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28 Giugno 2024 – nota economica giornaliera

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ieri sui dati delle vendite al dettaglio risultati peggiori delle attese e per quanto stamani abbia riaperto al rialzo rischia nuova debolezza oggi sui deflatori dei consumi previsti in calo a indicare un’effettiva dinamica discendente dell’inflazione.
A meno di un calo dei deflatori più ampio delle aspettative, l’effetto negativo sul dollaro potrebbe essere ridimensionato dagli altri dati (PMI di Chicago, redditi delle famiglie e spesa per consumi) attesi invece in miglioramento.
Importanti saranno i dati della prossima settimana, innanzitutto l’employment report venerdì 5 luglio, per il quale si attendono indicazioni di allentamento del mercato del lavoro, ma anche gli ISM, manifatturiero (lunedì) e non-manifatturiero (mercoledì), attesi rispettivamente in lieve aumento e in calo.
A meno, pertanto, di sorprese positive eclatanti il dollaro dovrebbe almeno in parte arretrare.
La settimana successiva l’appuntamento chiave sarà con i dati di inflazione (giovedì 11 luglio): se confermeranno chiaramente una tendenza ribassista in atto il biglietto verde dovrebbe indebolirsi ancora, perché verrebbe avvalorata l’ipotesi che la Fed attui un primo taglio dei tassi a settembre.
Ad ora il mercato sconta un primo taglio dei tassi Fed a settembre con probabilità 68%, che sale al 100% su novembre e un secondo taglio a dicembre con probabilità 80%.

EURL’euro è risalito ieri da 1,06 a 1,07 EUR/USD principalmente di riflesso al calo del dollaro, e sempre di riflesso è tornato a cedere stamani.
L’incertezza politica in attesa delle elezioni francesi di domenica dovrebbe limitare l’upside dell’euro, anche nel caso in cui tragga beneficio oggi da dati USA sfavorevoli. Nelle prossime due settimane l’appuntamento chiave saranno i dati di inflazione dell’area martedì 2 luglio attesi in solo marginale calo, per cui, a meno di un calo più ampio, l’euro potrebbe stabilizzarsi anziché indebolirsi, soprattutto se nel frattempo i dati USA tenderanno a fornire segali di debolezza dell’economia statunitense.
Venerdì 5 ci saranno poi i dati di produzione industriale tedesca, attesa in recupero, altro elemento che dovrebbe agire a parziale sostegno dell’euro.
Tuttavia, con una BCE che ha già iniziato a tagliare i tassi e si proietta almeno verso un secondo taglio a settembre e con le recenti preoccupazioni circa le problematiche di sostenibilità fiscale soprattutto in alcuni Paesi dell’area dopo le elezioni europee, nel breve i rischi sono verso il basso (supporti chiave in area 1,05 EUR/USD).
Tornando alla politica monetaria, attualmente il mercato sconta con probabilità 84% un secondo taglio dei tassi BCE a settembre, che sale al 100% su ottobre, con un terzo taglio a dicembre dato con probabilità 84%.

GBP – La sterlina si è leggermente rafforzata ieri contro dollaro, contenuto comunque in area 1,26 GBP/USD, sull’arretramento di quest’ultimo ed è in salita anche stamani dopo che i dati di PIL nel Regno Unito hanno mostrato una revisione al rialzo nel 1° trimestre da 0,6% a 0,7% t/t.
A meno di sorprese positive oggi dai dati USA la valuta britannica potrebbe consolidare o comunque stabilizzarsi.
Contro euro ieri era in calo oggi in recupero ma sempre contenuto in area 0,84 EUR/GBP.
Nelle prossime due settimane l’appuntamento chiave saranno le elezioni del 4 luglio dove una possibile vittoria, purché netta, dei laburisti, attualmente in ampio vantaggio di 20 punti, dovrebbe rivelarsi moderatamente favorevole alla sterlina per i programmi pro-crescita che il nuovo governo intenderebbe implementare, anche se i limiti imposti dalla necessità di preservare la disciplina fiscale dovrebbero limitare l’upside della valuta.
Tra i dati i più rilevanti ci saranno l’11 luglio la produzione industriale e il PIL mensile di maggio che, se positivi, dovrebbero fornire ulteriore, contenuto, supporto alla sterlina.
Da seguire saranno anche eventuali discorsi BoE, per capire se la svolta ribassista sui tassi possa arrivare già ad agosto.
Al momento il mercato attribuisce probabilità 52-80-100% a un primo taglio in agosto-settembre-novembre, e 32-68% a un secondo taglio in novembre-dicembre.

JPY – Lo yen si è indebolito ancora questa notte contro dollaro da 160 a 161 USD/JPY aggiornando qui i minimi a 161,27 USD/JPY, complici la tenuta dei rendimenti a lunga USA e il mantenersi di un differenziale tassi troppo ampio.
Le autorità continuano a lamentare disagio per i movimenti del cambio ribadendo di essere pronte ad adottare le misure necessarie per contrastare un deprezzamento indesiderato.
È stato anche annunciato che a fine luglio Masato Kanda (fautore dei recenti interventi valutari) verrà sostituito da Atsushi Mimura.
Non si tratta di una sostituzione ad hoc, rientra nelle tempistiche della normale rotazione delle cariche e non dovrebbe comportare una diversa gestione delle questioni valutarie.
Oggi, comunque, le pressioni ribassiste sullo yen dovrebbero allentarsi grazie al calo atteso dei deflatori USA, a meno che non sorprendano verso l’alto.
Nelle prossime due settimane, se i dati USA non disattenderanno le aspettative di indebolimento, le pressioni ribassiste sullo yen dovrebbero attenuarsi e il cambio potrebbe riuscire a stabilizzarsi.
Tuttavia, nel breve i rischi restano verso il basso per il differenziale tassi che rimane troppo elevato.
Saranno da seguire comunque eventuali dichiarazioni di fonte BoJ per capire se alla riunione del 31 luglio oltre all’annuncio di un piano di riduzione degli acquisti di JGB potrà essere deciso anche un aumento dei tassi, sviluppi entrambi che dovrebbero agre a favore dello yen, soprattutto all’avvicinarsi della svolta ribassista della Fed.