25 Luglio 2022 – nota economica giornaliera
AREA EURO – Venerdì i PMI flash di luglio per l’Eurozona hanno sorpreso al ribasso con ampie flessioni diffuse a manifattura (49,6 da 52,1) e servizi (50,6 da 53), che riportano l’indice composito (49,4 da 52) al di sotto della soglia critica che separa l’espansione dalla contrazione per la prima volta da inizio 2021.
Se si esclude il periodo più acuto della pandemia, è dal 2013 che il PMI composito non scendeva sotto quota 50.
Al momento gli indici dei direttori degli acquisti sono coerenti con una marginale contrazione del PIL nel 3° trimestre.
Recentemente le indagini hanno mostrato una capacità predittiva piuttosto limitata, ma l’ampio calo del morale a luglio segnala un rallentamento generalizzato dell’attività economica e amplifica i rischi attesi per i prossimi mesi.
STATI UNITI
– Venerdì, il PMI manifatturiero è calato a 52,3, da 52,7 di giugno, con l’indice di produzione sotto 50 per la prima volta da giugno 2020 e un ulteriore calo dei nuovi ordini, a 47,7, e dell’occupazione, a 50,9, mentre i prezzi continuano a segnalare significative pressioni verso l’alto, se pure a ritmi più contenuti rispetto a quelli del 2021.
Le imprese prevedono una ripresa della dinamica degli ordini, ma riportano indebolimento della domanda e preoccupazioni per le spinte inflazionistiche.
– Il PMI servizi è sceso a 47, minimo da giugno 2020.
L’indice di attività è in ripresa a 54,8 da 49,6, l’occupazione in territorio sempre espansivo, a 55,4; le aziende prevedono attività in crescita, a ritmi solidi (57,4) anche se in lieve rallentamento.
Gli indici di prezzo per i servizi restano su livelli storicamente elevati.
I dati sono in linea con il quadro di rallentamento della crescita della domanda, che però resta positiva.
COMMENTI:
STATI UNITI – L’attenzione sarà concentrata sulla riunione del FOMC, che dovrebbe concludersi con un rialzo dei tassi di 75pb e una conferma dell’impegno della Fed a riportare l’inflazione sotto controllo, nonostante i rischi di recessione.
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro ha chiuso la settimana passata in calo in linea con il calo dei rendimenti su dati, compresi i PMI di venerdì, risultati più deboli delle attese, a segnalare l’avvio di una fase di rallentamento della crescita USA.
Importante sarà il FOMC di mercoledì che dovrebbe decretare un rialzo dei tassi di 75 pb, indicando che al momento contrastare l’inflazione rimane l’obiettivo primario anche a costo di penalizzare la crescita.
Il dollaro dovrebbe pertanto rimanere ancora supportato nel breve.
Tuttavia, più rilevanti saranno eventuali indicazioni sul sentiero futuro dei tassi: se ci saranno le condizioni perché la Fed riduca l’entità dei rialzi (a 50 pb) alla successiva riunione di settembre l’upside del dollaro dovrebbe iniziare a ridursi già nel breve, in caso contrario potrebbe ravvicinare/superare leggermente i massimi recenti.
I rischi rimangono comunque ancora verso l’alto, per via delle incertezze che gravano sul quadro globale, e che potrebbero pertanto favorire ancora il biglietto verde nel suo ruolo di safe haven.
EUR – L’euro ha chiuso la settimana passata in lieve recupero da 1,00 a 1,01 EUR/USD dopo essere comunque passato per livelli più elevati fino in area 1,02 EUR/USD.
La moneta unica infatti ha tratto beneficio dal rialzo dei tassi BCE più elevato delle attese, ma è stata penalizzata dai dati dell’area (PMI) che hanno mostrato un indebolimento più ampio del previsto, compreso stamani l’IFO tedesco.
L’atteso restringersi dei differenziali di rendimento al di là del breve dovrebbe favorire un graduale recupero del cambio, ma nel breve eventuali delusioni verso il basso sulla crescita dell’area potrebbero far scendere ancora l’euro, anche alla luce dell’incertezza che comunque permane sul fronte degli effetti del conflitto russo-ucraino (soprattutto in termini di effettivo andamento delle forniture energetiche).
Alla luce dei dati area euro dei prossimi giorni (indici di fiducia, attesi in calo, giovedì, PIL del 2° trimestre, atteso in ampio rallentamento, venerdì, nonché inflazione, di previsione più incerta, venerdì), ma anche dell’esito del FOMC, sarà quindi da valutare l’opportunità o meno di una revisione al ribasso delle previsioni per l’euro.
I rischi nel breve restano comunque verso il basso.
GBP – La sterlina ha chiuso la settimana passata in moderato recupero contro dollaro da 1,18 a 1,20 GBP/USD, ma in assenza di spunti propri questa settimana dovrebbe muoversi soprattutto di riflesso al dollaro in funzione del FOMC.
L’upside pertanto appare piuttosto limitato nel breve, anche in prospettiva di un rialzo dei tassi BoE di 50 pb il 4 agosto, che lascerebbe comunque i tassi nel Regno Unito inferiori a quelli USA.
Contro euro la sterlina si è marginalmente indebolita, ma restando nel range 0,84-0,85 EUR/GBP e la lateralità dovrebbe confermarsi dominante anche prossimamente.
JPY – Lo yen ha chiuso la settimana passata in recupero contro dollaro da 138 a 135 US/JPY grazie all’ampio calo dei rendimenti a lunga USA, la cui dinamica – anche in funzione del FOMC – rimarrà il driver principale, potendo ancora favorire lo yen in caso di ulteriore discesa.
Contro euro la dinamica dello yen può restare nel breve più contrastata per via dell’effetto contrastante che la dinamica dei rendimenti USA produce sul cambio EUR/USD e sul cambio USD/JPY.
PREVISIONI:
GERMANIA
– Oggi l’indice IFO tedesco dovrebbe mostrare un nuovo e più marcato peggioramento a luglio, a 88,5 da 92,3 di giugno.
Le aspettative sono attese crollare a 80 da 85,8, vista l’elevata incertezza di breve periodo legata al difficile contesto geopolitico; le valutazioni sulla situazione corrente potrebbero mostrare una correzione meno ampia, a 97 da 99,3 di giugno.
Ci aspettiamo che il deterioramento del morale risulti diffuso a tutti i principali settori.
– Infine, in settimana, la disoccupazione è attesa salire per il secondo mese a luglio.
AREA EURO
– Nel resto della settimana, il focus sarà sulle prime stime del PIL nel 2° trimestre, che dovrebbero evidenziare un’economia sostanzialmente stagnante in Germania e Francia, e in crescita in Italia, Spagna e nell’Eurozona nel suo complesso.
– Le rilevazioni sui prezzi al consumo di luglio dovrebbero riportare un’inflazione in rallentamento in Germania, in accelerazione in Francia, e stabile in Italia e in media nell’area euro.
– Gli indici Istat in Italia e le survey della Commissione Europea completeranno la tornata di indagini congiunturali di luglio, verosimilmente confermando i segnali di rallentamento congiunturale.
STATI UNITI
– Oggi non ci sono dati in uscita.
In settimana, per quanto riguarda i dati, il PIL del 2° trimestre dovrebbe registrare una crescita solo marginalmente positiva, penalizzata dal contributo negativo delle scorte e dal rallentamento dei consumi.
– La fiducia dei consumatori a luglio dovrebbe essere in modesta ripresa e le vendite di case nuove di giugno dovrebbero segnare un ampio calo, causato dalla scarsità di offerta e dall’ulteriore flessione dell’accessibilità.
– Sempre per giugno, la spesa e il reddito personale dovrebbero essere in rialzo e il deflatore dei consumi core dovrebbe segnare un incremento di 0,5% m/m, sempre al di sopra del ritmo compatibile con l’obiettivo di inflazione del 2%.