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22 Gennaio 2021 – nota economica giornaliera

ITALIA – A novembre, fatturato e ordini industriali hanno mostrato un calo su base congiunturale dopo il recupero di ottobre, rispettivamente di -2% (da +2,1%), e di -1,3% (da +3%).
La diminuzione nel mese è dovuta soprattutto al mercato interno; nel caso del fatturato, è particolarmente marcata per l’energia (-14,2% m/m), ma riguarda tutti i principali gruppi, con la sola eccezione dei beni intermedi (+0,8% m/m).
Sull’anno, gli ordini accelerano a +5,3%, ma il dato non tiene conto del diverso numero di giorni lavorativi (uno in più dello stesso periodo dello scorso anno); al netto di tale effetto, il fatturato cala in territorio ancor più negativo, da -2% a -4,6% a/a (pesano soprattutto energia e beni di consumo non durevoli).
I settori più colpiti dalla crisi su base annua si confermano la raffinazione (-39,2% il fatturato) e il tessile (-21,7% il fatturato, -13,1% gli ordini), mentre restano in crescita i comparti metallurgico, elettrico ed elettronico, oltre a gomma e plastica e alle altre industrie manifatturiere; da notare che i mezzi di trasporto mostrano un calo per il fatturato (-2,3% a/a), ma un robusto incremento per gli ordini (in accelerazione a +22,6%).
I principali indicatori per l’industria potrebbero vedere una ripresa a dicembre, ma non è da escludere un nuovo calo a inizio 2021 sulla scia delle nuove restrizioni anti-Covid introdotte non solo in Italia ma anche in alcuni dei maggiori partner commerciali del nostro Paese.

FRANCIA – L’indice di fiducia delle imprese manifatturiere diffuso dall’INSEE a gennaio è salito di quattro punti, a 98. Per la prima volta da marzo l’indice si avvicina ai livelli pre-pandemici, pur restando al di sotto della media storica.
Ad influire sul morale è un miglioramento delle attese sull’attività futura (da +5 a +7), e una revisione al rialzo delle prospettive occupazionali.
L’indagine mostra anche un incremento degli ordini, sia totali che esteri, rispettivamente da -32 a -25 e da -38 a -30.
Lo spaccato per settori vede un aumento quasi generalizzato, che coinvolge in particolare la produzione di macchinari e attrezzature (da 97 a 104).
In ogni caso, il miglioramento di morale dovrebbe seguire un andamento discontinuo nei prossimi mesi.

AREA EURO – La stima flash dell’indice di fiducia dei consumatori elaborato dalla Commissione Europea ha visto una flessione a gennaio, da -13,9 punti a -15,5.
L’indagine congiunturale di questo mese riflette l’incertezza legata all’andamento della curva dei contagi da COVID-19.
Il dato è atteso ancora su valori bassi nei prossimi mesi, anche se dovrebbe mantenersi al di sopra dei minimi visti tra aprile e maggio.

STATI UNITI
 – Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione nella settimana conclusa il 16 gennaio calano a 900 mila, da 926 mila della settimana precedente. In termini non destagionalizzati le nuove richieste per i sussidi statali sono pari a 969.668, in calo di 151.303 dalla settimana precedente.
A queste, nella settimana scorsa si aggiungono 423.734 nuovi sussidi con il programma federale Pandemic Unemployment Assistance.
I sussidi statali esistenti nella settimana conclusa il 9 gennaio sono 5,054 mln, in calo di 127 mila dalla settimana precedente. In termini non destagionalizzati i sussidi statali a inizio gennaio erano 5,563 mln.
A inizio gennaio i sussidi esistenti erano pari a 15,994 mln da 18,407 mln dell’ultima settimana di dicembre.
– L’indagine della Philadelphia Fed aumenta più delle attese, salendo da 9,1 di dicembre a 26,5 a gennaio, con indicazioni diffusamente positive.
Le principali componenti sono in rialzo: ordini a 30 (+28 punti), occupazione a 22,5 (+17 punti), settimana lavorativa a 18,6 (+3 punti), consegne a 22,7 (+11 punti).
Anche sul fronte dei prezzi ci sono rialzi, con i prezzi pagati a 45,4 (+21 punti) e quelli ricevuti a 36,6 (+21 punti).
L’indice generale di attività a 6 mesi è in rialzo a 52,8 (+10 punti), anche se gli ordini attesi sono stabili e le consegne e l’occupazione in modesto rallentamento, pur restando in territorio espansivo.
Le domande speciali del mese riguardano la valutazione della domanda negli ultimi mesi e le previsioni per la produzione futura.
Il 64% delle imprese riportano aumento della domanda, a fronte di 18% che segnalano indebolimento.
Oltre il 69% prevede aumenti della produzione nel 1° trimestre, contro il 24% che prevede contrazioni.
Circa il 51% di chi prevede aumenti produttivi intende farlo attraverso rialzo dell’occupazione, circa il 23% prevede aumento delle ore lavorate degli occupati attuali e il 20% si aspetta invece un aumento della produttività.
L’indagine conferma il quadro positivo per il settore manifatturiero nonostante il deterioramento del quadro sanitario e fa prevedere espansione dell’attività anche a inizio 2021.
– I cantieri residenziali a dicembre aumentano a 1,669 mln (+5,8% m/m, +5,2% a/a): l’incremento è spinto dalle unità monofamiliari, in forte crescita rispetto a novembre (+12% m/m).
La variazione annua dei cantieri residenziali nel 2020 è di 7% rispetto al 2019.
Le licenze aumentano a 1,709 mln (4,5% m/m, 17,3% a/a), da 1,635 mln di novembre.
Le licenze per unità monofamiliari sono in rialzo di 7,8% m/m.
Su base annua, nel 2020 le licenze sono cresciute di 4,8% rispetto al 2019.
I dati confermano la previsione di ampio contributo positivo degli investimenti residenziali alla crescita del 4° trimestre e danno indicazioni positive anche per il 1° trimestre, anche se probabile che il ritmo di espansione dell’edilizia residenziale rallenti nella parte centrale del 2021.

GIAPPONE
– La stima flash del PMI manifatturiero a gennaio corregge da 50 a 49,7.
Lo spaccato dell’indagine è debole, con l’occupazione da 50,1 a 48,6, i nuovi ordini da 49,8 a 50,6, gli ordini all’export circa stabili a 48,8, la produzione in calo da 50 a 48,7, i tempi di consegna da 47,8 a 47,2.
Il PMI dei servizi dà un quadro decisamente più negativo, con un calo dell’indice a 42,3 (da 48 di dicembre), e segnali di aumento del ritmo di contrazione sia per l’attività (da 47,7 a 45,7) sia per l’attività nuova (da 46,4 a 44,3). L’occupazione è stabile a 49,9 e le aspettative di business sono positive (a 52,1), ma in via di indebolimento dal picco recente (56,7 di ottobre).
I dati riflettono il peggioramento del quadro sanitario e la dichiarazione di stato di emergenza per diverse prefetture, con nuove misure di contenimento e l’interruzione dei programmi “Go To” di sostegno alla domanda per servizi nel settore del turismo e dell’ospitalità.
La curva dei contagi ha continuato a salire da novembre, con una netta accelerazione da dicembre, ma potrebbe avere iniziato a stabilizzarsi dopo picchi oltre 7000 casi a inizio gennaio.
La previsione è di modesta contrazione della crescita nel 1° trimestre, seguita da una ripresa moderata dalla primavera in poi sulla scia della diffusione dei vaccini.
– Il CPI nazionale a dicembre è in calo di -1,2% a/a e di -0,1% m/m.
Al netto degli alimentari freschi l’indice corregge di -1% a/a ed è stabile su base mensile.
Il CPI al netto di alimentari freschi ed energia si contrae di -0,4% a/a e ha una variazione nulla su base mensile.
Energia e alimentari contribuiscono alla frenata dell’inflazione headline, con contrazioni di -0,8% m/m e -0,7% m/m, rispettivamente.
I beni registrano contrazioni di prezzi di -0,6% m/ a fronte di un aumento per i servizi di 0,1% m/m.
I prezzi dei servizi sono sostenuti da trasporti e comunicazioni (0,2% m/m) e da cultura e ricreazione (0,3% m/m), sulla scia dell’interruzione dei programmi “Go To” dovuta al deterioramento della pandemia.
Il quadro del comparto core è misto, con un calo di -1,3% m/m per l’abbigliamento e un incremento di 0,4% m/m per arredamento e articoli per la casa.
Per gennaio la previsione è di riduzione del calo dei prezzi, verso -0,6% a/a, per via del proseguimento del blocco dei programmi Go To con effetti di rialzo dei prezzi nei servizi ricreativi e turistici.
Una svolta in territorio positivo per l’inflazione dovrà attendere la seconda metà del 2021.

 

COMMENTI:

BCE – Come atteso, la riunione periodica del consiglio direttivo si è conclusa senza modifiche alla politica monetaria. Tutto invariato su tassi ufficiali, programmi di acquisto, programmi di rifinanziamento a lungo termine e forward guidance. Riguardo a quest’ultima:
(a) i tassi non saranno aumentati fino a quando il consiglio non vedrà le aspettative di inflazione convergere saldamente a livelli prossimi al 2%, e la tendenza non si sarà riflessa nella dinamica dell’inflazione di fondo;
(b) gli acquisti netti del PEPP continueranno fino al 31 marzo 2022, mentre i reinvestimenti proseguiranno fino al 31/12/2023;
(c) gli acquisti netti APP continueranno fino a poco prima del rialzo dei tassi, mentre il reinvestimento delle scadenze continueranno per un prolungato periodo di tempo dopo il primo rialzo dei tassi.
Tuttavia, questa volta la BCE precisa che, “se le condizioni di finanziamento favorevoli possono essere mantenute mediante flussi di acquisti di attività che non esauriscano la dotazione nell’orizzonte degli acquisti netti del PEPP, non sarà necessario utilizzare appieno la dotazione.
Nulla di sostanzialmente nuovo (ciò è già emerso in passati interventi della presidente Lagarde e nel resoconto della precedente riunione di politica monetaria), ma è la prima volta che entra formalmente nel comunicato della riunione.
Di fatto, la BCE ha scelto di rendere più esplicito che la flessibilità del PEPP può agire in entrambe le direzioni, in base alle circostanze, accentuando quella tendenza all’adattamento ‘automatico’ delle condizioni finanziarie ai cambiamenti di scenario, di cui in passato Lane e altri membri del comitato esecutivi si erano compiaciuti.
Per quanto concerne l’analisi delle prospettive macroeconomiche, il giudizio è un po’ migliorato rispetto a dicembre.
I rischi restano sbilanciati verso il basso, “ma in modo meno pronunciato”.
Per il resto, lo scenario di dicembre è giudicato ancora valido, perché incorporava già un’estensione delle restrizioni a tutto il primo trimestre 2021.
Con ogni probabilità, anche le prossime due riunioni di politica monetaria, quelle dell’11 marzo e del 22 aprile, saranno interlocutorie, e l’unico motivo di interesse sarà forse l’aggiornamento dello scenario previsionale.
Bisognerà forse aspettare giugno perché diventi più chiaro se le vaccinazioni saranno in grado di garantire una ripresa più duratura e sostenibile nel tempo, avvicinandoci davvero all’uscita dalla crisi pandemica.
Ma anche nell’ipotesi più favorevole, è improbabile che anche allora la BCE andrà oltre espressioni generali di fiducia nella realizzazione dello scenario centrale, limitandosi a un nuovo ribilanciamento in senso positivo del giudizio sui rischi.

EUROPA-COVID19 – Il rapporto di sorveglianza ECDC pubblicato ieri segnala incrementi dei casi notificati per la seconda settimana di fila a 453 per 100mila abitanti nella prima quindicina di gennaio, con accelerazioni in 7 paesi (inclusi Francia, Spagna, Belgio, Irlanda e Portogallo).
In 21 Paesi il tasso di positività resta sopra la soglia di allarme del 3%, e in due di essi (Francia e Belgio) è in aumento.
Il tasso di mortalità quindicinale è stabile a 104 per 100mila abitanti da otto settimane, ma sta crescendo in Francia, Germania, Spagna e altri 5 Paesi meno popolosi.
L’ECDC segnala che il sistema sanitario resta sotto tensione in tutti i Paesi monitorati, anche se la pressione per ora non sta aumentando.
La campagna vaccinale procede piuttosto a rilento in Europa continentale, anche per vincoli di offerta: il ritmo è crollato in Italia (41mila dosi quotidiane in media l’ultima settimana contro una media da inizio campagna di 61mila),mentre continua a crescere lentamente in Germania (61mila), Spagna (61mila) e Francia (53mila).
Sarà necessaria una netta accelerazione nei prossimi mesi per conseguire l’obiettivo di proteggere la popolazione a rischio entro la fine dell’estate.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è sceso ancora ieri, penalizzato dalla mancata prosecuzione del rialzo dei rendimenti USA partito due settimane fa. I dati di ieri (Philly Fed, sussidi di disoccupazione e dati sul settore immobiliare) sono risultati più positivi del previsto, mostrando un miglioramento, ma questo non è bastato a risollevare il biglietto verde.
Affinché questo avvenga è necessario che la miglior performance dell’economia USA si rifletta anche in una (maggior) salita dei rendimenti USA.
Oggi intanto saranno da seguire i PMI, attesi in calo.
Se dovessero sorprendere nel confronto diretto con i PMI dell’area euro, il dollaro ne beneficerebbe e – simmetricamente – ne verrebbe penalizzato se dovessero deludere.

EURL’euro si è leggermente rafforzato al termine della riunione BCE, mantenendosi comunque in area 1,21 EUR/USD Come da attese, la BCE ha lasciato i parametri di policy invariati, spiegando che la valutazione del quadro macro è ancora in linea con lo scenario presentato a dicembre, ma rilevando un miglioramento rispetto al mese scorso.
Anche se infatti i rischi per la crescita dell’area restano verso il basso, sono tuttavia “meno pronunciati.
La campagna vaccinale consente maggior ottimismo circa le prospettive di medio termine, ma sul breve termine l’evoluzione attuale della pandemia mantiene un’elevata incertezza, con riflessi negativi sulla crescita del 1° trimestre.
Non è escluso infatti che le varianti del virus richiedano di imporre nuove misure restrittive.
La politica monetaria deve pertanto restare, ancora, fortemente accomodante.
La BCE ha inoltre ribadito che continuerà a monitorare gli sviluppi del cambio e Lagarde ha esplicitato che un apprezzamento rappresenta un freno per l’inflazione.
Importanti saranno questa mattina i PMI, attesi in indebolimento. Eventuali delusioni, soprattutto se in termini relativi nel confronto diretto con i corrispondenti PMI USA in uscita nel pomeriggio, potrebbero indebolire l’euro e, simmetricamente, eventuali sorprese lo rafforzerebbero.
Infatti, è innanzitutto sul confronto di performance tra la crescita USA e quella dell’area nel 1° trimestre che si gioca la partita tra dollaro ed euro.

GBPLa sterlina si è rafforzata ancora ieri, aggiornando i massimi contro dollaro in area 1,37GBP/USD e ampliando i progressi contro euro in area 0,88 EUR/GBP.
Il sentiment positivo sull’economia britannica è andato consolidandosi ancora sulla scia dei commenti del governatore della BoE, Bailey, che mercoledì aveva detto che se la campagna vaccini proseguirà alla velocità con cui sta procedendo ora, la ripresa economica nel Regno Unito sarà “pronunciata”.
Il riferimento è al periodo successivo al 1° trimestre, sul quale anche Bailey ha ribadito che inciderà negativamente l’ultimo lockdown.
Attualmente le vaccinazioni nel Regno Unito stanno procedendo molto bene, più rapidamente che nell’area euro. Il calo atteso dei PMI di gennaio in uscita oggi non dovrebbe pertanto penalizzare significativamente la sterlina, in quanto sostanzialmente già scontato, a meno che non si riveli molto più pesante del previsto.

JPYYen sostanzialmente in range sia contro dollaro in area 103 USD/JPY sia contro euro in area 125-126 EUR/JPY, in linea con la stabilizzazione dei rendimenti USA. La valuta nipponica potrà tornare a indebolirsi quando i rendimenti USA riprenderanno a salire.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – La stima flash del PMI manifatturiero dovrebbe indicare una diminuzione del ritmo di espansione in gennaio, a 54,4 (da 55,2 di dicembre); il PMI servizi è atteso circa stabile questo mese (da 46,4 a 46,2).
Di conseguenza, il PMI composito dovrebbe rimanere in territorio recessivo, da 49,1 a 48,5: ci aspettiamo una contrazione dell’economia nell’Eurozona per il terzo mese consecutivo.

STATI UNITI
– Le vendite di case esistenti a dicembre sono attese in calo a 6,5 mln, da 6,69 mln di novembre, in linea con le indicazioni dei contratti di compravendita che danno segnali di indebolimento da settembre.
In parte il rallentamento del trend positivo degli indicatori di attività del settore immobiliare residenziale è dovuto alla scarsità di offerta evidente dal continuo calo delle scorte di case invendute.
– Il PMI Markit del settore manifatturiero è previsto a 57,3 da 57,1 di dicembre, sulla scia dell’andamento positivo di ordini e produzione.
L’indice dei servizi dovrebbe correggere da 54,8 a 52, in risposta all’aumento dei contagi e delle misure di contenimento nei settori tempo libero e ospitalità, con effetti negativi anche a gennaio su occupazione e attività.