28 Gennaio 2022 – nota economica giornaliera
FRANCIA – Il PIL è cresciuto di 0,7% t/t (5,4% a/a) nel 4° trimestre, al di sopra delle attese di consenso, dopo il 3,1% t/t registrato nel trimestre estivo; la ripresa potrebbe rallentare ancora a inizio anno prima di tornare a mostrare ritmi più robusti nei trimestri centrali del 2022.
Dopo aver chiuso il 2021 con una crescita in media annua del 7%, l’economia transalpina potrebbe registrare un’espansione intorno al 4% (con qualche rischio al ribasso) nel 2022.
STATI UNITI
– Ieri, la stima advance del PIL del 4° trimestre ha sorpreso verso l’alto, con una variazione di 6,9% t/t ann., dopo 2,3% t/t ann. dell’estate.
L’accelerazione della crescita è dovuta a un balzo delle scorte (contributo: 4.9 pp), oltre che a una maggiore crescita dei consumi (3,3% t/t ann. dopo 2% nel 3° trimestre).
Le ampie variazioni di export (24,5% t/t ann.) e import (17.7%) si elidono in larga misura (contributo netto: -0,4 pp).
I dati sono meno solidi di quanto appaia (domanda finale domestica in aumento di solo +2% t/t ann.), essendo spinti dalle scorte.
La crescita è attesa in netto rallentamento nel 1° trimestre (1,1% t/t ann.) sulla scia di una frenata dei consumi e delle scorte.
– Gli ordini di beni durevoli a dicembre hanno segnato una flessione di -0,9% m/m, per via del crollo nell’aeronautica civile.
Al netto dei trasporti, gli ordini sono aumentati di 0,4% m/m.
Le consegne di beni capitali ex-difesa e aerei, in rialzo di 1,3% m/m, danno indicazioni positive per gli investimenti.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione al 22 gennaio sono calate di 30 mila, a 260 mila, dando supporto all’ipotesi che il recente rialzo dei sussidi fosse in larga misura causato da difficoltà di destagionalizzazione.
COMMENTI:
ITALIA – Dopo l’ennesimo nulla di fatto della quarta votazione ieri (la prima per la quale era sufficiente la maggioranza semplice dei votanti), oggi potrebbe essere la giornata decisiva per l’elezione del Presidente della Repubblica.
È possibile, infatti, che la conferenza dei capigruppo decida di portare a due gli scrutini da completare nel corso della giornata.
Secondo fonti di stampa, la coalizione di centro-destra potrebbe tentare di eleggere un esponente di area (tra i quali la presidente del Senato Casellati); se tale tentativo dovesse fallire, è probabile che il punto di equilibrio venga raggiunto su un nome maggiormente condiviso (il nome più accreditato è quello di Casini); solo in caso di ulteriore impasse la soluzione potrebbe tornare a contemplare l’elezione di Mario Draghi (o, in ultima istanza, la rielezione di Sergio Mattarella).
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro è salito ulteriormente e ampiamente ieri, a livello generalizzato, superando i massimi di novembre, grazie al consolidarsi di aspettative – in seguito al FOMC di mercoledì – di un sentiero di normalizzazione in corso d’anno ancora più rapido e incisivo, come testimoniato dall’ulteriore salita dei rendimenti (a breve).
Per il biglietto verde dovrebbe esserci dunque spazio di ulteriore rafforzamento verso nuovi massimi nel breve (in particolare sull’orizzonte a 1m-3m circa).
Dai dati USA di oggi si attendono indicazioni miste, ma non dovrebbero essere particolarmente significativi in termini di impatto sul biglietto verde, mentre più rilevanti saranno la settimana prossima gli indici ISM e l’employment report.
EUR – Sul rafforzamento post-FOMC del dollaro l’euro ha corretto ulteriormente e significativamente da 1,12 a 1,11 EUR/USD aggiornando qui i minimi di novembre (nuovo minimo a 1,1124 EUR/USD). Tecnicamente il downside dovrebbe essere contenuto entro quota 1,10 EUR/USD, ma i rischi sono verso il basso (supporti chiave successivi in area 1,08 EUR/USD) dato il confronto sfavorevole – nel breve – tra la BCE, che difficilmente aprirà a un’accelerazione del sentiero di normalizzazione già alla riunione di giovedì prossimo, e la Fed, che invece ha appena pre-annunciato un’ulteriore accelerazione del processo di aggiustamento della politica monetaria.
Anche i segnali di indebolimento (per quanto temporaneo perché dovuto alla risalita dei contagi) attesi dai dati di oggi (soprattutto Pil tedesco e fiducia dell’area) non depongono a favore di novità hawkish a breve da parte della BCE.
GBP – Anche la sterlina è scesa ancora ieri contro dollaro, da 1,34 a 1,33 GBP/USD, sul generalizzato rafforzamento del biglietto verde, ma meno dell’euro, rispetto al quale si è rafforzata, pur mantenendosi in area 0,83 EUR/GBP, grazie alla prospettiva di altri rialzi BoE nei prossimi mesi, a partire dalla riunione di giovedì prossimo.
Se la BoE dovesse prospettare un sentiero di rialzi paragonabile a quello della Fed la sterlina potrebbe risalire almeno parzialmente contro dollaro, proseguendo il rafforzamento contro euro.
JPY – Anche lo yen è sceso ulteriormente ieri, da 114 a 115 USD/JPY contro dollaro, sul rafforzamento post-FOMC di quest’ultimo, ma meno dell’euro, rispetto al quale si è rafforzato da 129 a 128 EUR/JPY.
La dinamica dello yen è infatti maggiormente correlata ai rendimenti a lunga USA, che ieri non hanno seguito quelli a breve nel loro rialzo.
La valuta nipponica ha comunque spazio di ulteriore discesa, nella misura in cui i rendimenti a lunga USA saliranno ancora.
PREVISIONI:
ITALIA – Il morale delle famiglie è visto a 116,5 dopo il sorprendente lieve rialzo a 117,7 del mese di dicembre; la fiducia delle aziende dovrebbe rallentare soprattutto nel settore dei servizi (a 108,8 da 110,2), per via della risalita dei contagi, ma anche le imprese industriali potrebbero evidenziare un minore ottimismo (a 114,5 da 115,2), sulla scia dei rincari energetici.
AREA EURO
– In calendario per oggi anche le stime di contabilità nazionale del 4° trimestre in Germania, Spagna e Belgio.
Prevediamo una contrazione del PIL di -0,4% t/t in Germania e una crescita solo marginale in Belgio (0,2% t/t); in Spagna l’attività dovrebbe rallentare all’1,4% t/t, restando però su ritmi più sostenuti rispetto alle altre principali economie.
– L’indice ESI della Commissione Europea è visto correggere a 114,5 da un precedente 115,3.
STATI UNITI
– I principali dati in uscita riguardano prezzi e costo del lavoro.
Il deflatore dei consumi core è previsto in rialzo di 0,5% m/m, con una variazione annua di 4,8% a/a, sui massimi dal 1982.
L’Employment Cost Index del 4° trimestre, atteso in aumento di 1,2% t/t, dopo 1,3% in estate, dovrebbe confermare il trend verso l’alto del costo del lavoro, in rapida accelerazione da fine 2020.
Su base tendenziale l’indice dovrebbe superare il 4% a/a, portandosi sui massimi dal 2001.
– La spesa personale a dicembre dovrebbe essere in calo di – 0,7% m/m in termini nominali, corrispondente a una correzione di -1,2% m/m in termini reali.
La spesa per i beni dovrebbe correggere di circa -2% m/m, mentre i servizi dovrebbero essere frenati dai primi effetti di Omicron.
La previsione è di rimbalzo a gennaio della componente dei beni.
Il reddito personale dovrebbe aumentare di 0,4% m/m.
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a gennaio (finale) dovrebbe flettere ulteriormente, a 68,2 da 68,8 della lettura preliminare, con le aspettative di inflazione a 5-10 anni su livelli elevati, oltre il 3%.