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23 Giugno 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri nell’Eurozona l’indice di fiducia dei consumatori della Commissione Europea è calato, a sorpresa, a -23,6 a giugno da -21,2 di maggio; un minimo da aprile 2020 e la seconda lettura più bassa mai registrata.
L’indicatore riflette dunque l’impatto dell’elevata inflazione sul morale dei nuclei famigliari intensificando i già severi rischi verso il basso per le spese private nel trimestre in corso.

 

COMMENTI:

ITALIA – Il governo ha approvato ieri un nuovo decreto che estende al terzo trimestre le misure già in atto per contenere i rincari delle bollette (azzeramento degli oneri generali di sistema sull’elettricità e riduzione dell’Iva al 5% sul gas).
L’impegno finanziario da 3,3 miliardi dovrebbe essere coperto con un nuovo aumento della tassa sugli extra-profitti delle società importatrici di gas, che sarebbe in vigore dal 1° luglio 2022 al 31 marzo 2023.
Il decreto include garanzie Sace sui finanziamenti alle aziende che effettuano acquisti di gas per lo stoccaggio (l’obiettivo è portare il livello di riempimento degli stoccaggi, oggi al 55%, al 90% entro novembre).
Il nuovo pacchetto si va a sommare agli oltre 30 miliardi di euro approvati da gennaio per attenuare l’impatto del caro-energia.
Secondo quanto dichiarato dal ministro per la Famiglia Elena Bonetti, il governo intende anche estendere il taglio di 25 centesimi al litro delle accise sul carburante (attualmente in scadenza l’8 luglio).

BCE – Secondo il vice-presidente BCE Luis de Guindos, il nuovo strumento BCE contro la frammentazione finanziaria avrà caratteristiche diverse dai precedenti, e sarà disegnato in modo da non interferire con l’orientamento di politica monetaria. Probabilmente, ciò significa che i suoi effetti di liquidità saranno sterilizzati. Inoltre, “consentirà di agire più energicamente per ridurre l’inflazione”.

STATI UNITI
 – Oggi l’audizione di Powell alla Camera dovrebbe confermare il messaggio dato ieri alla commissione bancaria del Senato.
Powell ha affermato che la Fed “non pensa che sia necessario provocare una recessione”, ma ritiene “assolutamente essenzialeridurre l’inflazione.
Powell ha ribadito che la banca centrale non ha mai detto che sarebbe stato facile, ma è convinta di non poter fallire su questo fronte e il Comitato nei prossimi mesi vorrà vedere “evidenza incontrovertibile” di inflazione in calo.
Un’analisi della Fed pubblicata ieri stima che la probabilità di una recessione nei prossimi 4 trimestri sia appena superiore al 50%, mentre su un orizzonte a 8 trimestri la probabilità sale a circa due terzi.
Harker (Philadelphia Fed) ha detto di essere stato favorevole al rialzo di 75pb a giugno e di essere incerto al momento fra 50 e 75pb per il rialzo atteso a luglio.

 

MERCATI VALUTARI:

USD – Il dollaro aveva aperto al rialzo ieri ma poi ha chiuso al ribasso, penalizzato dai timori che l’atteso significativo rallentamento dell’economia USA possa sfociare in una recessione anche per effetto della poderosa restrizione che la Fed intende attuare per contrastare l’inflazione – come ha ribadito ieri Powell, che testimonierà di nuovo oggi.
Oggi il dollaro apre al rialzo, ma perlopiù di riflesso al calo dell’euro.
Le prospettive di un ampio rallentamento USA comprimono il potenziale rialzista del dollaro, ma nel breve dovrebbe ancora mantenersi supportato, soprattutto se il grado di risk aversion a livello globale tenderà a restare elevato.
Intanto però i dati sulla crescita torneranno ad essere più seguiti: se i PMI oggi dovessero deludere il dollaro dovrebbe risentirne.

EURL’euro era riuscito a rafforzarsi ulteriormente ieri sul cedimento del dollaro riaffacciandosi in area 1,06 EUR/USD, ma oggi ha corretto scendendo fino in area 1,04 EUR/USD penalizzato dai PMI dell’area che hanno deluso, mostrando cali molto più ampi del previsto, fornendo un quadro più attendibile dei rischi verso il basso che gravano sull’area euro principalmente per via del conflitto russo-ucraino.
Anche per l’euro ora i dati sulla crescita torneranno ad avere un ruolo più significativo.
Indicazioni di maggior debolezza della crescita potranno comprimere lo spazio di recupero dell’euro, ma il driver prevalente dovrebbe essere la prospettiva che prossimamente l’allargamento dei differenziali di rendimento possa interrompersi anche grazie all’imminente avvio del ciclo di rialzi dei tassi BCE.
A meno quindi di sviluppi negativi particolarmente gravi, il downside dovrebbe restare contenuto entro la fascia di supporti del corridoio 1,03-1,04 EUR/USD.

GBPLa sterlina ieri non è riuscita a beneficiare tanto quanto l’euro del cedimento pomeridiano del dollaro, limitandosi a chiudere pressoché stabile, dopo essere però scesa da 1,23 a 1,21 GBP/USD, e mantenendosi in calo anche oggi per correlazione positiva con l’euro, salvo recuperare marginalmente dopo i PMI che nel Regno Unito sono invece risultati migliori delle attese mostrando una stabilizzazione contro attese di calo.
Anche per la valuta britannica torneranno a essere più importanti i dati di crescita ma in questo caso soprattutto di fronte ad eventuali sorprese positive, in quanto il sentiment sull’economia domestica è già particolarmente sfavorevole.
Fermi restano i rischi verso il basso, la prospettiva di rialzi BoE più incisivi per contrastare l’inflazione dovrebbe favorire un graduale recupero della sterlina contro dollaro al di là del breve.
Contro euro la sterlina si è indebolita tra ieri e oggi da 0,85 a 0,86 EUR/GBP, ma sta parzialmente recuperando dopo i PMI dell’area e i PMI domestici.

JPYSi è interrotto il deprezzamento dello yen che tra ieri e oggi ha (leggermente) recuperato contro dollaro riportandosi da 136 a 135 USD/JPY sul calo dei rendimenti a lunga USA.
La divergenza della BoJ mantiene ancora i rischi verso il basso nel breve, ma il driver di fondo restano i rendimenti USA: fintantoché continueranno a scendere, lo yen potrà recuperare ulteriormente terreno.
La valuta nipponica oggi è in recupero anche contro euro da 144 a 141 EUR/JPY, anche per via del calo dell’EUR/USD.

NOKLa corona norvegese si è apprezzata questa mattina contro euro da 10,52 a 10,42 EUR/NOK dopo che la Norges Bank ha annunciato un rialzo dei tassi più ampio delle attese, da 0,75% a 1,25% contro attese per un aumento di soli 25 pb.
La banca centrale ha giustificato la decisione con il peggioramento del quadro inflazionistico in un contesto di crescita domestica robusta e condizioni del mercato del lavoro più tese.
Ha inoltre annunciato di aspettarsi un altro rialzo, ma di 25 pb, anche alla prossima riunione del 18 agosto.
Nel nuovo MPR la NB ha infatti rivisto al rialzo rispetto a marzo le previsioni di inflazione, in misura significativa per quest’anno e il prossimo (rispettivamente da 3,4% a 4,6% e da 1,6% a 3,6%), in misura ridotta per il biennio successivo (rispettivamente da 2,2% a 2,5% e da 2,4% a 2,7%).
Quanto alla crescita, ha invece rivisto al ribasso le previsioni sul triennio (da 4,1% a 3,5% quest’anno, da 1,6% a 1,1% il prossimo e da 1,0% a 0,9% nel 2024) lasciando invariata a 1,0% la previsione per il 2025.
Alla luce del deterioramento del quadro inflazionistico ha rivisto significativamente verso l’alto il sentiero atteso dei prossimi rialzi dei tassi, da 0,9% a 1,2% quest’anno, da 2,0% a 2,9% il prossimo, da 2,5% a 3,1% nel 2024 e da 2,4% a 2,8% nel 2025 (i tassi sono espressi come medie annue).
L’attuale ciclo di rialzi dei tassi proseguirebbe fino al 2024 e il nuovo profilo è coerente con un punto di arrivo dei tassi ufficiali a 2,25-2,75% entro la fine di quest’anno.
Essendovi altre quattro riunioni (agosto, settembre novembre e dicembre) il nuovo profilo sarebbe coerente con quattro rialzi di 25 pb, oppure tre di 25 pb e uno di 50 pb o al massimo due di 25 pb e due di 50 pb.
Nonostante la revisione verso l’alto del profilo atteso dei tassi, non rivediamo al rialzo le previsioni per la corona norvegese – che manteniamo invariate – in quanto la revisione al ribasso della crescita dovrebbe contribuire a contenere l’upside della valuta.
Il profilo atteso resta comunque di apprezzamento in direzione approssimativamente di quota 9,50 EUR/NOK sull’orizzonte a un anno circa.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – Oggi le stime flash dei PMI di giugno dovrebbero confermare la divergenza in atto tra manifattura e servizi, continuando però a delineare uno scenario di espansione moderata a cavallo tra primavera ed estate.
Vediamo un calo dell’indice manifatturiero a 53,2 da 54,6 di maggio e una modesta correzione del PMI servizi a 55,8 da un precedente 56,1.
L’indice composito dovrebbe quindi portarsi a 53,9 da 54,8.

FRANCIA – L’indice di fiducia manifatturiera INSEE è atteso in crescita a 108 a giugno da un precedente 105; anche i servizi dovrebbero dare segnali nel complesso incoraggianti.

STATI UNITI – Oggi, la stima flash del PMI manifatturiero di giugno dovrebbe mostrare un calo a 56,5 da 57 di maggio, con indicazioni di domanda e prezzi sempre elevati e persistenti strozzature all’offerta.
Nei servizi, l’indice flash dovrebbe correggere a 53 da 53,4.