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22 Dicembre 2020 – nota economica giornaliera

ITALIA – I dati sul commercio estero extra-Ue di novembre hanno mostrato una crescita sia per le esportazioni (+2,7%m/m) che per le importazioni (+3,6%).
I beni durevoli registrano un aumento rilevante per entrambi i flussi (export +7,8%, import +8,7%), mentre i beni strumentali sono trainanti per l’import (+15,1%) ma risultano l’unico gruppo in calo dal lato dell’export (-2,4%).
Su base annua, l’export torna in territorio positivo a +1,4% (da -9,7% di ottobre), mentre l’import resta in rosso (-6,8%; si tratta comunque del dato migliore da febbraio).
La crescita dell’export è trainata soprattutto da Cina e Svizzera, che contribuiscono insieme per circa 3,5 punti percentuali all’incremento tendenziale complessivo (+35% e  +12,8%, rispettivamente); in progresso sull’anno anche i Paesi MERCOSUR (+17,8%), e, in misura più limitata, Stati Uniti (+4,7%) e Regno Unito (+1,5%); viceversa, risultano in flessione in particolare le vendite verso Paesi OPEC (-20,9%), Giappone (-13,3%) e Russia (-4%).
Cina e Svizzera sono trainanti anche dal lato dell’import (+14,3% e +7,1%), mentre tutte le altre aree geografiche registrano un calo, particolarmente marcato per la Russia (-47,4%) ma a due cifre anche per Usa, UK, Turchia, Paesi ASEAN e India.
Nei primi 11 mesi dell’anno, il surplus verso i Paesi extra-Ue è salito a 49,1 miliardi (dai 45,5 del 2019).
In questa fase, il commercio verso i Paesi extra-Ue è decisamente più dinamico di quello verso la Ue e in particolare verso l’eurozona, che soffre più di altre aree degli effetti delle misure restrittive messe in atto per combattere la “seconda ondata” di COVID-19.

AREA EURO – La stima flash dell’indice di fiducia dei consumatori elaborato dalla Commissione Europea ha registrato un discreto miglioramento in dicembre, a -13,9 punti (da -17,6 di novembre).
L’indagine congiunturale di dicembre riflette l’alleggerimento delle misure di contenimento della “seconda ondata” di COVID-19 (che pure, almeno in alcuni Paesi, potrebbe rivelarsi transitorio).
Il dato è atteso ancora su valori bassi nei prossimi mesi, anche se dovrebbe mantenersi al di sopra dei minimi visti tra aprile e maggio.

 

COMMENTI:

STATI UNITI – Il Congresso ha approvato il pacchetto di stimolo per 900 mld, con un’ampia maggioranza bipartisan (92-6 in Senato e 359-53 alla Camera).
La manovra, unita alla legge di spesa per il resto dell’a.f. 2020 per 1,4 tln, è stata quindi inviata alla firma del presidente.
Le misure offrono supporto a famiglie, piccole imprese, sanità, scuole, e operatori dei trasporti.
Assegni alle famiglie: totale 166 mld.
Il Tesoro invierà un assegno di 600 dollari a tutti gli individui con reddito inferiore a 75 mila dollari, più 600 dollari per ogni figlio dipendente.
L’assegno viene ridotto per individui con reddito superiore a tale soglia, fino a 87 mila dollari, poi eliminato.
Secondo Mnuchin, gli assegni potranno essere accreditati già a partire dalla prossima settimana.
La Tax Foundation stima che in media il reddito dopo le imposte aumenterebbe dell’1,5%, con una variazione attesa del 9,3% nel primo quintile della distribuzione del reddito e di 4,1% nel secondo quintile, a calare fino a 0,25% nel quintile più elevato.
Le classi più basse di reddito hanno una propensione al consumo molto elevata e garantiranno un effetto significativo in termini di aumento dei consumi.
Supporto ai disoccupati: 120 mld, con diverse misure in vigore fino a metà marzo 2021.
1) Integrazione federale di 300 dollari/settimana ai sussidi statali anche ai lavoratori autonomi ed estensione del programma federale per lavoratori autonomi.
2) Sussidi di 100 dollari/settimana a lavoratori autonomi che ricevono sussidi statali che non tengono conto del reddito autonomo.
3) Estensione a 50 settimane del periodo in cui i disoccupati possono ricevere sussidi (dal periodo standard di 26 settimane).
Supporto per gli affitti: 25 mld. Assistenza per i pagamenti degli affitti agli individui con difficoltà finanziarie, che può essere richiesta anche dai proprietari delle case a nome degli affittuari. Blocco degli sfratti fino a fine gennaio 2021 (probabilmente poi estesa).
Asili e scuole: 92 mld.
Supporto per 10 mld a istituzioni che gestiscono asili e per 82 mld a scuole e università, con la maggior parte dei fondi allocati a scuole dell’obbligo pubbliche (54,3 mld) e il resto a scuole private e università.
Sanità e risposta a Covid: 55 mld.
Trasferimenti di 22,4 mld agli stati per test e tracciamento. Circa 33 mld a stati e agenzie federali per la distribuzione e lo sviluppo di vaccini e terapie anti-Covid.
Piccole imprese: 325 mld.
La manovra include 284 mld per prestiti attraverso il Paycheck Protection Program che finanzia spese per salari e spese operative e viene esteso anche a editori di giornali e a radio/TV.
Le imprese che ricevono questi fondi potranno anche detrarre dal reddito le spese che vengono finanziate con il PPP, ottenendo un beneficio fiscale stimato incirca 200 mld di dollari, non contabilizzato nella definizione del pacchetto di stimolo.
Riduzione di imposte.
La manovra prevede l’estensione dei crediti di imposta per spese in fonti di energia rinnovabile e altri crediti di imposta per imprese in difficoltà, oltre all’estensione della riduzione delle accise su birra, vino e altre bevande alcoliche.
Trasporti: 45 mld.
15 mld per sostenere stipendi e contributi dei dipendenti delle compagnie aeree fino a fine marzo. Il resto dei fondi andrà a sostegno dei trasporti (treni, trasporto pubblico e bus)e dell’indotto.
Telecomunicazioni:7 mld per investimenti per lo sviluppo della banda larga.
Banche di piccole dimensioni: 12 mld.
Operatori del teatro e dello spettacolo:15 mld.
Agricoltura e assistenza alimentare: 26mld.
Gli agricoltori riceveranno sussidi per 12 mld, le famiglie con reddito basso avranno trasferimenti per assistenza alimentare intorno a 13 mld.

Il pacchetto approvato ieri è importante non solo per il contenuto, cruciale per la tenuta della ripresa in questa fase di recrudescenza della pandemia, ma anche per la sua genesi.
In termini di “sostanza” e di effetti macroeconomici, il Committee for a Responsible Federal Budget stima che l’impatto sul PIL del 2021 dalla manovra possa essere stimato in circa 600 mld di dollari, pari a 3% del PIL.
In termini di “forma” e processo di costruzione del consenso, va rilevato che la spinta a trovare un accordo, dopo mesi di impasse a livello di leadership dei partiti, è venuta da un’iniziativa bipartisan di senatori e rappresentanti moderati di entrambi i partiti.
Questo potrebbe diventare un modus operandi del futuro Congresso, con la ricerca di un minimo comun denominatore fra le parti e la riduzione della conflittualità, con il risultato di riuscire a sbloccare l’attività legislativa su temi condivisi, al contrario di quanto avvenuto durante la presidenza Trump.
Ci sono diversi grandi temi che possono coagulare maggioranze trasversali (spesa per infrastrutture, immigrazione) senza richiedere riforme strutturali ma permettendo interventi utili per la crescita non solo di breve ma anche di medio termine.
Biden, in parte per scelta e in parte per necessità (visti i numeri in Congresso), sta orientando il proprio stile di governo in questa direzione, che potrebbe permettere di ridurre la conflittualità politica e mitigare il recente forte aumento della polarizzazione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha aperto la settimana con un ampio rialzo, andando a recuperare interamente il calo della settimana passata, sull’aumento della risk aversion dovuto all’allarme provocato dalla nuova variante di coronavirus scoperta nel Regno Unito.
Il movimento è poi perlopiù rientrato nel pomeriggio di ieri al ridimensionarsi delle preoccupazioni in merito dopo le misure restrittive adottate a livello internazionale per arginare la diffusione al di fuori del Regno Unito e dopo la notizia che i vaccini dovrebbero essere efficaci (per quanto sia ancora da accertare appieno) anche contro tale variante.
Stamattina però il dollaro apre di nuovo al rialzo sula preoccupazione per gli effetti della nuova variante di coronavirus.
È stato intanto approvato il lungamente atteso pacchetto di stimolo fiscale USA, che rappresenta un fattore importante a favore di una previsione di ripresa più robusta dell’economia USA post-pandemia.
Nel corso dell’anno prossimo, una volta che la pandemia abbia davvero iniziato a recedere, dovrebbero tornare in primo piano i fondamentali in senso stretto: performance effettiva della crescita e, conseguentemente, dinamica dei rendimenti e dei differenziali di rendimento.
Se pertanto la crescita USA non deluderà, il trend ribassista in corso del dollaro dovrebbe andare esaurendosi.
Un primo test iniziale in tal senso si avrà a inizio gennaio, con alcuni dati importanti (ISM manifatturiero il 5 gennaio, ISM non-manifatturiero il 7 gennaio ed employment report l’8 gennaio) dai quali ci si attendono segnali di rallentamento, probabilmente collegati all’aumento dei contagi.
Se il dollaro dovesse reagire negativamente a dati non-positivi si avrebbe un primo segnale che si sta ripristinando la correlazione “tradizionale” tra dollaro e variabili fondamentali, aumentando la probabilità che successivamente il biglietto verde possa tornare a rafforzarsi quando invece il quadro di crescita USA migliorerà più stabilmente.
Nel frattempo, nel brevissimo termine (entro il 31 dicembre) il dollaro risentirà anche – di riflesso alla reazione della sterlina – dell’esito dei negoziati post-Brexit.

EURL’euro ha aperto la settimana in calo da 1,22 a 1,21 EUR/USD, perlopiù come riflesso del recupero del dollaro.
Questo non significa che la moneta unica manchi al momento di fattori di forza propria, ma solo che dati i livelli raggiunti, sono necessari spunti “forti” per favorire ulteriori rialzi, dato che dalla fascia di resistenze a 1,22-1,23 EUR/USD si passa poi tecnicamente a quota 1,25 EUR/USD.
E nel breve i rischi rimangono verso l’alto per l’euro, che risentirà anch’esso, tramite la correlazione positiva con la sterlina (cambio GBP/USD), dell’esito dei negoziati post-Brexit (rafforzandosi in caso di accordo, indebolendosi in caso di no-deal).
Nel corso dell’anno prossimo però, come detto sopra per il dollaro, il driver principale del cambio EUR/USD dovrebbe tornare a essere la performance effettiva della crescita, in termini di confronto relativo tra area euro e USA.
La prospettiva che l’economia USA più che recuperi nel 2021 la contrazione subìta dal PIL quest’anno, a fronte di un recupero invece solo parziale nell’area euro, dovrebbe contribuire a prevenire un’ulteriore accelerazione rialzista al di sopra di 1,25 EUR/USD, favorendo piuttosto il ripristino di dinamiche di tipo laterale.

GBPLa sterlina ha aperto la settimana in ampio calo da 1,34 a 1,31 GBP/USD contro dollaro e da 0,90 a 0,92 EUR/GBP contro euro, sulle preoccupazioni per la nuova variante di coronavirus e conseguenti misure di “isolamento” dall’esterno del Regno Unito per arginare il propagarsi del contagio e sull’assenza di novità reali circa i negoziati post-Brexit con l’UE.
La valuta britannica si è poi parzialmente ripresa nel pomeriggio sulla notizia che Johnson avrebbe proposto delle concessioni all’UE sulla questione dei diritti di pesca in cambio di concessioni da parte UE su altri punti.
Johnson ha anche spiegato che se un accordo verrà raggiunto, questo dovrà essere ratificato dal parlamento entro il 31 dicembre.
L’annuncio dell’esito dei negoziati dovrebbe essere ormai questione di ore o al più giorni (entro fine anno). La sterlina dovrebbe rafforzarsi moderatamente in caso di accordo, e deprezzarsi, maggiormente, in caso di no deal.
Riconsidereremo le previsioni sulla sterlina non appena sarà annunciato l’esito dei negoziati.

JPY – Lo yen ha aperto la settimana in calo contro dollaro, contenuto comunque in area 103 USD/JPY. Contro euro lo yen è salito da 126 a 125 EUR/JPY, riflettendo il maggior calo dell’EUR/USD.
I driver di dollaro restano centrali nella dinamica del cambio dello yen, anche al di là del breve.
Se pertanto la crescita USA non deluderà, al rientro della pandemia (e quindi della risk aversion) nel 2021 la tendenza di fondo della valuta nipponica dovrebbe essere moderatamente al ribasso.
In questi giorni invece anche lo yen risentirà dell’esito dei negoziati post-Brexit, indebolendosi in caso di accordo, rafforzandosi in caso invece di no-deal.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – Le vendite di case esistenti a novembre sono previste in calo a 6,65 mln da 6,85 mln di ottobre.
I contratti di compravendita a ottobre hanno segnato il primo calo da aprile.
Le vendite sono sui massimi dalla primavera 2006 e sono anche frenate dalla scarsità di offerta, con le scorte di case invendute sui minimi storici.
L’attività nel mercato immobiliare residenziale dovrebbe mantenersi solida ancora per un paio di trimestri, in attesa che i vaccini determinino una rotazione dei consumi delle famiglie.