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27 Gennaio 2023 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ieri a gennaio l’indice composito IESI di fiducia delle imprese è cresciuto per il terzo mese di fila, a 109,1 da un precedente 107,9, ritornando sui massimi dallo scorso agosto.
Il morale è migliorato nel manifatturiero, nei servizi e nelle costruzioni, mentre è calato nel commercio al dettaglio.
La fiducia dei consumatori è invece tornata a calare, a 100,9 da 102,5 di dicembre; a pesare sul morale delle famiglie dovrebbero essere stati i rincari su carburanti, trasporti e tabacchi, come sembrano suggerire le opinioni degli intervistati sui prezzi correnti, salite ai massimi dai primi anni ’80; viceversa, l’inflazione attesa è calata ancora, ai minimi da quasi due anni.
Dopo aver toccato un minimo in ottobre, le indagini sembrano essere entrate in una fase di recupero ma restano su livelli coerenti con un’attività economica ancora in contrazione a inizio 2023, dopo che il PIL sembra essersi contratto già nell’ultimo trimestre del 2022.

STATI UNITI
– Il PIL nel 4° trimestre ha registrato una variazione di 2,9% t/t ann., dopo 3,2% t/t ann. del trimestre precedente, con segnali di quasi stagnazione della domanda finale domestica privata.
La crescita dei consumi è rallentata a 2,1% t/t ann., da 2,3%, con una riaccelerazione per i beni (durevoli, 1,1% e non durevoli 0,5%, dopo contrazioni in estate) e un rallentamento per i servizi (2,6% da 3,7% dell’estate e 4,6% della primavera).
Gli investimenti fissi non residenziali sono in frenata (0,7% t/t ann., da 6,2%), mentre la correzione dell’edilizia residenziale si mantiene elevata (-26,7% t/t ann., dopo -27,1%).
Le esportazioni nette e le scorte contribuiscono per 0,56 pp e 1,46 pp, rispettivamente, segnalando un netto rallentamento della crescita della domanda finale domestica (1,4% t/t ann.).
Escludendo anche il contributo della spesa pubblica (0,64 pp), si rileva una stagnazione della domanda finale privata domestica, con indicazioni di debolezza per il 2023.
– Il BLS ha pubblicato nuovi dati che segnalano un mercato del lavoro più debole di quanto appaia dai dati mensili dei non-farm payrolls del 2022.
Con l’aggiornamento della Business Employment Dynamics (BED) per il 2° trimestre 2022, il BLS mostra che in primavera la variazione netta dell’occupazione è stata di -287 mila posti.
Questo dato è il risultato della differenza fra un aumento lordo di occupati di 8,3 mln (in calo di 185 mila dal trimestre precedente) e una perdita lorda di 8,5 mln (un aumento di 1,6 mln su base trimestrale).
I dati non danno il quadro definitivo del mercato del lavoro neppure con un anno di ritardo, perché la rilevazione delle imprese che chiudono è ritardata di altri 4 trimestri.
In ogni caso, la variazione negativa rilevata con i dati del BED conferma l’inaffidabilità dei non-farm payrolls, che riportavano una crescita di 1,05 mln nel 2° trimestre.
Nello stesso periodo, l’occupazione rilevata con l’indagine presso le famiglie riportava un calo di -271 mila posti.
– Le richieste di nuovi sussidi di disoccupazione al 21 gennaio sono scese a 186 mila, sui minimi dalla primavera 2022.
I sussidi esistenti invece restano in modesto aumento dall’autunno.
I dati sembrano segnalare che si sta allungando la durata della disoccupazione, ma che eventuali nuovi disoccupati trovano rapidamente una nuova occupazione o escono dal mercato del lavoro.
– Gli ordini di beni durevoli a dicembre (prel.) hanno sorpreso verso l’alto con un aumento di 5,6% m/m, dovuto al balzo dell’aeronautica civile (+115,5% m/m).
Al netto dei trasporti, gli ordini sono in calo di -0,1% m/m.
Gli ordini e le consegne di beni capitali al netto di difesa e aerei sono indiscutibilmente deboli, con contrazioni di -0,2% m/m e -0,4% m/m, rispettivamente.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro si è stabilizzato, ma è salito temporaneamente ieri a livello intraday sui dati USA che hanno mostrato un rallentamento del PIL nel 4° trimestre solo modesto e inferiore alle attese ed è in salitO anche questa mattina.
I dati di oggi, consumi e deflatori, dovrebbero confermare un indebolimento dell’economia, con minori pressioni inflazionistiche. Il dollaro dovrebbe quindi tornare a scendere in vista del FOMC di mercoledì, dove la Fed dovrebbe ridurre l’entità dei rialzi dei tassi da 50 a 25 pb.

EUR – Anche l’euro, in assenza di novità, si è stabilizzato tra 1,08 e 1,09 EUR/USD scendendo però a livello intraday dopo aver aggiornato marginalmente i massimi a 1,0929 EUR/USD e aprendo in calo anche oggi.
Dovrebbe tuttavia tornare a salire già nel breve grazie al disallineamento tra BCE e Fed, che dovrebbe vedere la BCE alzare i tassi più della Fed la settimana prossima e chiudere il ciclo di rialzi più tardi.

GBP – Pressoché stabile contro dollaro anche la sterlina tra 1,23 e 1,24 GBP/USD, pur mostrando una marginale tendenza rialzista nei giorni scorsi, ma aprendo in lieve calo oggi.
La prospettiva di un rialzo dei tassi BoE la settimana prossima superiore alla Fed dovrebbe portare a un nuovo rafforzamento della sterlina contro dollaro, anche se inferiore a quello dell’euro, favorito dalla prospettiva di rialzi dei tassi BCE superiori sia alla Fed sia alla BoE nei prossimi mesi.

JPY – Anche lo yen si è di fatto stabilizzato, pur tornando a scendere a livello intraday ieri da 129 a 130 USD/JPY sulla leggera risalita dei rendimenti a lunga USA.
Dovrebbe tuttavia riprendere a rafforzarsi già nel breve sul calo atteso dei rendimenti USA in funzione dell’esito del prossimo FOMC. Già oggi è in parziale recupero.
Analoga la dinamica contro euro, tra 140 e 141 EUR/JPY.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
– Oggi la Spagna sarà il primo tra i principali Paesi dell’area euro a diffondere i dati preliminari sul PIL nel 4° trimestre del 2022; ci aspettiamo una stabilità, ma i rischi sono verso l’alto, grazie soprattutto a una buona tenuta dei consumi.
– In Francia l’indice INSEE di fiducia dei consumatori è atteso crescere di un punto a 83 a gennaio, restando comunque ancora su livelli inferiori alla media di lungo periodo.
– In calendario anche i dati sul fatturato industriale di novembre in Italia e sulla crescita dell’aggregato monetario M3 di dicembre nell’Eurozona (entrambi attesi in rallentamento su base annua).

STATI UNITI
 – La spesa personale a dicembre dovrebbe essere in calo di -0,2% m/m, dopo 0,1% m/m a novembre.
Le vendite al dettaglio hanno confermato il crollo nel comparto auto e mostrato debolezza diffusa, con l’eccezione della ristorazione.
Il reddito personale è previsto in rialzo di 0,2% m/m, dopo 0,4% m/m, sulla scia del rallentamento dell’occupazione e della dinamica salariale.
Il deflatore dei consumi dovrebbe essere stabile su base mensile, con la variazione annua a 5%.
L’indice core dovrebbe aumentare di 0,3% m/m (4,5% a/a).
Per gennaio la previsione è di probabile riaccelerazione della variazione mensile, a 0,4% m/m, che però non dovrebbe intaccare il trend in calo su base annua (4,3% a/a).
– La fiducia dei consumatori rilevata dall’Univ. of Michigan a gennaio (finale) dovrebbe correggere da 64,6 della lettura preliminare a 63, alla luce delle indicazioni di ritracciamento del Tipp Economic Optimism Index di gennaio e della stabilizzazione del prezzo della benzina.