Seguci su twitter

Categorie

20 Giugno 2022 – nota economica giornaliera

ITALIA – Ancora una volta l’import si è dimostrato più vivace dell’export (7% contro 1,5% m/m).
Il deficit energetico si è ampliato ulteriormente, raggiungendo circa -31 miliardi nei primi quattro mesi dell’anno; il saldo commerciale complessivo mostra un disavanzo di oltre -10 miliardi, a fronte di un avanzo di oltre 17 miliardi nei primi quattro mesi del 2021.

ITALIA – Ad aprile, la produzione nelle costruzioni ha registrato il primo calo congiunturale (-1,3% m/m) dopo otto mesi consecutivi di crescita.
Il livello dell’output resta comunque vicino ai massimi dal 2011.

GERMANIA – Questa mattina il PPI di maggio è cresciuto dell’1,6% m/m. L’inflazione dei prezzi alla produzione nell’industria è quindi salita al 33,6% a/a, il ritmo più forte mai registrato dall’inizio delle rilevazioni, ancora sostenuta dal rincaro dei prezzi energetici (87,1% a/a e 2,5% m/m), la cui componente gas naturale ha registrato un incremento del 148,1% a/a, e dei beni intermedi (25,1% a/a e 1,5% m/m), soprattutto metalli.

AREA EURO – Venerdì la stima finale ha confermato che a maggio l’inflazione, sia headline che core, ha raggiunto un massimo da almeno il 1998, rispettivamente all’8,1% e al 4,4% a/a.
Oltre a energia e alimentari, le pressioni sui prezzi sono diffuse anche a servizi e beni manufatti core. Vediamo un’inflazione al 7,3% in media annua nel 2022 e al 3,7% nel 2023; la variazione dell’indice core è invece attesa al 4,1% quest’anno e al 3,6% il prossimo.

STATI UNITI – Venerdì, la produzione industriale di maggio ha sorpreso verso il basso, con un incremento di 0,2% m/m, compensato da una revisione verso l’alto a 1,4% m/m, da 1,1% m/m, per aprile.
Il manifatturiero ha corretto di -0,1% m/m, con variazioni miste fra i diversi settori e un calo di – 0,3% m/m per i beni durevoli (in parte dovuto all’aeronautica), segnalando un possibile rallentamento della domanda.
L’estrattivo procede sul recente sentiero espansivo.

 

COMMENTI:

FRANCIA – Ieri, il secondo turno delle elezioni legislative ha confermato lo scenario di maggioranza relativa, delineato dai sondaggi più recenti, con il quale il Presidente in carica Macron dovrà governare per i prossimi cinque anni (non accadeva dal 1997).
La coalizione di centro, Ensemble!, ha infatti ottenuto 245 seggi contro i 289 richiesti per il controllo dell’Assemblea Nazionale, a fronte dei 131 ottenuti dalla sinistra guidata da Melenchon, degli 89 che andranno all’estrema destra di RN e dei 64 dei Repubblicani.
NUPES ha posizioni molto distanti da quelle del Governo, propugnando fra l’altro la riduzione dell’età di pensionamento e il ritiro dalla NATO.
D’altra parte, i Repubblicani hanno sinora annunciato di voler restare all’opposizione, chiudendo a un’alleanza di centro-destra.
L’astensione, già elevata al primo turno, è cresciuta di circa 1,5 pp, portandosi al 54%; è il dato peggiore nella storia della V Repubblica, dopo il record del 2017, quando al secondo turno gli astenuti furono il 57,4% degli elettori.

GERMANIA – La Germania ha annunciato che consentirà la riattivazione di centrali termoelettriche a carbone per ridurre l’uso del gas naturale.
Nei piani energetici tedeschi, l’uso del carbone dovrebbe essere del tutto eliminato entro il 2030.

STATI UNITI – Dalla Fed, George (Kansas City) ha detto che il suo dissenso alla riunione e la sua preferenza per un rialzo di 50pb era dovuto alla preoccupazione che variazioni significative e improvvise dei tassi possano essere controproducenti.
A suo avviso, il caso per continui aumenti dei tassi è indiscutibile, con l’inflazione elevata e l’economia sotto pressione.
Kashkari (Minneapolis Fed) ha detto di essere favorevole al rialzo di 75pb non solo a giugno, ma probabilmente anche a luglio, pur sottolineando che sarà “prudente” tornare poi a un sentiero di aumenti da 50pb fino a quando non sarà chiaro che l’inflazione sta rientrando verso il 2%.
Waller (Board) ha affermato che, con dati in linea con le sue aspettative, sarà favorevole a un altro rialzo da 75pb.
Secondo Bostic (Atlanta Fed), la Fed farà “whatever it takes” nell’attuale guerraincondizionataall’inflazione.
La strategia non più preventiva, ma “reattiva” adottata dalla Fed nel 2020 a nostro avviso aumenta i rischi di overshooting dei tassi perché condizionata a esiti sulle variabili macro che tipicamente rispondono con ritardo alla politica monetaria.
La NY Fed riporta che il suo modello dell’economia USA segnala l’80% di probabilità di hard landing stile anni ’90 e il 10% di probabilità di crescita positiva nei prossimi 10 trimestri, segnalando che non sono previsioni “ufficiali”.
Il modello prevede una contrazione di 0,6% nel 2022 e 0,5% nel 2023.
La stima mediana dei Fed Funds prevista da diverse regole di politica monetaria, con l’ultimo aggiornamento della Cleveland Fed, prevede tassi al 3,5% a fine 2022 e un punto di arrivo a 4,5% nel 2023.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha chiuso la settimana passata pressoché stabile, ma dopo essere passato per un calo post-FOMC e in lieve calo apre ancora oggi, complici anche scambi ridotti per la chiusura odierna delle borse USA (Juneteenth).
Questa settimana da seguire saranno le audizioni di Powell mercoledì e giovedì che ribadiranno la linea dura della Fed contro l’inflazione e i dati di giovedì sui sussidi di disoccupazione e i PMI, dai quali si attendono segnali di prossima decelerazione dell’economia.
Trattandosi di spunti che non dovrebbero proporre novità rispetto al FOMC, il dollaro dovrebbe risultare più influenzato dall’evoluzione della risk aversion a livello globale: un suo aumento/riduzione tenderebbe a favorire/indebolire il biglietto verde.
Nel breve in generale può ancora beneficiare del vantaggio in termini di tassi e del clima di incertezza a livello globale, ma successivamente dovrebbe risentire negativamente della prospettiva di significativo rallentamento dell’economia USA anche per effetto della poderosa restrizione Fed.

EURL’euro ha chiuso la settimana passata pressoché stabile tra 1,04 e 1,05 EUR/USD, ma dopo essere passato per una salita post-FOMC fino a 1,06 EUR/USD e in lieve salita apre anche oggi, nonostante al secondo turno delle legislative francesi la coalizione di Macron abbia perso la maggioranza assoluta.
I dati chiave saranno giovedì i PMI, attesi in calo, ma più rilevante potrebbe essere l’evoluzione della risk aversion, soprattutto in funzione dei nuovi tagli alle forniture di gas all’Europa decisi dalla Russia.
Nel breve i rischi sono verso il basso (supporti chiave in area 1,03 EUR/USD), mentre più avanti la combinazione di rallentamento della crescita USA e accelerazione del ciclo di rialzi BCE dovrebbe progressivamente favorire un recupero dell’euro.

GBPAnche la sterlina ha chiuso la settimana passata pressoché stabile contro dollaro tra 1,22 e 1,23 GBP/USD, ma dopo essere passata prima per un calo su fattori di debolezza propri e poi per un recupero post-FOMC.
Analoga la dinamica contro euro.
I dati di questi giorni confermeranno l’ascesa dell’inflazione (mercoledì) ma un indebolimento della crescita (PMI giovedì e vendite al dettaglio venerdì).
Importanti saranno anche i numerosi discorsi BoE in programma, ma se le posizioni non si sbilanceranno rispetto a quanto già emerso alla riunione BoE di giovedì, la sterlina dovrebbe tendenzialmente stabilizzarsi, anche se i rischi rimangono verso il basso.

JPYLo yen ha chiuso la settimana passata pressoché stabile contro dollaro tra 134 e 135 USD/JPY, ma dopo essere passato per un recupero post-FOMC, e un calo post-BoJ.
Simile la dinamica contro euro.
Rendimenti a lunga USA ed evoluzione della risk aversion saranno i driver in questi giorni.
La divergenza della BoJ tiene comunque i rischi verso il basso, specie nel breve.
Dalla BoJ Kuroda ha ribadito che il recente rapido deprezzamento dello yen non è desiderabile, aggiungendo di aver riferito tal considerazioni al primo ministro e di monitorare attentamente la dinamica del cambio riportandone adeguatamente alle autorità governative preposte.

 

PREVISIONI:

AREA EURO
 – Questa settimana la tornata di indagini di fiducia di giugno dovrebbe riportare un contenuto miglioramento del morale delle imprese in Germania e Francia; indicazioni miste potrebbero venire dalle survey diffuse dall’Istat in Italia.
I PMI, pur restando su livelli espansivi, dovrebbero confermare la divergenza in atto tra manifattura e servizi.
Anche il morale dei consumatori europei è visto salire leggermente pur restando ben al di sotto della media di lungo periodo.
– In calendario, infine, le stime finali del PIL in Spagna e nei Paesi Bassi e il dato di aprile sulla produzione nelle costruzioni in area euro.

STATI UNITI
 – Oggi non ci sono dati in uscita e in settimana ci sono pochi dati di rilievo in pubblicazione.
Il focus sarà sulle audizioni di Powell in Congresso mercoledì 22 e giovedì 23.
– Gli indici PMI Markit flash per settore e manifatturiero di giugno dovrebbero confermare il proseguimento dell’espansione, pur segnalando rallentamento del ritmo di crescita.
La fiducia dei consumatori a giugno dovrebbe stabilizzarsi dopo il crollo visto con la lettura preliminare.
Le vendite di case nuove ed esistenti a maggio dovrebbero proseguire sul trend in calo visto da inizio anno, con variazioni meno ampie rispetto a quelle dei mesi recenti.