20 Maggio 2022 – nota economica giornaliera
AREA EURO
– Ieri la produzione nelle costruzioni è rimasta stagnante a marzo dopo due mesi di solidi incrementi.
Il settore dovrebbe aver contribuito positivamente alla crescita a inizio 2022.
Dopo un 2021 particolarmente solido, ci aspettiamo un rallentamento nei prossimi trimestri, ma all’interno di una dinamica ancora espansiva.
– I dati di marzo sul saldo delle partite correnti hanno evidenziato un deficit di -1,6 miliardi dopo il surplus di +15,7 miliardi registrato a febbraio (in termini destagionalizzati): è il primo disavanzo in un decennio.
Negli ultimi 12 mesi, il saldo delle partite correnti è stato pari all’1,8% del PIL, in rallentamento dal 2,6% dei 12 mesi precedenti.
GERMANIA – Questa mattina il PPI di aprile è cresciuto del 2,8% m/m.
L’inflazione dei prezzi alla produzione nell’industria è quindi salita al 31,5% a/a, il ritmo più forte mai registrato dall’inizio delle rilevazioni, sostenuta dal marcato rincaro dei prezzi energetici (87,3% a/a), la cui componente gas naturale ha registrato un incremento del 154,8% a/a, e dei beni intermedi (26% a/a), soprattutto metalli.
STATI UNITI
– Ieri, l’indice della Philadelphia Fed a maggio è calato a 2,6, rimanendo in territorio solo marginalmente espansivo.
Tutti i sotto-indici restano positivi: ordini e consegne sono in accelerazione, l’occupazione invece si è indebolita.
Gli indici di prezzo restano su livelli elevati.
Le domande speciali del mese riguardano l’inflazione: la previsione mediana dell’inflazione al consumo è di 6,5% nei prossimi 12 mesi, dal 5% riportato a febbraio, mentre la previsione mediana dell’aumento dei prezzi di vendita dei propri prodotti è di 5%, in linea con la previsione per la dinamica del costo del lavoro.
– Le nuove richieste di sussidi di disoccupazione a metà maggio sono aumentate per la terza settimana consecutiva, salendo a 218 mila, pur restando su livelli storicamente bassi e in linea con quelli pre-Covid.
I sussidi esistenti a inizio maggio sono calati a 1,3 mln, sui minimi dal 1969.
– Le vendite di case esistenti ad aprile hanno corretto a 5,61 mln (minimo da giugno 2021) da 5,77 mln di marzo, proseguendo sul recente trend in calo e segnando una contrazione di 5,9% a/a, sulla scia dei tassi sui mutui in rialzo e dei prezzi elevati.
Il prezzo mediano di vendita è aumentato ulteriormente, con una variazione di 14,8% a/a, un massimo storico.
L’offerta di case rimane straordinariamente bassa e contribuisce a spingere i prezzi verso l’alto.
GIAPPONE – Il CPI al netto degli alimentari freschi (“core”) ad aprile ha mostrato un aumento di 2,1% a/a (0,2% m/m) da 0,8% a/a di marzo, per via del confronto con aprile 2021, quando le tariffe della telefonia mobile avevano subito un forte rialzo.
Il sentiero dell’inflazione “core” dovrebbe rimanere oltre il 2% fino all’autunno, per poi scendere gradualmente nei mesi successivi.
COMMENTI:
BCE – Il resoconto dell’ultima riunione BCE di politica monetaria mostra che in aprile il consiglio giudicava molto più sfavorevolmente le prospettive di inflazione: maggiore diffusione degli incrementi di prezzo, incremento oltre il 2% di tutte le misure di inflazione sottostante, aumento della quota di aspettative di inflazione a lungo termine sopra il 2%, prime indicazioni di accelerazione dei salari, forte aumento dei prezzi alla produzione.
Soprattutto, l’effetto frenante della guerra era ritenuto insufficiente, da solo, a riportare l’inflazione all’obiettivo.
I rischi di un processo inflattivo autoalimentato erano giudicati più alti, anche se le opinioni sulla effettiva probabilità divergevano.
Alcuni membri del consiglio avevano sollecitato ad agire senza indugio per rimuovere uno stimolo monetario secondo loro ormai non più giustificabile, ma altri ritenevano che una restrizione troppo aggressiva sarebbe stata controproducente, perché avrebbe frenato la crescita senza incidere sull’inflazione.
Molto diffusa era l’opinione che gli acquisti dovevano essere interrotti all’inizio del terzo trimestre.
I dati successivi hanno confermato la spinta ad accelerare il rialzo dei tassi ufficiali e, quindi, l’azzeramento degli acquisti netti APP, spianando la strada a un rialzo di 25pb il 21/7.
Come potrebbe incidere il rischio di frammentazione legato all’aumento degli spread sovrani?
Secondo De Guindos, in realtà, “i mercati finanziari sono rimasti relativamente calmi, finora”.
Considerando che il CISS (indice di stress sistemico) della BCE è vicino ai livelli del marzo 2020, è evidente che la soglia si è molto alzata, nel frattempo.
Se si manifestassero condizioni di stress, la risposta non sarebbe sospendere il rialzo dei tassi: invece, dice De Guindos, la BCE “dispiegherà la flessibilità” (dei reinvestimenti PEPP) per garantire uniformità di trasmissione.
STATI UNITI – Il Senato ha approvato ad ampia maggioranza il disegno di legge già passato alla Camera che dispone 40 mld di dollari per supporto economico e militare all’Ucraina.
MERCATI VALUTARI:
USD – Il dollaro ha corretto ampiamente ieri, andando a rivedere livelli di due settimane fa, penalizzato dal calo dei rendimenti, anche in seguito a dati deludenti – l’indice Philly Fed è sceso molto più delle attese – e da un parziale rientro della risk aversion, che inizialmente stava aumentando ancora.
Oggi apre in marginale recupero, ma la settimana dovrebbe comunque chiudersi in calo, segnalando una fase di assestamento del mercato, dove comunque nel breve il dollaro rimane tendenzialmente ancora favorito.
EUR – L’euro ha recuperato ampiamente ieri da 1,04 a 1,06 EUR/USD di riflesso al calo del dollaro.
La salita si è interrotta questa mattina, ma se il sentiment generale non tornerà a peggiorare significativamente, l’avvicinarsi dell’avvio del ciclo di rialzi dei tassi BCE alla riunione di luglio (altri segnali in tale direzione sono giunti ieri anche dai verbali dell’ultimo incontro) dovrebbe agire a favore della moneta unica, inizialmente arginandone il downside, e poi agevolandone un graduale recupero – a condizione che non vi siano sviluppi troppo negativi sul fronte russo-ucraino.
GBP – Anche la sterlina è risalita ieri sul calo del dollaro da 1,23 a 1,25 GBP/USD, ma approssimativamente tanto quanto l’euro rispetto al quale è rimasta infatti pressoché stabile in area 0,84 EUR/GBP.
I dati sulle vendite al dettaglio stamani sono stati molto migliori del previsto, ma non modificano il quadro di crescita al di là del breve, e nel breve la sterlina potrebbe fare ancora fatica a risalire fintantoché prevale la generalizzata forza del dollaro.
Prospettive di rimonta rimangono invece al di là del breve in funzione delle attese di rialzo dei tassi.
Dalla BoE Pill stamani ha indicato che restano ancora vari rialzi da attuare per far scendere l’inflazione, spiegando di essere favorevole a un approccio fermo su questo fronte.
JPY – Anche lo yen si è rafforzato ieri contro dollaro da 128 a 127 USD/JPY sul calo dei rendimenti a lunga USA.
Contro euro invece si è indebolito da 133 a 135 EUR/JPY per via del maggior rafforzamento dell’EUR/USD.
Nel breve dovrebbe tornare a indebolirsi contro dollaro al risalire dei rendimenti USA.
PREVISIONI:
AREA EURO – Oggi nell’Eurozona la stima flash dell’indice di fiducia dei consumatori della Commissione Europea di maggio è visto rimbalzare lievemente a -21,5 da -22 dopo gli ampi cali registrati tra marzo e aprile.
L’indice resterebbe ben al di sotto della media di lungo periodo.
STATI UNITI – Oggi non ci sono dati in uscita.