20 Ottobre 2023 – nota economica giornaliera
GERMANIA – Questa mattina i prezzi alla produzione sono calati a sorpresa di -0,2% m/m a settembre, toccando un nuovo minimo storico su base annua a -14,7% a/a.
FRANCIA – Ieri le indagini INSEE hanno registrato un calo del morale diffuso a tutti i settori.
L’indice composito è calato di due punti a 98, tornando al di sotto della media di lungo periodo per la prima volta da aprile 2021.
Nonostante la correzione di ottobre le indagini INSEE, nonché quelle di Banque de France, continuano a dipingere un quadro meno pessimistico rispetto ai PMI, ma suggeriscono che una riaccelerazione del ciclo a fine anno è improbabile.
Riteniamo che la crescita economica possa rimanere pressoché stagnante nel 4° trimestre.
STATI UNITI
– Ieri i consueti dati settimanali sulle nuove richieste di sussidio sono calati a 198mila da un precedente 211mila, un minimo da fine marzo.
Anche la media mobile a 4 settimane conferma la tendenza discendente dal picco dello scorso giugno.
– L’indice di fiducia manifatturiera della Philadelphia Fed di ottobre è tornato a salire, circa in linea con le attese, attestandosi a -9 dopo l’inatteso calo a -13,5 registrato nel mese precedente.
L’indagine riporta un rimbalzo degli ordini e delle consegne che erano tornate in territorio negativo a settembre.
Tuttavia, il calo delle commesse inevase e dei tempi di consegna sembra suggerire che l’attività sottostante sia ancora piuttosto fiacca.
Le aspettative restano espansive ma correggono a 9,2 da 11,1.
La domanda speciale per il mese di ottobre era relativa agli investimenti: la maggioranza delle imprese riporta attese invariate o di calo per l’anno prossimo.
– Le vendite di case esistenti sono calate, per il quarto mese, a 3,96 milioni (-15,4% a/a) a settembre da 4,04 mln il mese precedente.
Escludendo il dato di maggio 2020, viziato dalla pandemia, sarebbe un minimo da agosto 2010 e la seconda lettura più bassa mai registrata dall’inizio della serie storica nel 2004.
Elevati prezzi mediani e il differenziale fra i tassi attuali sui mutui e quelli a cui sono stati finanziati gli acquisti in passato hanno frenato e probabilmente continueranno a limitare le transazioni immobiliari anche nei prossimi mesi.
COMMENTI:
AREA EURO – Oggi a mercati chiusi sono attesi i pronunciamenti da parte delle agenzie di rating sul debito sovrano di diversi Paesi europei, tra i quali il giudizio di Standard and Poor’s sull’Italia (rating attuale: BBB, outlook stabile).
STATI UNITI – Il discorso del governatore della Fed Powell ha offerto ulteriori segnali per tassi invariati alla riunione di politica monetaria del 1° novembre.
Nonostante i progressi evidenziati dai recenti dati, Powell ha comunque sottolineato la necessità di continuare a procedere con cautela vista la presenza di rischi e incertezze.
Ha inoltre dichiarato che la Fed sta prestando attenzione al recente rialzo dei tassi di mercato, che potrebbero avere implicazioni “al margine” per la politica monetaria.
In particolare, secondo Powell le dinamiche non sembrano riflettere aspettative di un’inflazione più elevata ma la valutazione che l’economia sia più resiliente del previsto, o preoccupazioni per le dinamiche fiscali.
Il governatore ha indicato come la tenuta del ciclo possa essere spiegata da tre fattori: una minore sensibilità della domanda al rialzo dei tassi; tassi su livelli elevati non sufficientemente a lungo; tasso neutrale più elevato rispetto al passato.
Perciò nel caso di una crescita troppo forte o di un mercato del lavoro ancora troppo teso sarebbe necessaria un’ulteriore restrizione.
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro è tornato a scendere ieri, seguendo i rendimenti a breve su dati che si sono rivelati misti ma fornendo indicazioni di prossimo indebolimento dell’economia USA e su dichiarazioni di Powell che lasciano intendere che a inizio novembre i tassi resteranno fermi.
Nel breve, a meno di dati che sorprendano verso l’alto, il dollaro potrebbe stabilizzarsi nel range attuale, al di sotto dei massimi raggiunti a inizio mese.
EUR – L’euro è risalito da 1,05 a 1,06 EUR/USD principalmente di riflesso al calo del dollaro.
I driver USA restano dominanti nel breve in assenza di novità favorevoli dall’area euro, per cui il cambio dovrebbe mantenersi all’interno del range recente 1,04-1,06 EUR/USD.
GBP – La sterlina non è riuscita a beneficiare concretamente ieri del calo del dollaro, chiudendo solo poco sopra i livelli di apertura e passando da 1,20 a 1,21 GBP/USD.
Risente negativamente delle indicazioni di minori pressioni inflazionistico/salariali, cui si sono aggiunte stamani le vendite al dettaglio che sono peggiorate più del previsto.
Quand’anche pertanto la BoE dovesse alzare ancora i tassi nel breve, ipotesi che rimane moto incerta, come indicato dallo stesso Bailey, il beneficio per la sterlina sarebbe minimo per lo scenario di forte debolezza della crescita domestica.
Contro euro, infatti, la sterlina è in ulteriore deprezzamento da 0,86 a 0,87 EUR/GBP.
JPY – Lo yen resta stabile contro dollaro affacciandosi però a 150,01 USD/JPY, sotto le spinte ribassiste del rialzo dei rendimenti a lunga USA.
Il monitoraggio (verbale) sul cambio da parte delle autorità domestiche contribuisce a contenere il downside e di aiuto è anche l’indebolimento generalizzato del dollaro.