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21 Gennaio 2022 – nota economica giornaliera

AREA EURO – Ieri la seconda lettura ha confermato che l’inflazione è salita di un decimo, toccando così il 5% a/a in dicembre, massimo dall’inizio delle rilevazioni nel 1998.
Riteniamo che nel corso del 2022 il trend possa essere discendente, tuttavia, il ritorno sotto quota 2% è previsto solo nel 1° trimestre 2023; inoltre, la forte incertezza sull’andamento dei prezzi energetici rende le proiezioni molto instabili.
Anche l’indice core BCE è cresciuto di un decimo al 2,7% a/a, guidato dall’accelerazione dei prezzi dei beni manufatti.

STATI UNITI
 – Ieri, l’indice della Philadelphia Fed a gennaio è aumentato a 23,2, con indicazioni di espansione moderata per attività, consegne, ordini e occupazione.
Gli indici di prezzo continuano a segnalare significative pressioni verso l’alto, soprattutto per gli input.
Gli indicatori a 6 mesi puntano a un proseguimento della crescita.
Le imprese prevedono ampi aumenti dei costi nel prossimo anno, con +8,9% per le materie prime e 6,4% per le retribuzioni, in netto rialzo rispetto all’anno precedente.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione al 15 gennaio sono in rialzo di 55 mila unità, a 286 mila, probabilmente in parte per via dei problemi di destagionalizzazione dopo le festività e in parte per via degli effetti di Omicron.
– Le vendite di case esistenti a dicembre sono calate a 6,18 mln (-4,6% m/m), da 6,48 mln di novembre, ma restano elevate e sempre superiori ai livelli pre-pandemici.
Le scorte di case invendute toccano un nuovo minimo, a 1,8 mesi di vendite, e confermano le pressioni del mercato immobiliare, con prezzi rialzo di 14% a/a e rischi verso l’alto per la componente abitazione del CPI e del deflatore.

GIAPPONE – Il CPI core a dicembre è aumentato di 0,5% a/a.
L’indice è in rialzo di 0,1% m/m e, escludendo anche l’energia, è invariato (-0,7% a/a).
Il sentiero dell’inflazione nella prima parte del 2022 sarà spinto verso l’alto dal contributo dell’energia e dalla fine degli effetti negativi delle tariffe della telefonia mobile, che dovrebbero concludersi ad aprile.
La variazione annua dovrebbe mantenersi fra 0,7 e 0,8% a/a fra febbraio e marzo, per poi balzare a 1,7% a/a ad aprile.
Successivamente, sulla scia dell’atteso calo dell’energia e di un andamento moderato per i prezzi core ex-energia, l’inflazione dovrebbe tornare a scendere su livelli di poco superiori all’1%, con rischi verso il basso in caso di reintroduzione dei sussidi governativi alle attività ricreative e al turismo, in parte compensati dal deprezzamento dello yen.
Per ora la BoJ ha arginato le speculazioni su una possibile svolta dei tassi con le affermazioni esplicite di Kuroda, secondo cui “i prezzi non stanno crescendo stabilmente verso il 2%” e, pertanto, non è il caso di alzare i tassi né di discuterne.

 

COMMENTI:

BCE – Il resoconto della riunione di politica monetaria del 16/12 conferma che il dissenso in merito alle decisioni aveva riguardato l’aumento temporaneo degli acquisti netti APP, l’estensione dei reinvestimenti PEPP fino al 31/12/2024 e anche la flessibilità dei reinvestimenti stessi.
L’obiezione all’estensione dei reinvestimenti era motivata dalla preoccupazione che ciò potesse portare a un indebito appiattimento della curva dei rendimenti nella fase di rialzo dei tassi ufficiali.
Comunque, la decisione era stata alla fine sostenuta da “un’ampia maggioranza”.
Il resoconto evidenzia anche ampio accordo in merito all’opportunità di adottare un approccio alla politica monetaria “graduale, flessibile e orientato dai dati, con la possibilità di un’azione più rapida rispetto a quanto prospettato se l’inflazione non fosse scesa tanto rapidamente quanto nella previsione centrale dello staff.
In effetti, dal documento emerge molta incertezza riguardo all’andamento futuro dell’inflazione.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro è marginalmente risalito ieri, aiutato da un aumento della risk aversion con borse in calo. I rendimenti invece sono scesi leggermente e i dati sono stati misti (deboli i sussidi di disoccupazione, positivo il Philly Fed).
Oggi è in lieve calo, ma la settimana dovrebbe comunque chiudersi in almeno parziale rialzo, dopo il calo di quella passata, anche se oggi, in assenza di spunti particolari e in attesa del FOMC di mercoledì, i movimenti potrebbero restare ancora contenuti.
La prospettiva di un’accelerazione del sentiero di normalizzazione della Fed rimane comunque un fattore positivo per il dollaro.

EURL’euro è sceso leggermente ieri, pur restando in area 1,13 EUR/USD, complici sia il lieve rafforzamento del dollaro sia le dichiarazioni di Lagarde che ha ribadito l’attesa di un’inflazione in calo quest’anno e quindi la non-necessità di agire come la Fed.
Oggi l’euro è in lieve risalita, ma in vista del FOMC dovrebbe mantenersi sulla difensiva.
Il focus si sposterà comunque la settimana successiva sulla riunione BCE, per la valutazione aggiornata dello scenario d’inflazione.

GBPLa sterlina è arretrata ieri da 1,36 a 1,35 GBP/USD sul rafforzamento del dollaro, ma meno dell’euro rispetto al quale ha aggiornato i massimi a 0,8303 EUR/GBP, sorretta dall’attesa di un rialzo BoE a febbraio.
Oggi però è in calo su entrambi i fronti: le vendite al dettaglio questa mattina sono state ancora peggiori delle attese, lasciando la sterlina sulla difensiva in attesa del FOMC.
Da seguire oggi un discorso di Mann (BoE) per eventuali riferimenti allo scenario di crescita, anello debole del quadro domestico.

JPYLo yen si è rafforzato, sia contro dollaro da 114 a 113 USD/JPY sia contro euro da 130 a 128 EUR/JPY, sull’arretramento dei rendimenti USA e sull’aumento della risk aversion.
Si tratta di movimenti che non dovrebbero pregiudicare la possibilità di nuova discesa dello yen di fronte a un’ulteriore salita dei rendimenti USA.

 

PREVISIONI:

AREA EURO – L’unico dato macroeconomico di rilievo previsto oggi è l’indice di fiducia dei consumatori della Commissione Europea, visto in calo a -8,9 a gennaio, da -8,3 precedente.
L’elevata incertezza relativa alla situazione sanitaria e il rincaro del costo della vita dovrebbero erodere i redditi e la capacità di spesa e risparmio dei nuclei famigliari per tutti i mesi invernali.

STATI UNITI – Oggi non ci sono dati di rilievo in agenda.