Seguci su twitter

Categorie

25 Gennaio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – La produzione nelle costruzioni è tornata ad aumentare a novembre di +1,7% m/m, dopo il -2% di ottobre.
Su base annua corretta per i giorni lavorativi (che sono stati 21 contro i 20 di novembre 2019), l’output è cresciuto del 7,2% (l’indice grezzo di 10,9%).
In sostanza, l’indice è tornato al di sopra dei livelli pre-Covid (di febbraio 2020), pur risultando inferiore ai livelli registrati tra agosto e settembre.
Nei primi undici mesi del 2020, la produzione nelle costruzioni è diminuita di -8,9%.
Il settore è tra i più resilienti alla crisi indotta dall’emergenza sanitaria.

AREA EURO – La stima flash del PMI manifatturiero ha segnato una flessione a 54,7 (da 55,2 di dicembre). L’indice è stabile in territorio espansivo, lontano dai minimi dei mesi primaverili.
Cala il ritmo di espansione dei nuovi ordini e della produzione (rispettivamente a 54,7 e 54,5), che comunque rimane tra i più alti osservati negli ultimi tre anni; l’occupazione resta su valori coerenti con una contrazione degli organici (da 49,2 a 48,9). I prezzi sono visti in leggera crescita.
La contrazione del settore dei servizi si è fatta più diffusa, in seguito all’inasprimento delle misure di contenimento in molti paesi dell’area: l’indice è sceso da 46,4 a 45,0.
Nel terziario, tuttavia, gli ultimi cali dei nuovi ordini e dell’attività sono meno forti di quelli visti a novembre e nei mesi primaverili.
Le aspettative rimangono su valori alti (62,2); migliorano anche le condizioni nel mercato del lavoro.
Non vi è evidenza di pressioni inflattive: aggregando manifatturiero e servizi emerge una tendenza all’aumento dei prezzi pagati (57,1) che non si riflette sui prezzi ricevuti (48,2).
Il PMI composito si riallontana dalla soglia di non cambiamento (da 49,1 a 47,5), indicando che a gennaio l’attività economica nell’Eurozona si è ridotta di più rispetto al mese precedente.
Lo spaccato per Paese ha visto un miglioramento del PMI manifatturiero della Francia (da 51,1 a 51,5), mentre i servizi registrano un nuovo aumento nel ritmo di contrazione (da 49,1 a 46,5). L’indice composito, (da 49,5 a 47,0) è stabile in territorio recessivo: le indicazioni riflettono l’incertezza legata all’andamento della curva dei contagi.
In Germania, il PMI manifatturiero mostra una flessione, a 57,0 (da 58,3 precedente). Rimangono su valori alti sia l’indice dei nuovi ordini totali (58,4), che della produzione (58,6), e la riduzione delle scorte indica che la crescita della produzione è sostenibile; l’occupazione (47,5) continua a segnare una contrazione, ma la meno marcata dal giugno 2019. Nei servizi, l’indice di attività è sceso di due decimi a 46,8; tuttavia, le imprese ritengono il calo transitorio: l’indice di aspettative è balzato da 59,7 a 60,8. A pesare sul morale delle imprese è la reintroduzione di forti misure di contenimento. L’indice composito è passato a 50,8 in gennaio (da 52,0 di dicembre).

STATI UNITI
 – Il PMI manifatturiero flash a gennaio aumenta più delle attese (56,5), salendo da 57,1 a 59,1.
Lo spaccato dell’indagine è omogeneamente positivo, con la produzione da 57,3 a 60,6, i nuovi ordini da 56,5 a 59,5 e l’occupazione da 52,1 a 54,8 (massimo da marzo 2018).
I tempi di consegna sono invariati, ma su livelli che segnalano persistenti strozzature all’offerta.
I dati confermano la buona tenuta dell’industria e il perdurare del supporto da parte della domanda di beni che ha caratterizzato tutto il 2020.
La sorpresa maggiore viene però dal PMI servizi flash, in rialzo da 54,8 a 57,5, nonostante il deterioramento della situazione sanitaria e la diffusione delle misure di contenimento.
L’indagine segnala rallentamento dell’espansione di occupazione e ordini, che però restano in territorio espansivo a 51,3 e 53,1 rispettivamente.
L’indice composito aumenta da 55,7 a 58 e tocca il massimo da marzo 2015.
Nel complesso, le informazioni sono in linea con previsioni positive per la crescita USA, nonostante il quadro sanitario preoccupante, grazie al sostegno fiscale e all’aspettativa della diffusione dei vaccini che dovrebbero portare la crescita 2021 ben oltre il 5%.
– Le vendite di case esistenti a dicembre sorprendono verso l’alto, con un aumento a 6,76 mln (+0,7% m/m, 5,6% a/a).
Le scorte di case invendute continuano a scendere e toccano 1,9 mesi di vendite, in calo di -16,4% m/m e -23% a/a.
I dati confermano la performance brillante del 2020, con livelli sui massimi dal 2006, e danno indicazioni di ulteriore performance positiva nei prossimi trimestri.
Secondo il direttore dell’indagine il trend positivo dovrebbe proseguire, nonostante l’aspettativa di rialzo dei tassi dei mutui, che comunque dovrebbero restare intorno a 3%, vicini ai minimi storici, e grazie all’arrivo di nuovo stimolo fiscale e degli effetti dei vaccini.

 

COMMENTI:

ITALIA – Secondo alcune indiscrezioni di stampa, il Presidente del Consiglio Conte starebbe valutando di rassegnare le dimissioni (forse già domani), per evitare il rischio che il Governo esca sconfitto nel voto in calendario mercoledì o giovedì sulla riforma della giustizia.
Secondo i principali quotidiani, lo sbocco della crisi sarebbe un nuovo esecutivo, che potrebbe essere guidato dallo stesso Conte, con una maggioranza di cui farebbero parte centristi e responsabili, e forse la stessa Italia Viva.

FRANCIA – La stampa locale prospetta per mercoledì sera l’annuncio di una nuova fase di confinamento.
I dettagli sarebbero poi comunicati in conferenza stampa giovedì mattina dal primo ministro.
Secondo le indiscrezioni, come a novembre, chiuderebbero commercio e ristorazione, mentre resterebbero aperte le altre attività produttive (con lavoro da casa ove possibile) e probabilmente anche le scuole. Come in novembre, saranno previste limitazioni agli spostamenti individuali.
Secondo il monitoraggio del governo francese, il tasso di occupazione dei letti di terapia intensiva è risalito al 58,4%, mentre il tasso di incidenza settimanale (nuovi casi/100mila abitanti) è a 201, avendo toccato un minimo di 107 il 3/12, dopo il precedente confinamento di novembre.
Il tasso di riproduzione è stimato a 1,09 a livello nazionale.

STATI UNITILa Camera trasmette oggi al Senato l’articolo di impeachment contro Trump, tuttavia il processo inizierà il 9 febbraio.
È stato raggiunto un accordo fra le leadership democratica e repubblicana per il rinvio di due settimane del dibattimento, in modo da dare tempo a Trump di preparare la difesa e ai democratici di portare avanti la nomina dei segretari e di lavorare sul pacchetto anti-Covid.
Finora alcuni senatori, fra cui McConnell, hanno affermato che le azioni di Trump sono a loro avviso impeachable, senza però schierarsi esplicitamente con una dichiarazione di voto.
Il partito repubblicano è spaccato, con la leadership a livello statale ancora legata a Trump e attiva nel mettere pressione sui senatori il cui mandato scade l’anno prossimo, affinché votino contro la condanna dell’ex-presidente.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata in calo, riprendendosi però parzialmente nella giornata di venerdì, complici un generale seppur modesto aumento della risk aversion e un confronto favorevole tra i dati USA e quelli europei (sia area euro sia Regno Unito).
La settimana entrante proporrà un doppio test importante per il biglietto verde, con il FOMC e I dati di PIL del 4° trimestre.
La Fed lascerà invariati I parametri di policy ma soprattutto veicolerà il messaggio che è ancora presto per iniziare a ragionare sulla svolta della politica monetaria. Questo rappresenta il maggior rischio verso il basso sul dollaro.
A fare la differenza potrebbe però essere la valutazione del quadro di breve alla luce dell’evoluzione della pandemia e delle vaccinazioni.
Il PIL invece è atteso invece molto positivo, soprattutto nel confronto con i primi dati dell’area (Germania e Francia) e dato che è la ripresa il vero tema del 2021, la reazione del biglietto verde a questi dati sarà un primo test importante in tal senso: se le aspettative non verranno disattese dovrebbe essere favorevole.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata al rialzo da 1,20 a 1,21 EUR/USD, ma il movimento è relativamente contenuto.
Più rilevante sarà la reazione agli spunti dagli USA in arrivo nei prossimi giorni (FOMC in primis) e al confronto tra i dati di PIL del 4° trimestre statunitensi e dell’area (Germania e Francia).
Se la riunione della Fed pone rischi al rialzo per l’euro, il confronto tra i dati di PIL pone al contrario rischi al ribasso.
Nel complesso dovrebbe prevalere dunque una dinamica laterale, ma non è escluso che possa iniziare ad emergere qualche – seppur debole – segnale direzionale.
Oggi intanto primo appuntamento con l’IFO tedesco di gennaio, atteso in lieve calo.

GBPLa sterlina è salita la scorsa settimana sia contro dollaro da 1,35 a 1,37 GBP/USD sia contro euro da 0,89 a 0,88 EUR/GBP, ma ha corretto venerdì, indebolita dai pessimi PMI di gennaio, risultati ancora più deboli del previsto.
La settimana entrante propone pochi spunti di rilievo sul fronte domestico (dati sul mercato del lavoro attesi misti), per cui la valuta britannica potrà muoversi più di riflesso al dollaro e in base al sentiment di mercato.

JPYLo yen ha chiuso la settimana passata in range contro dollaro a 103-104 USD/JPY e in lieve calo contro euro da 125 a 126 EUR/JPY.
FOMC e PIL USA questa settimana saranno importanti se ne deriverà un impatto almeno debolmente direzionale sui rendimenti USA.
In caso contrario la valuta nipponica tenderà a mantenersi in range.

 

PREVISIONI:

GERMANIA – Prevediamo una correzione dell’IFO a gennaio, da 92,1 a 91,3.
L’indice sulle attese è visto in aumento da 92,8 a 93,6 mentre l’indicatore sulla situazione corrente potrebbe peggiorare a 89,2 (da 91,3 precedente).

EUROZONA – La settimana è densa di indicatori congiunturali.
Le prime stime sul PIL del 4° trimestre mostreranno un calo generalizzato dell’attività economica.
Anche l’ultima parte della tornata di indagini di fiducia di gennaio dovrebbe mostrare una diffusa flessione del morale, in relazione all’incertezza legata alla curva dei contagi COVID e all’inasprimento delle misure restrittive in diversi Paesi.
L’inflazione di gennaio è attesa in salita in Germania, mentre in Francia le vendite al dettaglio dovrebbero aver fatto registrare un forte rimbalzo a dicembre.

STATI UNITI – Il focus della settimana sarà sull’azione del nuovo Presidente e sull’evoluzione degli equilibri in Congresso, da un lato, e sulla riunione del FOMC, dall’altro.
La Fed dovrebbe mantenere la politica monetaria invariata, sottolineando che i tempi per una svolta sono ancora lontani.
Sul fronte dei dati, la prima stima del PIL del 4° trimestre dovrebbe essere positiva, nonostante il rallentamento dei consumi. Gli indici di fiducia dei consumatori a gennaio dovrebbero essere in modesto rialzo.
Fra i dati di dicembre, la spesa personale dovrebbe essere nuovamente in calo, mentre il reddito personale dovrebbe stabilizzarsi, le vendite di case nuove sono previste in modesto rialzo.
Il deflatore dei consumi core a dicembre dovrebbe restare su un sentiero di rialzi molto contenuti.