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18 Marzo 2021 – nota economica giornaliera

AREA EURO
 – La seconda lettura conferma un’inflazione stabile a +0,9% a/a. L’indice core BCE al netto di alimentari freschi ed energia è sceso a +1,2% a/a da +1,4% a/a precedente, in linea con la stima preliminare.
Sul mese, i prezzi sono cresciuti del +0,2% m/m, spinti al rialzo dal rincaro dell’energia (+0,9% m/m), dei servizi (+0,3% m/m) e degli alimentari freschi (+0,4% m/m); calano i prezzi dei beni manufatti (-0,2% m/m) per via dell’estensione dei saldi invernali in alcuni paesi.
Sul dato di febbraio pesano ancora problemi di rilevazione dei prezzi.
Nel 2021, l’indice dei prezzi è atteso all’1,4% in media annua ma sulla previsione insistono rischi al rialzo.
L’evoluzione in corso d’anno dovrebbe vedere un primo picco tra aprile e maggio, e un secondo a settembre, entrambi su livelli attorno all’1,8%.
– In gennaio, la produzione nelle costruzioni è cresciuta di 0,8% m/m (+0,1% a/a).
Il dato di dicembre è stato oggetto di una ampia revisione da -1,6% m/m a -0,1% m/m, a seguito della quale ora si prospetta nel primo trimestre 2021 una variazione positiva circa pari a quella del 2020Q4 (ora indicata in +1,0% t/t).

STATI UNITI – I nuovi cantieri residenziali a febbraio calano a 1,421 mln da 1,584mln di gennaio, con una correzione di -10,8%m/m, ma un rialzo di 17% rispetto a febbraio 2020.
Le licenze sono in calo di -10,3% m/m (-9,3% a/a), a 1,682 mln da 1,886 mln di gennaio.
I dati di febbraio risentono pesantemente del maltempo, particolarmente inusuale soprattutto negli stati meridionali, come appare dalle correzioni particolarmente marcate di licenze e cantieri nel Sud.
Al contrario, negli stati occidentali, unica area del paese non colpita da condizioni climatiche avverse il mese scorso, i cantieri sono in rialzo.
La contrazione delle licenze potrebbe avere un impatto negativo sui cantieri a marzo, ma la normalizzazione del clima dovrebbe permettere un recupero dell’attività nel settore nei mesi successivi, pur in presenza del freno derivante dal trend verso l’alto dei tassi sui mutui.

 

COMMENTI:

PAESI BASSI – Le elezioni politiche anticipate si sono concluse con una vittoria dei partiti di governo, secondo quanto indicano gli exit polls.
Il VVD del premier Rutte dovrebbe aver ottenuto 35 seggi su 150 (+2), mentre D66 dovrebbe averne ottenuti 27 (+8) e CDA 14(in calo). In calo di 3 seggi la destra anti-europea del PVV.
I risultati non sono ancora ufficiali.

STATI UNITI – La riunione del FOMC si è conclusa come atteso, senza modifiche alle indicazioni di politica monetaria, nonostante significative revisioni verso l’alto dello scenario economico.
Il comunicato è poco variato. Le uniche modifiche riguardano la valutazione congiunturale, in cui si afferma che gli “indicatori di attività economica e di occupazione hanno svoltato verso l’alto recentemente”, anche se i settori colpiti dalla pandemia restano deboli e l’inflazione continua a rimanere sotto il 2%.
Per il resto, i rischi sono ancora concentrati sull’evoluzione del virus e la guidance su tassi e acquisti resta invariate.
Il focus a questa riunione era la revisione delle proiezioni macroeconomiche. Come atteso, le variazioni sono marcate per il 2021, con un netto miglioramento delle previsioni per crescita e occupazione e rialzi dell’inflazione.
Il livello del tasso di disoccupazione di più lungo termine è stato abbassato ancora, a 4% da 4,1%.
Da notare un messaggio importante sull’inflazione, che vista in rialzo sopra il 2% nel 2021, senza determinare reazioni sui tassi, per poi rientrare al 2% nel 2022.
Nel 2023, l’inflazione è prevista a 2,1%, con un segnale di volontà di mantenere condizioni finanziarie compatibili con un modesto overshooting dell’inflazione.
Invece, senza sorprese, il sentiero mediano dei tassi rimane stabile fino al 2023 ma aumenta il numero di “punti” che vedono rialzi nel 2023 e, soprattutto, si inseriscono alcuni rialzi anche nel 2022.
In contrasto con le proiezioni di dicembre, dove c’era unanimità per tassi fermi, l’anno prossimo ci sono 4 punti (su 17) in rialzo (tre punti fra 0,25% e 0,5%, e un punto a 0,5%-0,75%).
Per il 2023, rispetto a 5 punti che indicavano rialzi nel grafico di dicembre, ora ce ne sono 7 (due a 1-1,25%, tre a 0,75%-1%, uno a 0,5%-0,75% e uno a 0,25%-0,5%).
La maggioranza dei partecipanti al FOMC è ancora “convinta” dello scenario di tassi fermi, che ha ancora un ampio consenso, ma si apre una crepa crescente riguardo all’unanimità dello scenario dei tassi nel FOMC.
Nella conferenza stampa, Powell ha ribadito che “l’economia è molto lontana dai nostri obiettivi di occupazione e inflazione e probabilmente richiederà del tempo perché sia raggiunto sostanziale ulteriore progresso” e ha riaffermato che la Fed continuerà a fornire all’economia il supporto necessario fino a quando ce ne sarà bisogno (“for as long as it takes”).
Questa è la versione discorsiva della guidance su tassi e acquisti: la Fed è lontana da una svolta sui tassi e ci vorrà ancora “del tempo” per discutere di modifiche al ritmo degli acquisti.
Powell ha notato che mancano 9,5 mln di posti rispetto a febbraio 2020, di cui 3 mln nei settori dei servizi aggregativi.
Sull’inflazione, Powell ha ribadito l’impegno a raggiungere un livello di inflazione moderatamente al di sopra del 2%per un certo tempo” e ha sottolineato che “ci aspettiamo di mantenere una stance accomodante fino a quando questi obiettivi di occupazione e inflazione non saranno raggiunti”.
Riguardo ai movimenti dei punti nelle proiezioni dei tassi, Powell ha affermato che una “forte maggioranza” nel Comitato prevede tassi fermi su tutto l’orizzonte previsivo e ribadito che i punti non sono “promesse”.
Riguardo alla definizione del tempo che manca alla discussione del tapering, Powell ha ribadito che se ne parlerà solo quando i dati daranno indicazioni di miglioramento.
I dati dei prossimi trimestri, relativi alla crescita e all’occupazione saranno cruciali per determinare il via al dibattito.
Il messaggio è invariato: la Fed non è più pre-emptive e reagirà di fronte a effettivi miglioramenti su occupazione e inflazione, non più sulla base di aspettative.
Riguardo al rialzo dei rendimenti, Powell ha ribadito che la Fed controlla l’andamento di un insieme di condizioni finanziarie, che devono restare accomodanti e non mettere a rischio il perseguimento degli obiettivi.
Secondo Powell, la Fed reagirebbe in caso di cambiamento delle condizioni finanziarie o di fronte ad andamenti disordinati del mercato, in linea con le sue affermazioni di qualche settimana fa e con indicazioni di attendismo di fronte al recente trend.
Nell’insieme quindi, la conferenza stampa non ha modificato il messaggio generale del FOMC: prima di qualsiasi svolta, la Fed vorrà “vedere per credere”.
I rischi per le previsioni di politica monetaria, a nostro avviso, riguardano la possibilità che la crescita, l’occupazione e l’inflazione siano anche più forti di quanto previsto ora, con eventuali tempi più rapidi per la svolta dei tassi (che noi prevediamo in autunno 2023). Per il tapering, difficilmente c’è spazio per anticipare il dibattito all’estate.
Infine, riguardo al Supplementary Leverage Ratio, le cui modifiche sono in scadenza il 31marzo, Powell ha affermato che una decisione verrà annunciata nei prossimi giorni.

 

MERCATI VALUTARI:

USDIl dollaro ha corretto ieri sera sull’esito del FOMC, perché nonostante la Fed abbia rivisto al rialzo le previsioni di crescita per quest’anno (da 4,2% di dicembre a 6,5%) e anche quelle di inflazione (da 1,8% a 2,4%) ha ribadito che al momento non vi sono ancora segnali che si possa iniziare a parlare di tapering in quanto, nonostante la ripresa sia già avviata, vi è ancora molta strada da fare prima che si verifichino le condizioni per pensare a una svolta di policy.
Come ampiamente atteso i parametri di policy sono rimasti invariati così come la previsione di tassi fermi fino a tutto il 2023, anche se si è leggermente ampliata rispetto a dicembre la minoranza di partecipanti che si aspetta un rialzo già prima.
Quanto all’inflazione la Fed ha spiegato che la salita di quest’anno è temporanea – il che dovrebbe arginare il rischio di un calo significativo dei rendimenti reali a fronte di un eventuale aumento di quelli nominali – ripetendo che in questa crisi la Fed punta a un overshooting dell’inflazione prima di iniziare a stringere le condizioni monetarie.
Per quanto riguarda invece la recente ascesa dei rendimenti Powell si è limitato a dire che la Fed monitora un insieme di condizioni finanziarie, aggiungendo che è necessario che queste rimangano ancora accomodanti e spiegando che la Fed si preoccuperebbe di fronte a dinamiche disordinate di tali condizioni o di fronte a una restrizione delle stesse che minacci il perseguimento degli obiettivi.
Implicitamente questo indica che la Fed non considera disordinata la dinamica osservata di recente, ma potrebbe lasciare incertezza sulla valutazione di quanto un’ulteriore salita futura possa ancora essere considerata non disordinata.
Nel complesso comunque la revisione migliorativa dello scenario pone le basi per un consolidamento della tendenza rialzista dei rendimenti e quindi del dollaro.
L’incertezza è sulle tempistiche di tale tendenza ma la Fed ha in ogni caso fornito la chiave di lettura da usare: i dati, sull’evoluzione della pandemia in primis, e poi sulla performance dell’economia (mercato del lavoro in particolare).
Quanto più i dati si riveleranno positivi, tanto più il recupero del dollaro proseguirà. Il calo post-FOMC di ieri dovrebbe pertanto essere transitorio.

EURL’euro è salito post-FOMC passando da un minimo ieri di 1,1884 a un massimo oggi di 1,1987 EUR/USD, di riflesso all’indebolimento del dollaro.
A meno di una correzione significativa dei rendimenti USA il rafforzamento dell’euro dovrebbe essere transitorio con fascia di resistenze chiave in area 1,20 EUR/USD.

GBPAnche la sterlina è salita ieri post-FOMC sul dollaro da 1,38 a 1,39 GBP/USD, ma leggermente meno dell’euro rispetto al quale è scesa marginalmente da 0,85 a 0,86 EUR/GBP, restando comunque in range (lato “forte”).
Oggi i riflettori saranno sull’esito della riunione BoE, che lascerà invariati i parametri di policy e dovrebbe ribadire il messaggio della riunione di febbraio: debolezza nel 1° trimestre ma buona ripresa a partire già dal 2°, ferma restando comunque una ragionevole dose di incertezza dovuta all’evoluzione della pandemia.
In tal caso, l’atteggiamento della BoE dovrebbe restare di supporto per la sterlina.

JPYAnche lo yen è salito ieri post-FOMC contro dollaro ma meno dell’euro, da 109 a 108 USD/JPY, ed è pertanto sceso contro euro da 129 a 130 EUR/JPY aggiornando nuovamente i minimi in area 130.
La tendenza di fondo sia contro dollaro sia contro euro resta al ribasso per lo yen, anche per la necessità della BoJ di mantenere tassi e rendimenti molto bassi a lungo per favorire la ripresa post-pandemia.
Questo sarà il messaggio chiave della riunione BoJ di questa notte, che sarà tuttavia importante per la revisione della strategia di policy resasi necessaria a fronte del protratto mancato perseguimento dell’obiettivo di inflazione.

 

PREVISIONI:

STATI UNITI – L’indice della Philadelphia Fed a marzo è previsto a 26 da 23,1 di febbraio, con indicazioni generalmente positive per l’attività, pur in presenza di freni derivanti da colli di bottiglia dal lato dell’offerta.
Ordini e occupazione dovrebbero essere in ulteriore ripresa e segnalare espansione nei prossimi trimestri.
Come per le altre indagini, sarà importante vedere se i trend verso l’alto degli indici di prezzo proseguono o se registrano rallentamenti.