può definire (per ora) una recessione, alla luce della continua espansione dell’occupazione e dell’andamento del reddito più positivo rispetto a quello del PIL, almeno fino al 1° trimestre (ultimo dato disponibile).

GIAPPONE – Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile a giugno, a 2,6%.
La stima preliminare della produzione industriale di giugno ha sorpreso verso l’alto, con una variazione di 8,9% m/m, dopo -7,5% m/m a maggio, spinto da una ripresa nel comparto auto e in quello dei macchinari.
Anche il fatturato ha segnato un incremento ampio, 4,6% m/m.
Le proiezioni rilevate dal METI presso le imprese mostrano aspettative positive, che prevedono rialzi di 3,8% m/m e 6% m/m a luglio e agosto, rispettivamente.

 

COMMENTI:

STATI UNITI Le implicazioni dei dati del PIL per la politica monetaria sono miste.
Infatti, a fronte della delusione sulla crescita della domanda finale domestica privata, si è registrato un andamento dell’inflazione in ulteriore aumento, con pressioni per il proseguimento dei rialzi dei tassi.
Per ora prevediamo che la Fed mantenga la rotta di restrizione monetaria, ma l’incertezza è aumentata in misura significativa.
La svolta ciclica è comunque ormai avviata.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha continuato a scendere tra ieri e oggi dopo che anche i dati di Pil USA del 2° trimestre si sono rivelati più deboli del previsto confermando le indicazioni di rallentamento della crescita e provocando un calo dei rendimenti e delle attese di rialzo dei tassi Fed.
Quand’anche la Fed alzasse ancora i tassi di 75 pb a settembre per via di pressioni inflazionistiche più marcate dei segnali di rallentamento, la prospettiva di rialzi più contenuti nei mesi successivi e della chiusura del ciclo di rialzi entro la prima parte dell’anno prossimo suggeriscono che il trend rialzista del dollaro dovrebbe ora essere in via di esaurimento.
Nel breve tuttavia potrebbe ancora riportarsi temporaneamente verso i massimi recenti qualora si osservasse un nuovo significativo deterioramento del contesto globale, soprattutto al di fuori degli USA (conflitto russoucraino e/o quadro pandemico in Cina) con associato aumento della risk aversion.

EURL’euro si è rafforzato solo marginalmente (da 1,01 a 1,02 EUR/USD, ovvero restando nel range delle ultime settimane) sui dati USA negativi e similmente – per ora – anche sui dati dell’area di questa mattina che pure hanno sorpreso verso l’alto sia per la crescita del 2° trimestre sia per l’inflazione di luglio (su tali dati inizialmente l’euro è salito marginalmente ma poi è sceso anche di più, seppure temporaneamente).
A contenere l’upside dell’euro sono i rischi che gravano sulla crescita dell’area nella restante parte dell’anno e successivamente soprattutto con riferimento all’evoluzione delle forniture energetiche dalla Russia – come suggerisce la chiara reazione ribassista che il cambio ha mostrato di recente sui PMI e sugli indici di fiducia che avevano deluso.
Rivediamo pertanto al ribasso il profilo atteso dell’euro, in funzione del deterioramento atteso del quadro di crescita dell’area con possibilità di nuova temporanea discesa sotto la parità in caso di altre delusioni dai dati e/o di notizie negative sul fronte delle forniture energetiche dalla Russia.
Il nuovo profilo atteso del cambio passa a 0,98-1,03-1,05-1,10 EUR/USD dal precedente 1,00-1,06-1,10-1,13 EUR/USD.
Il graduale recupero atteso al di là del breve è funzione dell’atteso restringimento dei differenziali di rendimento in prospettiva della chiusura del ciclo di rialzi Fed che potrebbe successivamente invertire rotta di fronte al rischio di un rallentamento dell’economia USA più marcato/rapido delle attese.
I rischi sono leggermente verso l’alto nel brevissimo termine (ovvero possibilità che l’euro si indebolisca meno delle attese per via ad esempio di dati di crescita USA meno positivi delle attese) ma verso il basso successivamente (nel caso in cui il quadro di crescita dell’area euro si rivelasse ancora più debole delle attese).

GBPAnche la sterlina si è rafforzata tra ieri e oggi di riflesso all’indebolimento del dollaro sui dati USA risalendo da 1,21 a 1,22 GBP/USD.
Più contrastata la dinamica contro euro, rispetto al quale ieri si è rafforzata da 0,84 a 0,83 EUR/GBP, mentre oggi sta rientrando.
Cruciale sarà giovedì prossimo la riunione BoE.
Il dibattito sarà soprattutto sull’entità del rialzo dei tassi da attuare, 25 pb o 50 pb. In base ai dati usciti dalla riunione di giugno in poi e agli sviluppi a livello globale le indicazioni sono in generale per il mantenimento di rischi verso l’alto sull’inflazione, che ancora non ha raggiunto il picco atteso nel Regno Unito, e per un non-ulteriore deterioramento del quadro di crescita domestico rispetto a quanto già atteso.
Di recente Bailey aveva indicato che in caso di pressioni inflazionistiche più persistenti l’azione di policy avrebbe dovuto diventare più incisiva, spiegando che l’opzione di 50 pb sarebbe stata sul tavolo a inizio agosto.
A giugno tre esponenti su nove avevano votato a favore di un rialzo di 50 pb e nel frattempo anche Pill, che fino ad ora ha votato per rialzi di 25 pb, ha dichiarato di essere favorevole a rialzi più ampi in caso di maggior persistenza dell’inflazione.
Ci aspettiamo pertanto che il 4 agosto la BoE alzi i tassi di 50 pb, ma l’esito è molto incerto, in quanto lo scenario di crescita domestica resta molto debole e potrebbe aversi ancora una spaccatura interna alla BoE.
Il rischio è pertanto di un altro rialzo di soli 25 pb.
La sterlina dovrebbe trarre beneficio in caso di un rialzo di 50 pb, ma in misura limitata per via della probabile conferma del debole quadro di crescita domestica.

JPYLo yen si è rafforzato ampiamente tra ieri e oggi sia contro dollaro da 136 a 132 USD/JPY sul calo dei rendimenti a lunga USA sia contro euro da 139 a 135 EUR/JPY.
Contro dollaro potrebbe ancora tornare a indebolirsi nel breve, ma non oltre i minimi recenti, in caso di parziale risalita dei rendimenti USA soprattutto se la Fed dovesse alzare ancora i tassi di 75 pb a settembre.
Contro euro la tendenza di fondo dovrebbe essere all’indebolimento anche successivamente.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – In calendario per oggi anche i dati di contabilità nazionale in Germania, Italia, Spagna e nel complesso dell’Eurozona.
In Germania il PIL dovrebbe risultare poco più che stagnante (0,1% t/t, 1,7% a/a) mentre in Italia il ritmo di espansione potrebbe aver accelerato allo 0,4% t/t dopo lo 0,1% dei primi tre mesi dell’anno; in Spagna il PIL è atteso stabile allo 0,2% t/t mentre in area euro dovrebbe rallentare allo 0,2% t/t da un precedente 0,5%.
– In agenda anche le letture dei prezzi al consumo di luglio nell’Eurozona, in Francia e in Italia.
In area euro l’inflazione headline dovrebbe salire all’8,8% a/a, mentre la dinamica core BCE (al netto di alimentari freschi ed energia) è vista accelerare al 4,7% da 4,6% di giugno; sul mese, i prezzi al consumo dovrebbero mostrare una lieve crescita (0,1% m/m), restando sopra l’usuale profilo stagionale.
In Italia l’inflazione potrebbe restare invariata a luglio, a 8% a/a sull’indice domestico e a 8,5% sulla misura armonizzata UE; la componente di fondo (sul NIC) è vista in crescita al 4,1% a/a (-1,4% m/m) dal 4% precedente; nel mese i prezzi sarebbero saliti di cinque decimi sul NIC e calati di un punto sull’IPCA.
In Francia, l’inflazione è attesa salire a 6% da 5,8% precedente sul CPI e a 6,7% a/a da 6,5% sull’armonizzato: nel mese, i prezzi al consumo dovrebbero essere cresciuti di due decimi su entrambe le misure.

GERMANIA – A luglio il tasso di disoccupazione è atteso salire lievemente al 5,4%: l’aumento del numero dei senza lavoro risulterebbe ancora in parte imputabile all’afflusso nelle statistiche dei rifugiati dall’Ucraina.

STATI UNITI
 – Oggi il focus sarà sull’Employment Cost Index del 2° trimestre previsto dal consenso in rialzo di 1,2% t/t, dopo 1,4% t/t del 1° trimestre.
Powell ha citato esplicitamente questo dato come un elemento rilevante per valutare le pressioni su prezzi e salari.
– Saranno pubblicati anche i dati della spesa e del reddito personale di giugno, previsti in aumento di 0,9% m/m e 0,5% m/m, rispettivamente.
I consumi dovrebbero confermare la dinamica solida dei servizi, ampiamente frenata dal comparto dei beni in particolare quelli durevoli.
Le informazioni nell’insieme dovranno essere lette alla luce dello spaccato del PIL, che ha fornito un quadro di significativo rallentamento della domanda domestica finale.
Il deflatore dei consumi core dovrebbe essere in aumento di 0,5% m/m (4,7% a/a), con rischi verso l’alto derivanti dalle informazioni emerse ieri con il PIL, che hanno mostrato un incremento del 4,4% t/t.
– Infine, la fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a luglio (finale) dovrebbe mostrare una stabilizzazione sui livelli storicamente molto bassi della lettura preliminare.
Come sempre, un elemento importante dell’indagine sono le aspettative di inflazione, che potrebbero risalire marginalmente dopo la correzione vista con la prima lettura.